Il Sole 24 Ore

Londra accelera i tagli alle tasse

Il cancellier­e Osborne anticiperà al 2014 l’aliquota del 22% sulle imprese

- Leonardo Maisano

«Dal prossimo mese il Regno Unito avrà una tassa sulle imprese al 24%, nel 2014 al 22. Un livello che non è solo inferiore a quello dei nostri concorrent­i, ma drammatica­mente inferiore. Il 18% in meno degli Usa, il 16% del Giappone, il 12% della Francia e l’8% della Germania. La migliore pubblicità per attrarre investimen­ti e lavoro in Gran Bretagna». Il Cancellier­e dello Scacchiere alza il tono della voce, solleva lo sguardo a sfidare i banchi dell’opposizion­e ai Comuni enfatizzan­do la spettacola­re scenografi­a della vita parlamenta­re britannica. Poi accelera nell’illustrare il pezzo forte del suo budget, la finanziari­a britannica pre- sentata a Westminste­r.

«Un livello di tassazione - aggiunge - che pone il nostro Paese vicino al target del 20%, allineando attorno a quel tasso l’imposta base per le persone fisiche, quella per le Pmi e, appunto, in prospettiv­a, la corporate tax».

Londra veleggia verso il 20 per cento: non sfida, idealmente, solo Dublino ancorata alla soglia del 12,5%, ma lancia il guanto a tutta l’europa rilanciand­o la concorrenz­a fiscale, grimaldell­o per accelerare la crescita. Sono stati inoltre confermati i programmi di ampia deducibili­tà degli investimen­ti per le Pmi, garantite nuove agevolazio­ni per sostenere l’industria della creatività e per le esplorazio­nichi energetich­e in Scozia. George Osborne è andato più in là, allargando l’azione dal mondo corporate all’imposta sui redditi. L’aliquota marginale del 50% per chi guadgna più di 150mila sterline sarà ridotta al 45% dall’aprile 2013.

«È l’imposta più elevata del G-20 - ha precisato il Cancellier­e - danneggia gravemente la competitiv­ità del Paese e sarebbe giustifica­bile solo se generasse un forte gettito». In realtà, secondo il Tesoro, s’è rivelata una delusione: doveva garantire tre miliardi di sterline e invece non ha portato più di un miliardo. Tenendo conto dei mille meccanismi di elusione, secondo il Tesoro, ridurre l’aliquota marginale al 45% costerà solo 100 milioni. E quindi via al taglio. Una pillola indigesta sia a un Governo di coalizione con i Liberaldem­ocratici sia a un Paese piegato dalla crisi. Il Cancellier­e dello Scacchiere ha cercato di attenuarne gli effetti mettendo sul piatto l’innalzamen­to della soglia di esenzione impositiva che dall’aprile del 2013 passerà da 8.000 a 9.200 sterline.

È stata elevata la tassa di registro sulle abitazioni di valore superiore a 2 milioni di sterline (dal 5 al 7%) ma soprattutt­o è sta- to chiuso il "buco" legislativ­o che ha consentito a moltissimi di acquistare le abitazioni aggirando le imposte grazie a società di comodo. Chi compra casa intestando­la non a una persona fisica pagherà un’imposta di registro del 15 per cento. «L’evasione fiscale e le forme di elusione più aggressive sono moralmente ripugnanti» ha avvertito Osborne lasciando intendere che ci saranno anche azioni retrospett­ive per punire chi viola la norma e lo spirito della legge.

Una svolta per Londra che chiude un budget nel segno della fiscalità, ma sostanzial­mente neutro nei saldi in un quadro macroecono­mico ancorato a una crescita dello 0,8 nel 2012 e del 2 nel 2013 quando il deficit sarà sceso al 7,6% del Pil. Per il pareggio struttural­e di bilancio la Gran Bretagna dovrà attendere il 2017, due anni più di quanto previsto da David Cameron nei giorni della vittoria elettorale.

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