Il Sole 24 Ore

Equinox: da Siena richieste incompatib­ili

Salvatore Mancuso ha ribadito l’esclusivo interesse a porsi come socio di minoranza

- Carlo Festa

Equinox conferma l’offerta per un ingresso in Mps, ma deve prendere atto che, alle condizioni indicate dalla Fondazione, non è possibile realizzare l’operazione. L’altro private equity in corsa, Clessidra, ormai abbastanza cauto sull’acquisto di un 4% di Rocca Salimbeni: anzi più fuori, che dentro alla partita.

I private equity, che dovevano mettere il loro sigillo sull’operazione Mps con un ingresso cospicuo nel capitale, sembrano a questo punto sfavoriti. La Fondazione senese, che ha chiesto ai private equity di riformular­e l’offerta, starebbe così preferendo la stra- da della cessione ai privati, imprendito­ri vicini storicamen­te all’ente, tramite una serie di vendite ai blocchi.

Sembrano, almeno per ora, infrangers­i i piani che dovevano portare un altro private equity (dopo quando accaduto in Bipiemme con Investindu­strial) nel capitale di una banca italiana. I tre nodi principali che non sarebbero stati sciolti? Il prezzo offerto, la governance e il lock up sulle azioni. Ovviamente non tutto è ancora perso. Il presidente di Equinox, Salvatore Mancuso, ha ribadito «l’esclusivo interesse a porsi come socio di minoranza stabile di Banca Mps, avendo proposto di acquisire fino al 9,9% con un lock-up a tre anni». Tuttavia il numero uno del fondo ha anche preso atto «con rammarico, che i termini e le condizioni indicati, inaspettat­amente, dalla Fondazione non sono compatibil­i con l’interesse espresso». Attorno alla Equinox di Mancuso, si sono riuniti in queste settimane i ca- nuta poco dopo la truffa da 2 miliardi di dollari attuata nei mesi scorsi a Londra da un ex trader di Ubs, poi arrestato. Un caso in cui Grübel, grande fama di risanatore, non aveva nessuna responsabi­lità – la banca era anzi vittima – ma che ha accelerato un ricambio a cui già probabilme­nte Ubs stava pensando.

Ermotti, entrato nel vertice Ubs nell’aprile dell’anno scorso, è stato così nominato ceo, prima ad interim poi in via definitiva. La strategia esposta dal top manager ticinese è: ritorno alla centralità del private banking, business principale del gruppo elvetico; riduzione delle strutture e del grado di rischio nel- pitali di alcuni coinvestit­ori: le famiglie Bertelli (il patron di Prada) e i bresciani Lonati. Inoltre i consulenti Barclays e Morgan Stanley stavano raccoglien­do ulteriori manifestaz­ioni ad investire (per arrivare ai 400 milioni necessari per il 9,9%) da parte di fondi sovrani.

Sull’altro fronte Clessidra sembra ormai guardare all’operazione Mps con estrema cautela: il fondo di Claudio Sposito ha confermato l’offerta di fine febbraio, ma restano troppi dubbi sulla governance e soprattutt­o sui tempi per la presentazi­one delle liste del Cda entro il 27 marzo. l e attività di i nvestment banking, quelle avevano subito più perdite durante la crisi del biennio 2008-2009 e quelle in cui per alcuni aspetti più complicati sono i controlli, come il caso di Londra a suo modo ha confermato.

Andrea Orcel viene chiamato per attuare una parte non secondaria di questa s t r a t egi a . L’ i nvestment banking ridefinito da Ermotti è un ramo ancora importante ma con rischi minori e con maggiori sinergie, questo anche è l’obiettivo, con il private banking, la gestione di patrimoni. Un nuovo assetto, in cui si parla anche italiano. Per Pininfarin­a è in arrivo l’accordo con le banche sul debito. «Il processo deliberati­vo da parte degli istituti di credito è iniziato e, ad oggi, tutte le delibere sono favorevoli», ha reso noto la Pininfarin­a, al termine del cda che ha approvato il bilancio 2011 e ha convocato per il 3 maggio l'assemblea degli azionisti. Secondo i dati approvati dal consiglio, il margine operativo lordo è risultato positivo per 4,7 milioni per effetto della plusvalenz­a realizzata con la cessione della partecipaz­ione nella joint venture Vehicules Electrique­s Pininfarin­a Bollorè pari a 8,9 milioni di euro (nel 2010 la perdita era di 6,3 milioni) ed è migliorato il risultato netto, sebbene ancora in rosso (11,5 milioni di euro rispetto alla perdita di 33,1 milioni di euro del 31 dicembre 2010). Si è fortemente ridotto il

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