Prese di profitto sul debito periferico
Il trading sui titoli Ue
Qualcuno potrebbe cominciare a preoccuparsi per quel rialzo dello spread italiano sul Bund tornato abbondantemente sopra i 310 punti dopo aver accarezzato solo lunedì scorso la quota di 280.
Pesano forse le parole di Bernanke sul fatto che c’è ancora molto da fare per la crisi in Europa. O può pesare la consapevolezza da parte degli investitori che se la recessione continentale sarà più profonda delle attese allora riemergeranno i problemi della sostenibilità del debito dell’area debo- le dell’eurozona. Difficile capirlo, anche se appaiono preoccupazioni più che eccessive. Per gli operatori sono movimenti di assestamento ancora non significativi.
Di certo siamo distanti anni luce dalla tremenda estate-inverno del 2011, quando sì la fuga dall’italia era evidente e l’approdo era verso la terra tedesca con il rendimento del Bund decennale a scendere precipitosamente dal 3,5% dell’estate a poco più dell’1% a fine 2011. E con i prezzi del titolo tedesco che scade nel 2021 a correre da quota 99,8 di inizio dicembre scorso al picco di 104,6 di solo due settimane fa.
Se si temesse una nuova crisi il prezzo del decennale tedesco non sarebbe sceso
ai 102 di questi giorni.
Mercato orso per il Bund?
Gli analisti concordano invece su un fatto. Che la corsa al bene rifugio per eccellenza sia di fatto finita con la tamponatura della crisi greca e la potente iniezione di denaro a basso costo della Bce che ha tolto di mezzo lo spettro di una crisi di liquidità delle banche europee. C’è chi parla come gli analisti di Ubs in questi giorni dell’avvio di un bear market sui titoli di Stato tedeschi. Molti operatori si chiedono che senso abbia oggi cercare protezione a tassi di rendimento dell’1,9% sulle scadenze a dieci anni. Certo c’è la recessione in Europa, ma non tale da fermare la crescita degli emergenti e la ripresa americana. Piuttosto qualcosa è cambiato sul mercato obbligazionario italiano.
Prese di profitto sui BTP
Molti operatori hanno preso profitto dopo l’ingente rally dal picco della crisi. Il BOT ha recuperato sei punti percentuali dal 9 novembre scorso. Il quinquennale è passato da quota 89,7 dei primi di novembre ai 100,7 attuali. E addirittura il BTP che scade a settembre 2040 ha recuperato quota 91 dai 70,8 del 9 novembre. Quando c’è un rally così consistente è ovvio che si passi in parte all’incasso. Sarebbe miope non farlo. E in fondo la strategia potrebbe essere quella di alleggerire la parte a breve della curva per spostarsi su quella a medio-lungo termine dove è plausibile che ci sia più spazio di apprezzamento. Ma niente fuga, quella non si vede.