Contratti flessibili più onerosi
Confermato l’aumento dell’1,4% della contribuzione per gli assunti a termine
Percentuali minime di conferma in servizio degli apprendisti per far conservare all’azienda la facoltà di assumere in apprendistato. Rendere fruibili le stesse agevolazioni previste oggi per il contratto d’inserimento (contribuzione a carico del datore di lavoro al 10% al Sud, che sale al 25% al Centro-nord) anche per l’assunzione a tempo indeterminato di soggetti svantaggiati.
Limitare stage e tirocini nei soli percorsi curriculari (università, master ed eventualmente dottorati di ricerca). Mentre su collaborazioni a progetto, partite Iva, lavoro committente e somministrato arriva una stretta. Con un aumento degli adempimenti burocratici e un generalizzato aggravio dei costi contributivi (a carico del datore di lavoro).
Flessibilità più costosa
La flessibilità in entrata (in attesa di conoscere il testo definitivo della riforma Fornero che ar- riva oggi in Consiglio dei ministri) si conferma - per ora - onerosa per le imprese. Il contratto a termine per esempio costerà l’1,4% di contribuzione in più (che andrà a finanziare i nuovi sussidi, e cioè l’aspi). Anche se poi, attraverso il "premio di stabilizzazione", l’azienda potrà recuperare in parte la maggiorazione contributiva versata all’inizio (fi- no a un massimo di sei mesi) in caso di conferma definitiva del collaboratore. Dalla maggiore contribuzione sono però esclusi i lavoratori a termine assunti in sostituzione di lavoratori che hanno diritto alla conservazione del posto, gli stagionali e gli apprendisti (in quanto considerati contratti a tempo indeterminato dall’articolo 1 della riforma Sacconi entrata in vigore lo scorso ottobre). Inoltre se il contratto a termine sarà reiterato oltre i tre anni scatterà la stabilizzazione.
Anche sui contratti a progetto viene introdotto un incremento dell’aliquota contributiva (prevista a favore della Gestione separata Inps) in modo tale da proseguire il percorso di avvicinamento alle aliquote previste per il lavoro dipendente. Per i sindacati però sarebbe opportuno che gli aumenti contributivi siano utilizzati per introdurre un’indennità di disoccupazione che copra pure questo tipo di contratti.
Apprendistato
Il ministro del Welfare, Elsa Fornero, punta poi a rendere l’apprendistato il canale d’ingresso principale dei giovani nel mondo del lavoro. Oltre ad obbligare, di fatto, le aziende ad assumere una certa percentuale di apprendisti (il contratto nazionale del Commercio per esempio fissa questa percentuale all’80%) le nuove norme introdurranno una durata minima dell’apprendistato. E viene eliminato pure il "referente aziendale", che verrà sostituito dalla presenza obbligatoria del tutor.
Tempo parziale
Sul fronte dell’aggravio degli adempimenti burocratici invece spicca come, per il contratto a tempo parziale, ci dovrà essere una comunicazione amministrativa, contestuale al preavviso da dare al lavoratore, per ogni variazione di orario attuata in applicazione di clausole elastiche o flessibili nell’ambito del part-time verticale o misto. Qui i sindacati chiedono, in coro, di incentivare i part-time lunghi (anche con interventi di tipo contributivo e fiscale). Mentre dopo la riforma pensionistica - sostengono sempre le organizzazioni sindacali - andrebbe rafforzata la possibilità di utilizzare il part-time in uscita negli ultimi cinque anni della vita lavorativa (per esempio riconoscendo la contribuzione figurativa per le ore settimanali non lavorate). Anche per il lavoro intermittente si prevede l’obbligo di effettuare una comunicazione amministrativa (da effettuarsi pure con un messaggio telefonico) per ogni chiamata del lavoratore. Ma per i sindacati sarebbe meglio (per contrastare le modalità elusive) far confluire questa tipologia contrattuale nella somministrazione.
Associati in partecipazione
Il ministro Fornero ha poi detto che l’associazione in partecipazione «non scomparirà». Ma verrà limitata all’ambito familiare (per esempio, padre e un figlio che si associa apportando il solo capitale umano). Mentre per le collaborazioni a progetto arriva una presunzione di "subordinazione" se il lavoratore viene adibito ad attività ripetitive e identiche a quelle di un dipendente. Anche le partite Iva "fittizie" potranno essere trasformate in rapporti subordinati quando durano più sei mesi, fanno guadagnare oltre il 75% dei ricavi complessivi, e consentono (al collaboratore) l’utilizzo delle postazioni aziendali.