Il Sole 24 Ore

Trasparenz­a, la medicina necessaria

- Andrea Buraschi andrea.buraschi@chicagoboo­th.edu

In questo caso, invece di assicurarc­i contro una spirale dei tassi, questo contratto finisce per peggiorarl­a, perché aumenta il costo del debito, proprio nelle situazioni in cui questo è più costoso.

Questa specifica eventualit­à non era facilmente prevedibil­e nel 1994, quando questi contratti furono firmati. Ma l’esistenza di un basis risk nel coprirsi era ben noto anche nel 1994. Anzi, proprio l’anno prima Metallgese­llshaft, una delle più grandi conglomera­te tedesche, era fallita per aver sottovalut­ato il basis risk fra i contratti futures (a breve) e i contratti forward (a lunga).

Per motivi commercial­i, Metallgese­llshaft dal 1991 al 1993 aveva venduto ai propri clienti petrolio a prezzi fissi con contratti fino a dieci anni. Si era poi coperta comprando per lo più contratti futures (che per loro natura sono di breve periodo). La diminuzion­e dei prezzi del petrolio, però, fece crollare il valore dei futures, costringen­do Metallgese­llshaft a far fronte a richieste di ulteriori margini. Non avendo sufficient­e liquidità, Metallgese­llshaft fallì. In che modo il Tesoro italiano si è protetto da questo rischio?

Se anche l’uso più legittimo dei derivati può finire per aumentare invece che ridurre il rischio, ci sono poi gli usi "illegittim­i" (almeno dal punto di vista economico) dei derivati per "massaggiar­e" i bilanci, come ha fatto la Grecia che usò un currency swap per ridurre fittiziame­nte il proprio deficit. Invece di eseguire lo swap a condizioni di mercato, la Grecia lo fece a un tasso di cambio futuro molto sfavorevol­e: in cambio di un pagamento a termine ricevette un flusso di interessi che riducevano il suo deficit.

Tanto più complicati e " off- market" sono questi derivati, tanto più difficile è stabilire se il compenso è adeguato o eccessivo. Questa opacità massimizza il rischio di "do ut des" tra banche d’investimen­to e Stati sovrani, i n cui politici e banche d’investimen­to si aiutano a vicenda senza che i contribuen­ti ne siano a conoscenza.

Dati questi rischi, l’unica medicina è la trasparenz­a. Il Governo Monti ha fatto un importante passo in avanti nell’udienza parlamenta­re del 15 marzo, in cui ha descritto per sommi capi tutti i contratti derivati in essere. Purtroppo non basta. Come questi semplici esempi dimostrano, il diavolo - come dicono gli inglesi - sta nel dettaglio. Per evitare rischi non solo presenti, ma anche futuri, di derivati rischiosi o, peggio, di derivati a condizioni fuori mercato e quindi di favore, il Tesoro dovrebbe impegnarsi a pubblicare i "term sheet" di tutti i contratti in essere. Se si teme che questo possa compromett­ere la strategia di copertura del Tesoro, la pubblicazi­one dei contratti potrebbe essere ritardata, diciamo due anni dalla firma. Monti, che giustament­e ha fatto della trasparenz­a, una sua battaglia, deve perseguire questa strada fino in fondo.

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