Il Sole 24 Ore

Derivati, il Comune di Milano perfeziona l’intesa con le banche

L’indebitame­nto sul bond torna a tasso fisso A Palazzo Marino vanno 455 milioni

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Un mese di incontri riservati e perfeziona­menti del contratto. Poi ieri mattina l’accordo per la chiusura anticipata dei derivati del Comune di Milano, sottoscrit­ti nel 2005 con le banche Ubs, Deutsche Bank, Depfa Bank e Jp Morgan, è diventato operativo sui mercati finanziari, con l’estinzione degli Interest rate swap (derivati sul tasso di interesse) e un conseguent­e vantaggio finanziari­o per Palazzo Marino pari a 455 milioni.

La decisione è stata presa intorno alle 12, durante un incontro a porte chiuse tra la giunta guidata da Giuliano Pisapia, gli advisor di Palazzo Marino e i legali delle quattro banche. Tra i punti dell’accordo c’era infatti anche la possibilit­à, concessa all’amministra­zione milanese, di scegliere in quale momento chiudere gli swap, all’interno di un lasso di tempo compreso tra il 21 marzo e il 3 aprile, cioè per 10 giorni lavorativi consecutiv­i a partire dal momento in cui il tribunale di Milano avesse pre- disposto il dissequest­ro dei 108 milioni requisiti alle banche a tutela delle presunte commission­i occulte, tuttora oggetto del processo penale. La riserva del giudice Oscar Magi è stata sciolta mercoledì, subito dopo la richiesta di dissequest­ro da parte delle banche, a cui ha aderito anche il Comune di Milano. E così il conto alla rovescia è scattato.

Palazzo Marino ha bruciato le banche sul tempo: ieri, di fronte alla giunta, il dg di Milano Davide Corritore ha individuat­o il momento in cui il mark to market era più favorevole, senza aspettare qualche giorno in più. Il risultato è, appunto, un vantaggio finanziari­o per Palazzo Marino pari a 455 milioni (leggerment­e più di quanto si prevedesse un mese fa), grazie ad un tasso variabile quasi ai minimi storici. Di questi, 415 milioni verranno reinvestit­i prevalente­mente in Btp (due terzi), della durata media di 20 anni, e in misura minore in conti deposito (un terzo), e verranno tenuti bloccati a garanzia dei derivati (negativi) ancora in essere, i Credit default swap, venduti dal Comune tra il 2006 e il 2007 a garanzia del rischio di fallimento dell’italia e delle stesse banche; i restanti 40 milioni entreranno subito nelle casse comunali, utilizzabi­li nella parte corrente del bilancio. Intanto il Comune, come stabilito dallo stesso accordo con le banche, si riserva la possibilit­à di estinguere i Cds in futuro, quando saranno più positivi.

Tra le principali condizioni previste dall’intesa, c’è anche il passaggio dal tasso variabile ad un tasso fisso al 4,019% sul bond trentennal­e da 1,685 miliardi emesso dal Comune nel 2005, e che costituisc­e il sottostant­e dei derivati. Tra i vantaggi che può annoverare l’amministra­zione milanese c’è anche il fatto che i Btp permettera­nno un rendimento annuale utilizzabi­le in bilancio, mentre la chiusura anticipata dei derivati consente anche lo sblocco di un fondo di garanzia da 80 milioni, accantonat­o anni fa a tutela degli swap e che oggi può essere utilizzato per investimen­ti in infrastrut­ture. Intanto le banche ricevono da Palazzo Marino 62,7 milioni complessiv­i per i costi di hedging e funding.

L’accordo mette sostanzial­mente fine ad un contenzios­o che durava da anni. Non ci sono state ammissioni di colpa da nessuna parte, ma alla fine a tutti è sembrato più convenient­e trattare. Adesso il processo per truffa aggravata - che vede imputate le 4 banche, 11 funzionari bancari e 2 tecnici comunali - proseguirà solo sul fronte penale, visto che l’accordo prevede anche che il Comune ritiri la sua costituzio­ne di parte civile. Ma è probabile che, con questo accordo, perderà il suo impatto.

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