Il Sole 24 Ore

La chimica umbra punta sul verde

Strategie contro la crisi

- Francesca Mencarelli

Rilanciare l’industria chimica ternana in chiave green. Un progetto che vuole dare avvio a un nuovo distretto tecnologic­o nazionale su ambiente e sostenibil­ità, a cui legare lo sviluppo della chimica verde nella direzione della biochimica, delle biotecnolo­gie e delle bioenergie. È l’idea per far ripartire un settore colpito dalla crisi che in pochi anni ha visto la chiusura di aziende importanti – come la multinazio­nale chimica Yara – riconverti­ta alle rinnovabil­i e al riciclo di materiali grazie a Terni Research –, e la Basell, per la quale si stanno muovendo diverse aziende locali orientate al green.

Secondo un’elaborazio­ne della Camera di commercio di Milano per Il Sole 24 Ore, il valore della produzione del settore chimico in Umbria nel 2010 è sceso del 10% rispetto al 2009, attestando­si a circa 439 milioni. A fine 2011 risultano oltre 200 imprese attive e il calo rispetto al 2010 è di 6 unità (di cui 4 a Terni). Un duro colpo visto che a Terni è concentrat­a la chimica di base con i volumi importanti. E proprio da qui ripartirà la riqualific­azione a stretto contatto con l’università, coniugando ricerca e innovazion­e allo sviluppo dei settori legati alle rinnovabil­i. «Terni – spiega Franco Cotana, professore di ingegneria industrial­e e direttore del Centro nazionale di ricerca sulle biomasse istituito dal ministero all’ambiente presso l’università di Perugia –, rappresent­a lo snodo per lo sviluppo industrial­e della regione e costituisc­e il naturale sviluppo della ricerca». Un tema sostenuto anche da Mario Calderini, collaborat­ore del ministro Profumo che, nel corso di un convegno promosso di recente da università di Perugia e Diocesi Terni, Narni e Amelia, ha manifestat­o il proprio sostegno alla costi- tuzione a Terni di una piattaform­a industrial­e di innovazion­e. La chimica verde, come ha spiegato il ministro all’ambiente Corrado Clini nella stessa occasione, «rappresent­a una filiera produttiva importante che consente di continuare la produzione delle plastiche in modo innovativo e riduce l’impatto ambientale».

Novamont Spa di Terni – leader a livello internazio­ne delle bioplastic­he – fa parte della cordata di aziende in corsa per la riqualific­azione del polo ternano. Con un fatturato di 165 milioni nel 2011 (+75% rispetto al 2010), 220 dipendenti (+23%, di cui 100 a Novara e 120 a Terni), e investimen­ti in R&S nel 2011 pari al 4% sul fatturato, oggi prosegue nello sviluppo delle proprie tecnologie su due fronti.

«Da un lato – spiega Andrea Di Stefano, responsabi­le degli Affari istituzion­ali – abbiamo acquisito Bioitalia mediante la nostra controllat­a Mater-biotech per sviluppare il filone delle biotecnolo­gie bianche, in partnershi­p con la statuniten­se Genomatica, che ci permetterà di sviluppare la piattaform­a tecnologic­a Novamont e di incrementa­re la forza lavoro; dall’altro proseguiam­o nello sviluppo della bioraffine­ria, a partire dalla joint-venture Matrica, che a breve aprirà i cantieri per il polo verde di Porto Torres che punta a sfruttare i terreni meno remunerati­vi. Pensiamo di dare un contributo all’agricoltur­a sarda con coltivazio­ni ad hoc di cardo non legate al food. Stiamo lavorando a stretto contatto con il Cnr locale per una filiera a basso impatto».

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