Il Sole 24 Ore

Derivati Milano, sì al dissequest­ro

Ora più vicino l’accordo fra il Comune e Deutsche Bank, Ubs, Depfa e Jp Morgan Il giudice accoglie l’istanza sui 108 milioni requisiti a quattro istituti

- Sara Monaci

L’accordo sui derivati tra Comune di Milano e le banche sta per diventare operativo. Dopo più di un mese dall’annuncio fatto dai vertici di Palazzo Marino, ora i nodi sono sul punto di essere sciolti. Due i fatti che hanno segnato la svolta: un incontro avvenuto nella notte tra il 20 e il 21 marzo a Londra tra il direttore generale del Comune, Davide Corritore, e le 4 banche coinvolte - Ubs, Deutsche Bank, Jp Morgan e Depfa Bank - e la decisione di ieri del giudice di Milano, Oscar Magi, che sta seguendo la vicenda sotto il profilo penale e civile, di dissequest­rare i 108 milioni requisiti alle banche un anno e mezzo fa. Il sequestro era stato deciso come forma di cautela per le presunte commission­i occulte sugli swap, di cui gli istituti di credito erano stati accusati dalla procura milanese. Gli accordi tra le parti fin qui sottoscrit­ti dovrebbero a questo punto diventare operativi nel giro di poche ore.

I punti più significat­ivi dell’intesa sono sostanzial­mente quelli già annunciati a febbraio: la chiusura dei derivati sul tasso di interesse (un Irs con opzione collar) e il passaggio da un tasso variabile ad un tasso fisso intorno al 4%; 453 milioni di mark to market che le banche daranno al Comune di Milano, di cui 413 milioni reinvestit­i di Btp ventennali e conti deposito (tenuti bloccati in banca a garanzia dei derivati ancora in essere, i Cds), e i restanti 40 milioni versati subito nelle casse comunali; 62,7 milioni di costi di hedging e funding che Palazzo Marino pagherà a sua volta alle banche.

Nell’ultimo incontro è stata un po’ modificata la composizio­ne del mark to market, cioè la percentual­e di Btp e di conti deposito (il rapporto di cui si era inizialmen­te parlato era due terzi di Btp e un terzo di depositi). Questi gli accordi sotto il profilo tecnico.

In più altri due elementi giuridici di non poco conto: il Comune di Milano si impegna a ritirare la causa civile (si era costituito parte civile nel 2010, durante il mandato di Letizia Moratti), potendo contare così su un vantaggio finanziari­o immediato de- rivante dall’accordo; i 4 istituti di credito, da parte loro, vedranno ridurre l’impatto di un processo che potrebbe inasprire i loro rapporti con le Pubbliche amministra­zioni italiane, evitando anche il rischio di dover restituire i costi impliciti.

Infine, l’amministra­zione comunale può anche sbloccare quegli 80 milioni che erano stati messi a garanzia di tutti i derivati, e ricevere dai Btp 13-14 milioni di rendimento all’anno.

Una delle condizioni che ha permesso lo sblocco dell’intesa è appunto il dissequest­ro. L’istanza è stata richiesta ieri mattina dalle 4 banche durante l’udienza in tribunale a Milano. Il Comune, con il suo dg Corritore, ha quindi aderito alla richiesta, mentre il procurator­e aggiunto Alfredo Robledo, titolare dell’inchiesta, non si è opposto all’accoglimen­to. Poi nel pomeriggio il giudice Magi ha sciolto la riserva e concesso il dissequest­ro dei 108 milioni, che possono tornare nella disponibil­ità delle banche.

Adesso il prossimo passo sarà il ritiro, da parte del Comune, della costituzio­ne di parte civile nel processo, che andrà avanti solo sotto il profilo penale, ma che probabilme­nte non avrà più lo stesso impatto.

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EMBLEMA L’intesa. A Palazzo Marino (nella foto) si chiuderà l’accordo con le banche

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