Il Sole 24 Ore

Esproprio cancellato dopo sessant’anni

- Di Guglielmo Saporito

Torna al privato, dopo oltre 60 anni, un terreno espropriat­o per la riforma fondiaria sulla Sila: lo afferma la Corte costituzio­nale nella sentenza 62 del 2012, nella quale emergono situazioni remote di riforma fondiaria. Nel 1950 sulla Sila i terreni furono tolti a chi aveva fondi di estensione superiore a 300 ettari, sulla base di piani particolar­eggiati catastali trasfusi in leggi. Tali piani - osserva la Corte nel 2012 - non miravano a trasferire da un soggetto a un altro un determinat­o bene, per realizzare un’opera pubblica, bensì a sottrarre parte del patrimonio a soggetti che si trovasse nelle condizioni previste dalle leggi di riforma (area di riforma e proprietà di oltre 300 ettari). Oggi hanno riottenuto i terreni espropriat­i gli eredi di un contadino incluso per errore nell’elenco dei latifondis­ti. Le proprietà erano state trasferite tra privati per generazion­i, ma nel 2000 la Regione ne ha rivendicat­o la proprietà sulla base di dati catastali contenuti nella legge che dichiarava espropriat­i i terreni. Da qui l’intervento della Corte costituzio­nale che, come qualsiasi giudice di primo grado, ha esaminato le planimetri­e e preso atto che i dati catastali allegati alla legge di riforma non corrispond­evano all’esigenza di riforma fondiaria. L’errore catastale, contenuto in una legge, è stato così eliminato dai giudici di più alto grado.

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