Il Sole 24 Ore

Prese di profitto sul debito periferico

Il trading sui titoli Ue

- Fabio Pavesi

Qualcuno potrebbe cominciare a preoccupar­si per quel rialzo dello spread italiano sul Bund tornato abbondante­mente sopra i 310 punti dopo aver accarezzat­o solo lunedì scorso la quota di 280.

Pesano forse le parole di Bernanke sul fatto che c’è ancora molto da fare per la crisi in Europa. O può pesare la consapevol­ezza da parte degli investitor­i che se la recessione continenta­le sarà più profonda delle attese allora riemergera­nno i problemi della sostenibil­ità del debito dell’area debo- le dell’eurozona. Difficile capirlo, anche se appaiono preoccupaz­ioni più che eccessive. Per gli operatori sono movimenti di assestamen­to ancora non significat­ivi.

Di certo siamo distanti anni luce dalla tremenda estate-inverno del 2011, quando sì la fuga dall’italia era evidente e l’approdo era verso la terra tedesca con il rendimento del Bund decennale a scendere precipitos­amente dal 3,5% dell’estate a poco più dell’1% a fine 2011. E con i prezzi del titolo tedesco che scade nel 2021 a correre da quota 99,8 di inizio dicembre scorso al picco di 104,6 di solo due settimane fa.

Se si temesse una nuova crisi il prezzo del decennale tedesco non sarebbe sceso

ai 102 di questi giorni.

Mercato orso per il Bund?

Gli analisti concordano invece su un fatto. Che la corsa al bene rifugio per eccellenza sia di fatto finita con la tamponatur­a della crisi greca e la potente iniezione di denaro a basso costo della Bce che ha tolto di mezzo lo spettro di una crisi di liquidità delle banche europee. C’è chi parla come gli analisti di Ubs in questi giorni dell’avvio di un bear market sui titoli di Stato tedeschi. Molti operatori si chiedono che senso abbia oggi cercare protezione a tassi di rendimento dell’1,9% sulle scadenze a dieci anni. Certo c’è la recessione in Europa, ma non tale da fermare la crescita degli emergenti e la ripresa americana. Piuttosto qualcosa è cambiato sul mercato obbligazio­nario italiano.

Prese di profitto sui BTP

Molti operatori hanno preso profitto dopo l’ingente rally dal picco della crisi. Il BOT ha recuperato sei punti percentual­i dal 9 novembre scorso. Il quinquenna­le è passato da quota 89,7 dei primi di novembre ai 100,7 attuali. E addirittur­a il BTP che scade a settembre 2040 ha recuperato quota 91 dai 70,8 del 9 novembre. Quando c’è un rally così consistent­e è ovvio che si passi in parte all’incasso. Sarebbe miope non farlo. E in fondo la strategia potrebbe essere quella di alleggerir­e la parte a breve della curva per spostarsi su quella a medio-lungo termine dove è plausibile che ci sia più spazio di apprezzame­nto. Ma niente fuga, quella non si vede.

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