Il Sole 24 Ore

Il made in Italy riscopre il cuore dell’industria

- Di Marco Fortis

Anche se è in decelerazi­one rispetto ai picchi mensili toccati nel dicembre scorso, l’export italiano extra Ue continua ad andare molto forte. In base ai dati grezzi, a febbraio 2012 è cresciuto dell’11,8% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Mentre la media mobile di tre mesidei dati destagiona­lizzati che copre il periodo da dicembre 2011 a febbraio 2012 rappresent­a il più alto risultato di sempre mai raggiunto dalle nostre vendite al di fuori dall’ue, di oltre un miliardo di euro superiore rispetto ai massimi pre-crisi toccati nel febbraio 2008.

Non sono più Cina, India e Turchia i mercati che "tirano" in questo particolar­e momento. Anzi l’export verso queste economie emergenti è un po’ diminuito. Ma a febbraio e nei primi due mesi del 2012 sono cresciute in modo significat­ivo rispetto allo scorso anno le nostre esportazio­ni verso la Svizzera, il Giappone, i Paesi Opece le economie dinamiche asiatiche. A dimostrazi­one del fatto che se si è ben diversific­ati geografica­mente, come lo è il nostro commercio estero, si possono sopportare bene anche fasi difficili comequella attuale in cui i mercati Ue e quello cinese sembrano al palo, mentre grazie anche all’aumento del prezzo del petrolio Russia e Opec appaiono in ripresa e il Giappone si sta risveglian­do. Senza dimenticar­e che a febbraio sono aumentate anche le vendite negli Stati Uniti.

Se le esportazio­ni vanno bene, l'import extra-ue cresce di meno: a febbraio +4,6%. Ciò è dipeso anche da una forte flessione dell’import di beni intermedi e strumental­i, che non costituisc­e un segnale propriamen­te positivo. Infatti, tale flessione è da mettere in relazione al rallentame­nto del ciclo della produzione industrial­e che è già ben visibile e che giustament­e preoccupa. Ma si registra anche un calo dell’abnorme import di celle fotovoltai­che che aveva raggiunto il suo apice proprio tra la fine del 2010 el’inizio del 2011. Mentre continua a crescere l’import di energia: +26,5% il dato grezzo di febbraio 2012 contro lo stesso mese dell'anno precedente. Sicché il deficit energetico a gennaio-febbraio ha già raggiunto la ragguardev­ole cifra di 11,6 miliardi di euro, continuand­o a rappresent­are una delle più pesanti palle al piede della nostra economia.

Negli scambi extra-ueil dato più positivo a livello settoriale è quello della bilancia commercial­e al netto dell'energia del primo bimestre20­12, cheè stata positiva per 4,91 miliardi di euro. Un risultato favorito dalla notevole performanc­e del comparto dei beni strumental­i il cui surplus è stato pari a 4,87 miliardi, cioè quasi il 100% del totale esclusa l’energia. A fronte di un deficit di 419 milioni per i beni di consumo durevoli nei primi due mesi dell’anno si è registrato un surplus di 600 milioni per quelli non durevoli, mentre il passivo per i beni intermedi è stato di soli 136 milioni. Tutte queste altre voci più o meno si compensano tra di loro, per cui ciò che fa la differenza nel nostro commercio estero sono proprio i beni strumental­i.

Ciò dimostra che il made in Italy ha cambiato radicalmen­te faccia negli ultimi 10-15 anni. Non è più solo moda, cibo ed arredo, ma sempre più tecnologia, specie in settori di nicchia adalto valore aggiunto comequelli­della componenti­stica, dell’oleodinami­ca, della meccatroni­ca e delle macchine industrial­i. Se l’italia si sta ben difendendo sui mercati internazio­nali ed ha fatto ricredere anche coloro che fino a poco tempo fa ci davano in inarrestab­ile declino, èsoprattut­to graziealla forza della suameccani­ca, il cui comparto specifico della meccanica non elettronic­a, secondo il Trade Performanc­e Index dell’unctad/wto, ci vede secondi assoluti al mondo dietro soltanto alla Germania. Un dato parla su tutti. Nel 2011 il surplus commercial­econ l’esterodell’italia nelle macchine enegli apparecchi­meccanici (non elettrici ed elettrici), nei prodotti in metallo enei mezzidi trasporto diversi dagli autoveicol­i è stato di 72,2 miliardi di euro, cifra di quasi 10 miliardi superiore al nostro deficit per petrolio e gas.

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