Aziende a caccia di capitali cinesi
Ieri la decima edizione
Corrado Passera, ministro dello Sviluppo economico, infrastrutture e trasporti ha riaperto ieri il dossier Cina al cospetto di una delegazione di aziende cinesi guidata dal viceministro del Commercio della Repubblica Popolare Cinese, Jiang Yaoping. La X edizione della commissione mista italocinese, convocata a ridosso del viaggio in Asia del premier Mario Monti, ha permesso di mettere a fuoco le aree di possibile cooperazione, in primis quella di piccole e medie imprese e infrastrutture.
Distribuzione e logistica sono ancora i due punti chiave per rafforzare la cooperazione e l’interscambio economico tra i due Paesi. Per il primo aspetto, è stato detto durante l’udienza bilaterale, resta cruciale trovare un canale per le esportazioni delle piccole e medie imprese italiane che coinvolga la distribuzione cinese, ma c’è anche la necessità di sviluppare sistemi logistici(portuale, autostradale, ferroviario e aeroportuale) a vantaggio di entrambi i partner.
Naturale il riferimento alla piattaforma logistica GenovaTianjin alla quale sta lavorando Simest, un progetto inaugurato nel mese di giugno del 2009 quando il viceministro al Commercio estero era Adolfo Urso: 60 milioni di euro in più tranches da trovare per realizzare nell’area di Tianjin una zona logistica con magazzini e attrezzature relative dedicati alle imprese italiane.
Le dogane hanno già attivato le procedure per gli sdoganamenti veloci nella free zone del porto di Tianjin, per le risorse finanziarie Giancarlo Lanna, presidente di Simest, è ottimista perchè «rimosse le difficoltà finanziarie certamente si troveranno partner industriali per attivare un canale veloce e privilegiato con un’area altamente industriale della Cina » . Ge n o v a - Tianjin, insomma, sta riprendendo quota proprio in questi ultimi tempi.
Oggi a Roma, però, scattano gli incontri B2B organizzati da Invitalia tra le aziende cinesi (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) selezionate dalla China Chamber of Commerce for import & export of Machinery and electronics products e le aziende italiane, una cinquantina, tutte potenziali partner.
L’imperativo è stringere sugli investimenti cinesi in Ita- lia, in tutti i settori industriali, nel terziario e nei progetti infrastrutturali italiani. Nell’elenco ci sono, tra le altre, aziende di livello tecnologico come Vitrociset, Saet, Saipem, Cesi, Eurodelta (trattamento acque) Segest, Sea Engineering, Unacea (costruzioni). Giuseppe Arcucci, direttore dell’area investimenti esteri di Invitalia rivela che «i cinesi da tempo hanno chiesto un workshop mirato, per noi è molto interessante perché abbiamo una strategia generale con il ministero cinese per il commercio con l’estero e alcune province cinesi, proprio per attirare investimenti».
Per «chiudere» di norma ci vogliono 6-12 mesi. Ma, portare l’interscambio Italia-cina a 80 miliardi di dollari entro il 2015, il mantra (anche quello) resta intatto.