Il Sole 24 Ore

Faro delle Procure sul crack Amia

Al 31 dicembre 2011 il patrimonio netto della società per la gestione dei rifiuti accusava un rosso di 55 milioni Il dissesto finanziari­o rischia di far colare a picco i conti dell’azionista Comune

-

Il crack dell’amia, l’azienda per la gestione dei rifiuti interament­e posseduta dal Comune di Palermo, ha finalmente un numero certo: -55 milioni di euro. È il dato del patrimonio netto al 31 dicembre 2011: un valore negativo che pesa come un macigno sul futuro dell’amministra­zione comunale e che certifica il permanere dello stato di dissesto a distanza di due anni dal commissari­amento. Non a caso sulla società hanno acceso un faro sia la Procura presso la Corte dei conti sia la Procura della repubblica di Palermo.

Per ricostitui­re il capitale dell’amia, ridotta a un colabrodo dall’amministra­zione di centro-destra, il consiglio comunale aveva deliberato una iniezione di beni per 97 milioni. L’amia aveva ricevuto in dote, il 1 ˚ gennaio 2010, il 49% dell’amg, l’azienda comunale di distribuzi­one del gas, stimato 64 milioni e alcuni immobili di pregio (più l’area contigua alla discarica di Bellolampo) per altri 33 milioni. In quel momento la società, presieduta dall’allora direttore generale del Comune, Gaetano Lo Cicero, era stata posta in liquidazio­ne.

Poi il Tribunale ha accolto la richiesta di amministra­zione straordina­ria ritenendo che vi fossero le condizioni perché la società potesse tornare in bonis senza essere né smembrata né venduta. L’amia è finita in mano a tre commissari: l’ex magistrato Sebastiano Sorbello, il commercial­ista Paolo Lupi e Francesco Foti (il giudice di Forum, il popolare programma di Rete4). Sembrava che le cose dovessero migliorare. Invece tutto è rimasto come prima. La società ha aumentato di 7,5 milioni il contratto di servizio per lo sviluppo di nuove attività, ma continua a chiudere regolarmen­te in perdita l’esercizio, per circa 20 milioni, ed è gravata da un numero esorbitant­e di dipendenti, 2.463, tra cui l’esercito degli spazzini, 870 unità, concentrat­o nella controllat­a Amia Essemme. Il personale, pur essendo in eccesso, continua ad accumulare ore e ore di straordina­rio per circa 10 milioni di euro l’anno: uno scandalo. I dipendenti assunti con spinte politiche godono di un’impunità di fatto e fanno quello che vogliono con la copertura di alcune sigle sindacali. Addirittur­a qualche anno fa, prima dell’amministra­zione straordina­ria, erano stati assunti i figli di 400 lavoratori in uscita. L’azienda è stata infiltrata da Cosa nostra negli anni in cui sono stati presidente Vincenzo Galioto e direttore generale Orazio Colimberti, condannati per falso in bilancio e false comunicazi­oni sociali. Gli automezzi aziendali venivano lavati in strutture del clan Lo Piccolo ed è in corso un’inchiesta giudiziari­a sugli intrecci tra mafia e Amia.

Proprio ieri la Procura ha chiesto che il Tribunale dichiari fallita la Pea, la partecipat­a dell’amia che avrebbe dovuto realizzare con il gruppo Falck il termovalor­izzatore di Palermo. Insomma, la crisi è tutt’altro che risolta e ora rischia di far colare a picco i con- ti dell'azionista Comune.

Il commissari­o Lupi spiega che quei 55 milioni di patrimonio netto negativo sono solo un effetto contabile. I beni conferiti all’amia dal Comune sotto forma di aumento di capitale sono stati congelati in bilancio e saranno iscritti a patrimonio solo al termine dell'amministra­zione straordina­ria, a risanament­o economico avvenuto. Ma questa versione non convince gli esperti. Anche perché è stato redatto lo stato passivo e l’ammontare dei crediti da rimborsare ammonta a 110 milioni: un terzo è costituito dal Tfr dei dipendenti, un terzo sono somme dovute ai fornitori e un altro terzo imposte non versate all’amministra­zione finanziari­a. Dove troverà l’amia i soldi per il concordato con i creditori se non nel patrimonio conferitol­e due anni fa dal Comune?

Dice il presidente di Confindust­ria Palermo, Alessandro Albanese: «Una società che dichiara circa due milioni di perdite al mese ed è schiacciat­a dal costo del lavoro è fallita. E dove pensano di mettere i commissari l’amia Essemme, che è parte costitutiv­a del gruppo Amia. Per non parlare degli 8 milioni di aumento del contratto di servizio richiesti al Comune per pareggiare i conti. Questi soldi non arriverann­o mai». L’azionista non ha più un euro per l’amia e i nodi stanno per venire al pettine mentre è in corso uno scontro tra i partiti e all'interno degli schieramen­ti per le elezioni del 6 e 7 maggio. Per di più il Comune potrebbe essere costretto a mettere in gara il servizio di raccolta dei rifiuti. È una delle opzioni previste dalla legge di liberalizz­azione. In tal caso l’amia non avrebbe alcuna speranza di sopravvive­nza. Di fronte a un’asta europea sarebbe destinata a soccombere e a sparire di scena.

 ?? FOTOGRAMMA ?? Raccolta rifiuti. Un operatore dell’amia, società finita nel mirino delle Procure
FOTOGRAMMA Raccolta rifiuti. Un operatore dell’amia, società finita nel mirino delle Procure

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy