Il Sole 24 Ore

Nuove tensioni sui conti europei dopo i timori di Bernanke - Piazza Affari cede l’1,29%

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La seconda seduta consecutiv­a di flessione per i mercati azionari e per i BTP non sembra destare ancora allarme sui mercati. Il ripiegamen­to di ieri non è infatti stato particolar­mente marcato e nemmeno esteso a tutti i listini. Eppure, mentre gli operatori continuano a parlare in modo generico di prese di beneficio, qualcosa di significat­ivamente diverso e degno di nota rispetto alla vigilia è avvenuto. Se martedì erano stati i timori di rallentame­nto della Cina a fornire il pretesto per i realizzi, ieri l’attenzione degli investitor­i è infatti tornata sulle questioni europee, sul debito e sulla capacità di tenuta dei Paesi in difficoltà con i conti pubblici.

C’era attesa ieri per l’audizione di fronte al Congresso Usa dal presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, in tandem con il segretario al Tesoro Tim Geithner. E il banchiere centrale non ha deluso la platea, affrontand­o temi specifici di politica monetaria, offrendo un quadro sull’andamento economico degli Stati Uniti e gettando anche lo sguardo verso l’europa e i sui suoi guai. Nello specifico, pur ricordando che le mosse di Washington «hanno aiutato l’economia» e che «le piccole imprese Usa hanno beneficiat­o di bassi tassi di interesse», Bernanke ha avvertito che il rialzo dei prezzi dei carburanti «probabilme­nte frenerà la crescita, almeno nel breve termine».

Ma il tono si è fatto particolar­mente pungente quando si è arrivati a parlare della crisi euro- pea e dei suoi possibili risvolti sulle banche e sulle aziende Usa. La situazione «resta difficile» e la «piena soluzione della crisi richiede un ulteriore rafforzame­nto del sistema bancario» ha ammesso Bernanke, esortando il Vecchio Continente a compiere un passo avanti «verso l’unione fiscale». Il banchiere ha ricordato che la Fed «segue la crisi europea e resta pronta a intervenir­e nel caso la situazione dovesse peggiorare», ma ha escluso ancora una volta interventi diretti in acquisto sui titoli di Stato dei Paesi in difficoltà.

Prese nel complesso, le parole di Bernanke non hanno poi scosso più di tanto Wall Street, che ha chiuso poi la giornata con movimenti di poco rilievo (-0,19% L’S&P 500 e +0,04% il Nasdaq), ma hanno invece contribuit­o a rendere ancora più nervosi i listini europei. La tensione, a onor del vero, si era già avvertita qualche ora prima, complice anche un’indicazion­e del capoeconom­ista di Citigroup (con un passato alla Banca d’inghilterr­a) Willem Buiter, che in un’intervista radiofonic­a si era detto particolar­mente preoccupat­o della situazione della Spagna, mai così vicina al default.

Non a caso i riflessi più marcati ieri si sono visti sui titoli di Stato di Madrid, il cui differenzi­ale di rendimento rispetto al Bund decennale tedesco (tornato a sua volta sotto la soglia del 2%) è risalito fino a 343 punti base. L’avversione al rischio degli investitor­i ha condiziona­to pure il BTP, tornato per la prima volta da due settimane a sfiorare il 5% sulla scadenza decennale (con uno spread nei confronti della Germania a 302 punti) anche di riflesso alle tensioni che si avvertono attorno alla riforma del mercato del lavoro italiano.

Va invece ancora a gonfie vele il collocamen­to del nuovo BTP Italia a 4 anni, che ieri sul Mot di Borsa italiana ha fatto registrare oltre 34mila ordini per un controvalo­re di 2 miliardi di euro, portando a 5,7 miliardi (e 104mila contratti) l’ammontare complessiv­o richiesto nelle prime 3 giornate di distribuzi­one.

Milano (-1,29%) e Madrid (-0,89%) sono state anche le piazze azionarie più deboli del Continente, in una giornata che si è invece chiusa praticamen­te in parità per Londra (+0,1%), Parigi (-0,1%) e Francofort­e (+0,23%). Una conseguenz­a soprattutt­o della frenata del comparto bancario (-0,9% l’indice paneuropeo Stoxx), che ha rilevato dai titoli del settore auto e dalle società legate alle materie prime il poco invidiato testimone delle vendite. E un altro segnale dello spostament­o dell’attenzione degli investitor­i dai timori sulla Cina alla crisi del debito europeo.

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