A Napoli fermi i compattatori
Rischio di nuova emergenza
L’emergenza rifiuti vera e propria è un ricordo di nove mesi fa ma l’approvazione definitiva del Dl Ambiente, avvenuta ieri in Senato, evoca non pochi spettri in quel di Napoli. D’ora in poi il trasferimento fuori regione dei rifiuti campani potrà avvenire soltanto con "l’intesa della singola regione interessata", un inghippo politico e burocratico in più per un sistema di gestione del ciclo ancora lontano dall’autonomia. «Nulla di nuovo sotto il sole», chiosa il sindaco Luigi de Magistris, mentre per il governatore campano Stefano Caldoro la conversione del Dl è «un fatto gravissimo». Per un motivo semplice: gli impianti scarseggiano e, al primo imprevisto, nelle periferie torna ad accumularsi la spazzatura.
Accade in questi giorni, causa un’agitazione dei dipendenti dello stir di Giugliano, uno dei tre che servono la provincia partenopea. I duemila addetti dei consorzi di bacino chiedono la stabilizzazione, lo smaltimento rallenta ed ecco che trenta compattatori della municipalizzata Asìa sostano incolonnati senza conferire. «Stiamo caricando una nave – spiega Tommaso Sodano, vicesindaco di Napoli con delega all’ambiente – che trasporterà 2.700 tonnellate di rifiuti a Rotterdam, la quarta che parte da quando è in vigore l’accordo con l’olanda (che prevede 200mila tonnellate al costo di poco meno di 100 euro l’una, ndr). Sia ben chiaro: intendiamo colmare al più presto il deficit impiantistico di Napoli. Tanto più che al momento siamo costretti a trasportare l’umido fuori regione al costo – precisa Sodano – di 160 euro a tonnellata». Per capirci: nel 2011 il Comune ha esportato 25mila tonnellate. Una brutta notizia, sul fronte degli impianti, viene dallo stop alla trattativa per la compravendita di un compostaggio a Caivano. «Non ci siamo intesi – dichiara il vicesindaco – sul prezzo: ci chiedevano 22 milioni ma un impianto del genere, a prezzi di mercato, ne vale 15. E poi alcuni profili nella compagine imprenditoriale che ce lo cedeva non ci sono apparsi chiari, sicché abbiamo preferito soprassedere». In che direzione si andrà a questo punto? «Le due opzioni principali – dice Sodano – sono Bagnoli e Napoli Est. In quest’ultima area c’è il progetto della Provincia per il termovalorizzatore. Al quale ci opponiamo: meglio sarebbe un impianto per l’umido. Un altro digestore – aggiunge il vicesindaco – potrebbe sorgere sui terreni ex Italsider in capo a Bagnolifutura». Per accelerare i tempi, si valuta anche una terza opzione: «Un impianto "chiavi in mano" – racconta Sodano – sequestrato alla camorra sul litorale Domitio. Inoltre abbiamo chiesto a Provincia e Regione di dedicare uno dei tre Stir del Napoletano alla sola città di Napoli». Provincia e Regione impegnate a risolvere la grana discariche. Quella di Terzigno è in via di chiusura e al momento ci sversano solo i quattro comuni del circondario. La proposta della Regione: o se ne estende l’utilizzo ai 19 comuni vesuviani e la si chiude a fine aprile, o la si lascia in funzione per i quattro enti del circondario e resta aperta un altro anno. I sindaci della zona neanche vogliono sentirne parlare, così come quelli delle altre sette località individuate dal commissariato regionale per le cave come possibili sversatoi. Ma, col Dl Ambiente in vigore, serviranno sfoghi in tempi rapidi.