La chimica umbra punta sul verde
Strategie contro la crisi
Rilanciare l’industria chimica ternana in chiave green. Un progetto che vuole dare avvio a un nuovo distretto tecnologico nazionale su ambiente e sostenibilità, a cui legare lo sviluppo della chimica verde nella direzione della biochimica, delle biotecnologie e delle bioenergie. È l’idea per far ripartire un settore colpito dalla crisi che in pochi anni ha visto la chiusura di aziende importanti – come la multinazionale chimica Yara – riconvertita alle rinnovabili e al riciclo di materiali grazie a Terni Research –, e la Basell, per la quale si stanno muovendo diverse aziende locali orientate al green.
Secondo un’elaborazione della Camera di commercio di Milano per Il Sole 24 Ore, il valore della produzione del settore chimico in Umbria nel 2010 è sceso del 10% rispetto al 2009, attestandosi a circa 439 milioni. A fine 2011 risultano oltre 200 imprese attive e il calo rispetto al 2010 è di 6 unità (di cui 4 a Terni). Un duro colpo visto che a Terni è concentrata la chimica di base con i volumi importanti. E proprio da qui ripartirà la riqualificazione a stretto contatto con l’università, coniugando ricerca e innovazione allo sviluppo dei settori legati alle rinnovabili. «Terni – spiega Franco Cotana, professore di ingegneria industriale e direttore del Centro nazionale di ricerca sulle biomasse istituito dal ministero all’ambiente presso l’università di Perugia –, rappresenta lo snodo per lo sviluppo industriale della regione e costituisce il naturale sviluppo della ricerca». Un tema sostenuto anche da Mario Calderini, collaboratore del ministro Profumo che, nel corso di un convegno promosso di recente da università di Perugia e Diocesi Terni, Narni e Amelia, ha manifestato il proprio sostegno alla costi- tuzione a Terni di una piattaforma industriale di innovazione. La chimica verde, come ha spiegato il ministro all’ambiente Corrado Clini nella stessa occasione, «rappresenta una filiera produttiva importante che consente di continuare la produzione delle plastiche in modo innovativo e riduce l’impatto ambientale».
Novamont Spa di Terni – leader a livello internazione delle bioplastiche – fa parte della cordata di aziende in corsa per la riqualificazione del polo ternano. Con un fatturato di 165 milioni nel 2011 (+75% rispetto al 2010), 220 dipendenti (+23%, di cui 100 a Novara e 120 a Terni), e investimenti in R&S nel 2011 pari al 4% sul fatturato, oggi prosegue nello sviluppo delle proprie tecnologie su due fronti.
«Da un lato – spiega Andrea Di Stefano, responsabile degli Affari istituzionali – abbiamo acquisito Bioitalia mediante la nostra controllata Mater-biotech per sviluppare il filone delle biotecnologie bianche, in partnership con la statunitense Genomatica, che ci permetterà di sviluppare la piattaforma tecnologica Novamont e di incrementare la forza lavoro; dall’altro proseguiamo nello sviluppo della bioraffineria, a partire dalla joint-venture Matrica, che a breve aprirà i cantieri per il polo verde di Porto Torres che punta a sfruttare i terreni meno remunerativi. Pensiamo di dare un contributo all’agricoltura sarda con coltivazioni ad hoc di cardo non legate al food. Stiamo lavorando a stretto contatto con il Cnr locale per una filiera a basso impatto».