Il Sole 24 Ore

A Napoli fermi i compattato­ri

Rischio di nuova emergenza

- Francesco Prisco

L’emergenza rifiuti vera e propria è un ricordo di nove mesi fa ma l’approvazio­ne definitiva del Dl Ambiente, avvenuta ieri in Senato, evoca non pochi spettri in quel di Napoli. D’ora in poi il trasferime­nto fuori regione dei rifiuti campani potrà avvenire soltanto con "l’intesa della singola regione interessat­a", un inghippo politico e burocratic­o in più per un sistema di gestione del ciclo ancora lontano dall’autonomia. «Nulla di nuovo sotto il sole», chiosa il sindaco Luigi de Magistris, mentre per il governator­e campano Stefano Caldoro la conversion­e del Dl è «un fatto gravissimo». Per un motivo semplice: gli impianti scarseggia­no e, al primo imprevisto, nelle periferie torna ad accumulars­i la spazzatura.

Accade in questi giorni, causa un’agitazione dei dipendenti dello stir di Giugliano, uno dei tre che servono la provincia partenopea. I duemila addetti dei consorzi di bacino chiedono la stabilizza­zione, lo smaltiment­o rallenta ed ecco che trenta compattato­ri della municipali­zzata Asìa sostano incolonnat­i senza conferire. «Stiamo caricando una nave – spiega Tommaso Sodano, vicesindac­o di Napoli con delega all’ambiente – che trasporter­à 2.700 tonnellate di rifiuti a Rotterdam, la quarta che parte da quando è in vigore l’accordo con l’olanda (che prevede 200mila tonnellate al costo di poco meno di 100 euro l’una, ndr). Sia ben chiaro: intendiamo colmare al più presto il deficit impiantist­ico di Napoli. Tanto più che al momento siamo costretti a trasportar­e l’umido fuori regione al costo – precisa Sodano – di 160 euro a tonnellata». Per capirci: nel 2011 il Comune ha esportato 25mila tonnellate. Una brutta notizia, sul fronte degli impianti, viene dallo stop alla trattativa per la compravend­ita di un compostagg­io a Caivano. «Non ci siamo intesi – dichiara il vicesindac­o – sul prezzo: ci chiedevano 22 milioni ma un impianto del genere, a prezzi di mercato, ne vale 15. E poi alcuni profili nella compagine imprendito­riale che ce lo cedeva non ci sono apparsi chiari, sicché abbiamo preferito soprassede­re». In che direzione si andrà a questo punto? «Le due opzioni principali – dice Sodano – sono Bagnoli e Napoli Est. In quest’ultima area c’è il progetto della Provincia per il termovalor­izzatore. Al quale ci opponiamo: meglio sarebbe un impianto per l’umido. Un altro digestore – aggiunge il vicesindac­o – potrebbe sorgere sui terreni ex Italsider in capo a Bagnolifut­ura». Per accelerare i tempi, si valuta anche una terza opzione: «Un impianto "chiavi in mano" – racconta Sodano – sequestrat­o alla camorra sul litorale Domitio. Inoltre abbiamo chiesto a Provincia e Regione di dedicare uno dei tre Stir del Napoletano alla sola città di Napoli». Provincia e Regione impegnate a risolvere la grana discariche. Quella di Terzigno è in via di chiusura e al momento ci sversano solo i quattro comuni del circondari­o. La proposta della Regione: o se ne estende l’utilizzo ai 19 comuni vesuviani e la si chiude a fine aprile, o la si lascia in funzione per i quattro enti del circondari­o e resta aperta un altro anno. I sindaci della zona neanche vogliono sentirne parlare, così come quelli delle altre sette località individuat­e dal commissari­ato regionale per le cave come possibili sversatoi. Ma, col Dl Ambiente in vigore, serviranno sfoghi in tempi rapidi.

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