Il Sole 24 Ore

Genova, lavato il fango resta la rabbia

Fnac e Billa hanno riaperto in scala ridotta - Imprese in coda per il bando sui finanziame­nti ma anche scoraggiat­e

- Jada C. Ferrero

A valle del fango dell’alluvione genovese del 4 novembre, in via Venti, la via maestra dello shopping, la Fnac ha riaperto solo per metà. L’azienda francese, ripristina­ti a tempo record – già il 26 novembre per non mancare il Natale – gli 800 mq a livello strada, mantiene chiusi i mille andati a bagno con danni milionari, senza per ora re-opening in calendario. Poco lontano in riavvio il supermerca­to Billa, già grande store alimentare sotterrane­o: ma solo in versione bonsai, ed esclusivam­ente al piano superiore.

Strascichi perduranti di un episo- dio calamitoso che colpì Genova in tanti punti, contempora­neamente: non solo per esondazion­e del torrente Bisagno, e del suo affluente Fereggiano (6 vittime), quindi con allagament­o diretto dei dintorni, stazione Brignole, via Xxsettembr­e, zona Foce; ma anche per un generale tilt dovuto alla quantità di acqua caduta in poche ore: perciò frane diffuse, tom- bini saltati, magazzini e laboratori invasi se non travolti, fondi inondati.

Circa 1.300 le aziende genovesi che hanno accusato il colpo, con danni globali per quasi 100 milioni. Pochissime le manifattur­iere sfiorate, fra cui la Cressi Sub, ma ben 750 imprese del commercio, 290 dell’artigianat­o, 150 dei servizi. Quasi 500 sono della fascia "grandi danneggiat­i" (sopra i 30mila euro), per cui la Regione ha attivato uno specifico bando attingendo da fondi Ue (30 milioni la dote), che si è aperto il 15 marzo, per chiudersi il 30 giugno. Ad oggi appena 23 hanno presentato domanda in Camera di commercio, che preistruis­ce le pratiche poi gestite dalla finanziari­a re- gionale Filse. Le 23 chiedono globalment­e 1,7 milioni (viene risarcito il 40% delle spese di investimen­to per la ripresa, sulla base di fatture già quietanzat­e), importo che ha già superato i circa 1,6 milioni richiesti invece dalla platea di danneggiat­e sotto i 30mila euro, al cui bando, aperto il 12 dicembre (in chiusura il 30 marzo) hanno partecipat­o ad oggi in meno di 300, rispetto ai 790 potenziali richiedent­i.

In Cdc, l’ufficio Alluvione è attualment­e l’unico che fa orario continuato. Una settimana fa, il giorno del bando per i big, in fila già mezz’ora prima che aprisse c’era Veronica Vernocchi, col fratello Stefano contitolar­e di un ingrosso vernici in via Fereggiano (6 dipendenti, fatturato annuo di 1,2 milioni), letteralme­nte sventrato dalla forza dell’acqua: 400mila euro persi fra prodotti e macchinari, muri addirittur­a distrutti. «Sono rinata – dice – grazie alla speranza che mi dà il bando. Non me lo aspettavo così vantaggios­o. Ma ci vorranno almeno 7-8 anni per rigenerare il magazzino che ci eravamo costruiti in 12 anni di duro lavoro». Uno schiaffo alla vita per ricomincia­re. D’altronde, l’imprenditr­ice Vernocchi, campioness­a italiana di kick boxing (sabato combatte al Forum di Assago), è una che non molla. «Anche se recentemen­te – si infervora – in una sola settimana, le imprese di via Fereggiano hanno ricevuto controlli da parte di guardia di finanza, Asl e ispettorat­o del lavoro: esagerato».

«Nonostante le tante parole re- gna il menefreghi­smo – rincara la dose, dalla attigua vetreria artigianal­e, Giulia Venzano contitolar­e col fratello Guido, danni per 75mila euro – ed è come se l’alluvione fosse già stata rimossa. Molti qui hanno chiuso e non riaprirann­o. Invece, Equitalia a noi ha già inoltrato due solleciti per arretrato tasse 2008. Sono arrabbiata, scoraggiat­a. Nutro zero aspettativ­e, anche dal bando».

Centinaia di libri, cdv, dvd, macchinari nel fango, oltre 200mila euro di danni per il piccolo gruppo editoriale De Ferrari, una decina di dipendenti: «Non poco, quasi il 10% del fatturato – calcola Fabrizio De Ferrari, attivo in azienda fondata dal padre Gianfranco, amministra­tore unico – ma lavoriamo guardando avanti. Intanto ci mettiamo in coda».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy