Licenze svendute, Delhi sperpera 160 miliardi
Concessioni senza gara
Licenze minerarie assegnate senza gara e benefici indebiti alle società concessionarie avrebbero causato all’india, negli anni scorsi, perdite per quasi 160 miliardi di euro. Lo rivela uno dei principali quotidiani indiani, il Times of India, che è entrato in possesso della bozza di un rapporto dell’organo di controllo dello Stato, la Corte dei conti indiana. Ne ha subito approfittato l’opposizione del Bharatiya Janata (il Partito del popolo) che ha messo sotto dura accusa in Parlamento il premier Manmohan Singh (Partito del Congresso).
Secondo il rapporto, tra il 2004 e il 2009 lo Stato ha dato in concessione miniere di carbone senza ricorrere al meccanismo dell’asta e dall’operazione sarebbero derivati «indebiti benefici» alle società e perdite stimate appunto in 160 miliardi di euro. Le miniere sono andate in gestione sia a società pubbliche che a privati - circa 100 compagnie - tra cui si contano i nomi emergenti del settore energetico indiano.
Se confermate, le notizie anticipate dalla stampa indiana potrebbero aprire uno scandalo che farebbe impallidire per entità quello delle licenze di telefonia mobile che ha tenuto banco nell’ultimo anno mettendo in seria difficoltà il Governo. All’inizio dell’anno la Corte suprema del Paese si è pronunciata proprio sulle licenze per i cellulari (attribuite nel 2008 e da cui sarebbero derivati mancati introiti per 30 miliardi di euro) sostenendo che la vendita di monopoli naturali, come le frequenze, dovrebbe avvenire con asta e non sulla base del criterio del "primo che arriva". Ha quindi annullato 122 licenze concesse in quell’occasione.
In India, secondo molti operatori economici, potrebbe aprirsi una nuova fase di scandali dopo quelli sulla telefonia, i Giochi del Commonwealth e sui militari che hanno messo il partito di Governo in seria difficoltà.