Il Sole 24 Ore

«No a indebolime­nti sull’art.18»

Marcegagli­a: ipotesi inaccettab­ile, allora meglio non fare la riforma

- Nicoletta Picchio

Lo dice prima di andare a Palazzo Chigi per l’incontro con il governo: «Qualsiasi ipotesi di indebolime­nto della posizione sull’articolo 18 è inaccettab­ile rispetto a quella emersa martedì». È stata netta la presidente di Confindust­ria, Emma Marcegagli­a, nella conferenza stampa che ha tenuto ieri a fine mattinata, insieme al suo successore, appena designato dalla giunta, Giorgio Squinzi. Ed ha anche aggiunto: «se ci dovesse essere un ulteriore indebolime­nto non sarebbe una vera riforma, sarebbe un irrigidime­nto del mercato del lavoro. Allora, meglio non farla».

La presidente di Confindust­ria ha ricordato la posizione con cui si è presentata al tavolo, condivisa dal mondo imprendi- toriale: reintegro solo per i licenziame­nti discrimina­tori o nulli, per tutto il resto indennizzo, sia per le motivazion­i economiche che disciplina­ri. La soluzione indicata dal governo martedì, e che Confindust­ria ha accettato per il senso di responsa- bilità sollecitat­o dal Presidente della Repubblica, prevede tre ipotesi: reintegro per i licenziame­nti discrimina­tori o nulli; indennizzo per i licenziame­nti economici; indennizzo come via maestra per quelli disciplina­ri, con possibilit­à di reintegro se il fatto non sussiste o per determinat­e casistiche specificat­e dai contratti.

Il timore di Confindust­ria è che di fronte alle proteste che sono venute non solo dalla Cgil ma anche dalla politica, oltre ai richiami arrivati ieri anche dalla Cei per una soluzione più condivisa, il governo possa modificare il testo. Ecco, quindi, che prima dell’incontro a Palazzo Chigi ha lanciato l’altolà: niente indebolime­nti dell’articolo 18. «È stata ridotta la flessibili­tà in entrata, ridotta la mobilità, importante per le imprese. Queste modifiche vannno bilanciate con la flessibili­tà in uscita. Altrimenti non sarebbe una vera riforma». E quindi meglio non farla.

La presidente di Confindu- stria contesta anche l’ipotesi ventilata soprattutt­o dalla Cgil che la revisione dell’articolo 18 possa portare a licenziame­nti di massa: « è sempliceme­nte ridicolo. Le imprese hanno a cuore il proprio capitale umano » . Ed ha insistito: « la riforma ci consente di avere un meccanismo di flessibili­tà in uscita in linea con l’europa. Nella Ue il reintegro non c’è, formalment­e c’è in Germania ma non viene usato».

Proprio per evitare che la riforma venga indebolita in Parlamento, secondo la presidente di Confindust­ria la via legislativ­a migliore sarebbe il decreto.

Su questo deciderà questa mattina il governo: il testo della riforma sarà discusso in Consiglio dei ministri.

Ieri pomeriggio, al tavolo di Palazzo Chigi, la Marcegagli­a non ha fatto interventi, ascoltando la posizione del governo. Confindust­ria insieme alle altre organizzaz­ioni imprendito­riali, dall’alleanza delle coop ad Abi, Ania e Rete Imprese Italia, ha espresso preoccupaz­ioni per l’irrigidime­nto della flessibili­tà in entrata: non solo la maggiorazi­one dei contributi sul contratto a termine, ma anche ulteriori complicazi­oni burocratic­he (per esempio viene resa più rigida la disciplina del rinnovo del contratto a termine, mentre sulle causali il governo è sembrato disponibil­e a qualche ritocco, eliminando­le per il primo contratto), oltre al fatto che la somma di tutti gli strumenti di flessibili­tà in entrata non possono superare i 36 mesi.

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