Esproprio cancellato dopo sessant’anni
Torna al privato, dopo oltre 60 anni, un terreno espropriato per la riforma fondiaria sulla Sila: lo afferma la Corte costituzionale nella sentenza 62 del 2012, nella quale emergono situazioni remote di riforma fondiaria. Nel 1950 sulla Sila i terreni furono tolti a chi aveva fondi di estensione superiore a 300 ettari, sulla base di piani particolareggiati catastali trasfusi in leggi. Tali piani - osserva la Corte nel 2012 - non miravano a trasferire da un soggetto a un altro un determinato bene, per realizzare un’opera pubblica, bensì a sottrarre parte del patrimonio a soggetti che si trovasse nelle condizioni previste dalle leggi di riforma (area di riforma e proprietà di oltre 300 ettari). Oggi hanno riottenuto i terreni espropriati gli eredi di un contadino incluso per errore nell’elenco dei latifondisti. Le proprietà erano state trasferite tra privati per generazioni, ma nel 2000 la Regione ne ha rivendicato la proprietà sulla base di dati catastali contenuti nella legge che dichiarava espropriati i terreni. Da qui l’intervento della Corte costituzionale che, come qualsiasi giudice di primo grado, ha esaminato le planimetrie e preso atto che i dati catastali allegati alla legge di riforma non corrispondevano all’esigenza di riforma fondiaria. L’errore catastale, contenuto in una legge, è stato così eliminato dai giudici di più alto grado.