Per la Cig bilanci in pareggio
Fondi in equilibrio dal 2015 per il nuovo sistema a «due pilastri»
Se il nuovo sistema degli ammortizzatori sociali «universalistico» entrerà definitivamente a regime nel 2017, per la nuova cassa integrazione ordinaria e straordinaria si prevede l’obbligo del bilancio in pareggio già a partire dal 2015, con la possibilità di rimodulare le aliquote per garantirne l’equilibrio. È quanto prevede un passaggio del documento illustrato ieri alle parti sociali dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero, nel corso della riunione conclusiva del confronto aperto per la riforma del mercato del lavoro.
Per le forme di integrazione del reddito «in costanza del rapporto di lavoro» lo schema proposto dal ministro sembra restare quello noto. Verranno mantenuti la cassa integrazione ordinaria e i contratti di solidarietà nell’attuale assetto mentre la Cig straordinaria varrà per ristrutturazione e crisi aziendale, ma viene eliminata la cessazione di attività in caso di procedura concorsuale.
Per i settori non coperti dalla Cig ordinaria (artigiani e commercianti tutelati dalla cassa in deroga, destinata a scomparire), il documento conferma l’obbligo di costituzione dei fondi di solidarietà per le imprese sopra i 15 dipendenti, attraverso accordi tra le parti sociali, utilizzando la bilateralità. Resta da capire se verrà accolta la richiesta dei sindacati che sollecitano l’estensione dei fondi alle aziende sotto i 15 dipendenti, che altrimenti si troverebbero prive di tutele in costanza di rapporto di lavoro. Invece di un contributo uguale per tutti, si ragiona sulla graduazione secondo le specifiche esigenze di ciascun settore.
Nei settori per i quali non siano stati stipulati accordi collettivi verrà invece istituito, con decreto interministeriale, un fondo di solidarietà residuale per garantire l’integrazione salariale, con contribu- zione a carico del datore di lavoro, di durata non superiore a 1/8 delle ore complessivamente lavorabili da computare in un biennio mobile.
Ieri il ministro ha spiegato che i fondi residui della cassa in deroga verranno utilizzati per finanziare l’assicurazione sociale per l’impiego (Aspi). Confermato, poi, che il fondo per la mo- bilità, una volta esaurita la fase di transizione, sarà destinato ai lavoratori anziani. Quando la riforma degli ammortizzatori entrerà a regime il fondo – che ha una dotazione di circa 700 milioni – servirà come strumento di sostegno al reddito dei lavoratori over 58/60 anni in caso di licenziamento, o verrà utilizzato per integrare la durata dell’assi- curazione sociale per l’impiego.
Illustrando in linea generale i contenuti del «documento di policy» chiuso ieri dopo l’ultimo confronto con le parti sociali, il ministro ha poi ripercorso la struttura e i tempi di entrata in vigore dell’aspi, assicurando che entrerà in vigore già a partire dall’anno prossimo. Il nuovo sussidio che prenderà il posto delle indennità di disoccupazione, varrà per tutti i lavoratori ha assicurato Elsa Fornero, compresi i giovani precari. Si tratta, per questi beneficiari, della cosiddetta «mini Aspi». L’indennità verrà calcolata in maniera del tutto analoga a quella prevista per l’aspi ordinaria, con durata massima pari alla metà delle settimane di contribuzione nell’ultimo biennio. A cambiare sarà, ovviamente, sarà il requisito di accesso alla mini Aspi: per avere questo sussidio bisognerà aver lavorato almeno 13 settimane negli ultimi 12 mesi (mobili), contro il requisito attuale, pari a 78 giorni di lavoro, ma con almeno 2 anni di anzianità assicurativa. La durata dell’aspi ordinaria sarà invece di 12 mesi (18 per gli over 55) e dovrebbe valere il 75% della retribuzione lorda fino a 1.150 euro, e il 25% per la quota superiore a questa cifra, con un tetto di 1.119 euro lordi per il sussidio; dopo i primi sei mesi si ridurrà del 15% e una seconda decurtazione del 15% scatterà dopo altri sei mesi.
Nessuna novità, infine, sulle risorse per finanziare il nuovo sistema di ammortizzatori: le risorse aggiuntive dovrebbero essere pari a 1,7-1,8 miliardi.