«No a indebolimenti sull’art.18»
Marcegaglia: ipotesi inaccettabile, allora meglio non fare la riforma
Lo dice prima di andare a Palazzo Chigi per l’incontro con il governo: «Qualsiasi ipotesi di indebolimento della posizione sull’articolo 18 è inaccettabile rispetto a quella emersa martedì». È stata netta la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, nella conferenza stampa che ha tenuto ieri a fine mattinata, insieme al suo successore, appena designato dalla giunta, Giorgio Squinzi. Ed ha anche aggiunto: «se ci dovesse essere un ulteriore indebolimento non sarebbe una vera riforma, sarebbe un irrigidimento del mercato del lavoro. Allora, meglio non farla».
La presidente di Confindustria ha ricordato la posizione con cui si è presentata al tavolo, condivisa dal mondo imprendi- toriale: reintegro solo per i licenziamenti discriminatori o nulli, per tutto il resto indennizzo, sia per le motivazioni economiche che disciplinari. La soluzione indicata dal governo martedì, e che Confindustria ha accettato per il senso di responsa- bilità sollecitato dal Presidente della Repubblica, prevede tre ipotesi: reintegro per i licenziamenti discriminatori o nulli; indennizzo per i licenziamenti economici; indennizzo come via maestra per quelli disciplinari, con possibilità di reintegro se il fatto non sussiste o per determinate casistiche specificate dai contratti.
Il timore di Confindustria è che di fronte alle proteste che sono venute non solo dalla Cgil ma anche dalla politica, oltre ai richiami arrivati ieri anche dalla Cei per una soluzione più condivisa, il governo possa modificare il testo. Ecco, quindi, che prima dell’incontro a Palazzo Chigi ha lanciato l’altolà: niente indebolimenti dell’articolo 18. «È stata ridotta la flessibilità in entrata, ridotta la mobilità, importante per le imprese. Queste modifiche vannno bilanciate con la flessibilità in uscita. Altrimenti non sarebbe una vera riforma». E quindi meglio non farla.
La presidente di Confindu- stria contesta anche l’ipotesi ventilata soprattutto dalla Cgil che la revisione dell’articolo 18 possa portare a licenziamenti di massa: « è semplicemente ridicolo. Le imprese hanno a cuore il proprio capitale umano » . Ed ha insistito: « la riforma ci consente di avere un meccanismo di flessibilità in uscita in linea con l’europa. Nella Ue il reintegro non c’è, formalmente c’è in Germania ma non viene usato».
Proprio per evitare che la riforma venga indebolita in Parlamento, secondo la presidente di Confindustria la via legislativa migliore sarebbe il decreto.
Su questo deciderà questa mattina il governo: il testo della riforma sarà discusso in Consiglio dei ministri.
Ieri pomeriggio, al tavolo di Palazzo Chigi, la Marcegaglia non ha fatto interventi, ascoltando la posizione del governo. Confindustria insieme alle altre organizzazioni imprenditoriali, dall’alleanza delle coop ad Abi, Ania e Rete Imprese Italia, ha espresso preoccupazioni per l’irrigidimento della flessibilità in entrata: non solo la maggiorazione dei contributi sul contratto a termine, ma anche ulteriori complicazioni burocratiche (per esempio viene resa più rigida la disciplina del rinnovo del contratto a termine, mentre sulle causali il governo è sembrato disponibile a qualche ritocco, eliminandole per il primo contratto), oltre al fatto che la somma di tutti gli strumenti di flessibilità in entrata non possono superare i 36 mesi.