Il made in Italy riscopre il cuore dell’industria
Anche se è in decelerazione rispetto ai picchi mensili toccati nel dicembre scorso, l’export italiano extra Ue continua ad andare molto forte. In base ai dati grezzi, a febbraio 2012 è cresciuto dell’11,8% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Mentre la media mobile di tre mesidei dati destagionalizzati che copre il periodo da dicembre 2011 a febbraio 2012 rappresenta il più alto risultato di sempre mai raggiunto dalle nostre vendite al di fuori dall’ue, di oltre un miliardo di euro superiore rispetto ai massimi pre-crisi toccati nel febbraio 2008.
Non sono più Cina, India e Turchia i mercati che "tirano" in questo particolare momento. Anzi l’export verso queste economie emergenti è un po’ diminuito. Ma a febbraio e nei primi due mesi del 2012 sono cresciute in modo significativo rispetto allo scorso anno le nostre esportazioni verso la Svizzera, il Giappone, i Paesi Opece le economie dinamiche asiatiche. A dimostrazione del fatto che se si è ben diversificati geograficamente, come lo è il nostro commercio estero, si possono sopportare bene anche fasi difficili comequella attuale in cui i mercati Ue e quello cinese sembrano al palo, mentre grazie anche all’aumento del prezzo del petrolio Russia e Opec appaiono in ripresa e il Giappone si sta risvegliando. Senza dimenticare che a febbraio sono aumentate anche le vendite negli Stati Uniti.
Se le esportazioni vanno bene, l'import extra-ue cresce di meno: a febbraio +4,6%. Ciò è dipeso anche da una forte flessione dell’import di beni intermedi e strumentali, che non costituisce un segnale propriamente positivo. Infatti, tale flessione è da mettere in relazione al rallentamento del ciclo della produzione industriale che è già ben visibile e che giustamente preoccupa. Ma si registra anche un calo dell’abnorme import di celle fotovoltaiche che aveva raggiunto il suo apice proprio tra la fine del 2010 el’inizio del 2011. Mentre continua a crescere l’import di energia: +26,5% il dato grezzo di febbraio 2012 contro lo stesso mese dell'anno precedente. Sicché il deficit energetico a gennaio-febbraio ha già raggiunto la ragguardevole cifra di 11,6 miliardi di euro, continuando a rappresentare una delle più pesanti palle al piede della nostra economia.
Negli scambi extra-ueil dato più positivo a livello settoriale è quello della bilancia commerciale al netto dell'energia del primo bimestre2012, cheè stata positiva per 4,91 miliardi di euro. Un risultato favorito dalla notevole performance del comparto dei beni strumentali il cui surplus è stato pari a 4,87 miliardi, cioè quasi il 100% del totale esclusa l’energia. A fronte di un deficit di 419 milioni per i beni di consumo durevoli nei primi due mesi dell’anno si è registrato un surplus di 600 milioni per quelli non durevoli, mentre il passivo per i beni intermedi è stato di soli 136 milioni. Tutte queste altre voci più o meno si compensano tra di loro, per cui ciò che fa la differenza nel nostro commercio estero sono proprio i beni strumentali.
Ciò dimostra che il made in Italy ha cambiato radicalmente faccia negli ultimi 10-15 anni. Non è più solo moda, cibo ed arredo, ma sempre più tecnologia, specie in settori di nicchia adalto valore aggiunto comequellidella componentistica, dell’oleodinamica, della meccatronica e delle macchine industriali. Se l’italia si sta ben difendendo sui mercati internazionali ed ha fatto ricredere anche coloro che fino a poco tempo fa ci davano in inarrestabile declino, èsoprattutto graziealla forza della suameccanica, il cui comparto specifico della meccanica non elettronica, secondo il Trade Performance Index dell’unctad/wto, ci vede secondi assoluti al mondo dietro soltanto alla Germania. Un dato parla su tutti. Nel 2011 il surplus commercialecon l’esterodell’italia nelle macchine enegli apparecchimeccanici (non elettrici ed elettrici), nei prodotti in metallo enei mezzidi trasporto diversi dagli autoveicoli è stato di 72,2 miliardi di euro, cifra di quasi 10 miliardi superiore al nostro deficit per petrolio e gas.