Palermo, Orlando pronto a candidarsi
Leoluca Orlando potrebbe ancora scendere in campo per le elezioni a sindaco di Palermo. Il portavoce nazionale di Italia dei valori appare titubante, ma la decisione del vertice del Pd di appoggiare il vincitore delle primarie, Fabrizio Ferrandelli, potrebbe fargli rompere ogni indugio. Il termine per la presentazione delle liste scade ai primi di aprile e da qui al 6 maggio restano quaranta giorni di campagna elettorale. Orlando continua a pensare che le primarie siano state inquinate e che la commissione di garanzia non avrebbe dovuto annullare solo i voti dello Zen, ma anche quelli di un altro quartiere su cui è in corso un’indagine della magistratura. Senza questi voti l’esito della competizione sarebbe stato - a suo giudizio - favorevole a Rita Borsellino.
L’intesa intorno a Ferrandelli, imposta dal leader del Pd, Pierluigi Bersani, ha avuto l’effetto di ricompattare i democratici, con una tregua tra l’area di Cracolici, Lumia e Cardinale e quella del segretario regionale del partito, Giuseppe Lupo, sponsor della Borsellino. Ma ha finito per sacrificare il resto dell’alleanza (Idv, Sel, Verdi e Rifondazione-federazione della sinistra) che vede in Ferrandelli il cavallo per la Regione siciliana, Raffaele Lombardo, e del suo partito, l’mpa. Solo una piccola parte della sinistra sembra pronta a schierarsi con Ferrandelli, che peraltro ribadisce l’impegno a non contrarre alleanze con il Terzo polo, né al primo né al secondo turno elettorale. Il resto chiede una candidatura alternativa. Girano diversi nomi: da quello dell’ex vicesindaco Emilio Arcuri, che fu a fianco di Orlando durante la "primavera di Palermo", a quello del senatore Fabio Giambrone, commissario regionale di Idv. Ma, come osserva un esponente della sinistra palermitana, Orlando gode di un consenso trasversale, molto personale, difficilmente trasferibile a terzi. Solo una sua candidatura diretta potrebbe avere una possibilità di vittoria. Oltre tutto a chiedergli di scendere in campo sono anche alcuni settori del Pd legati alla Margherita che non condividono la scelta.
Ma le incertezze del quadro politico rendono aleatorio uno scambio del genere. Per di più un domani qualcuno potrebbe imputargli di aver riconsegnato l’amministrazione comunale al centro-destra nel caso non improbabile che la maggioranza uscente riesca nel miracolo di conquistare per la terza volta Palazzo delle Aquile dopo averlo portato al dissesto. Anche la candidatura a sindaco avrebbe i suoi rischi. Orlando dovrebbe misurarsi con giovani come Massimo Costa (Pdl, Udc e Grande Sud) e Alessandro Aricò (Fli e Mpa) che puntano sul ricambio generazionale. Ma non gli mancano né la popolarità né gli argomenti. Chi andrà a governare Palermo dovrà saper coniugare l’attenzione ai vicoli con il rating di Moody’s, le condizioni di disagio nei quartieri più degradati con la necessità di ottenere risorse dai mercati finanziari da investire nei servizi al cittadino.