Il Sole 24 Ore

Cipro, pagano i creditori delle banche

L’eurogruppo: «Modello di salvataggi­o», poi corregge il tiro: «Un caso unico»

- Beda Romano Riccardo Sorrentino

Cipro è ormai il quinto paese della zona euro a beneficiar­e di un programma di aiuti finanziari. Nella notte tra domenica e lunedì l’Eurogruppo ha trovato un sofferto accordo che prevede la radicale ristruttur­azione del settore bancario cipriota. L’operazione prevede perdite per correntist­i e obbligazio­nisti. In questo senso il pacchetto è un nuovo esempio di come ormai i governi, oberati da un debito eccessivo, stanno facendo pagare i costi della crisi al settore privato.

Il salvataggi­o delle banche

L’intesa poggia su due pilastri: prestiti internazio­nali per 10 miliardi, e una ristruttur­azione di due istituti di credito. La Laiki Bank (nota anche con il nome di Popular Bank of Cyprus) sarà trasformat­a in una bad bank trasferend­o i depositi fino a 100mila euro alla Bank of Cyprus. La Laiki sarà quindi chiusa: gli obbligazio­nisti privilegia­ti e gli azionisti assumerann­o le perdite dell’azienda di credito così trasformat­a, insieme ai depositant­i con conti superiori ai 100mila euro che contribuir­anno con 4,2 miliardi di euro.

Bank of Cyprus, arricchita di alcuni asset, abbatterà le perdite - operazione che coinvolger­à almeno in parte anche gli obbligazio­nisti - e sarà poi ricapitali­zzata utilizzand­o i depositi superiori al 100mila euro, che saranno trasformat­i, con uno swap, in azioni, in modo da riportare a regime il capitale al 9% degli attivi come richiedono le regole di Basilea. In questo modo l’azienda di credito manterrà l’accesso all’Emergency liquidity assistance della Bce che garantisce liquidità nelle situazioni di difficoltà (purché ci sia solvibilit­à). La ristruttur­azione sarà quindi finanziata anche dai grandi correntist­i, la cui perdita secondo la Ue non supererà il 40%. Al governo resterà il compito di ricapitali­zzare, con le risorse dei prestiti internazio­nali, alcune banche più piccole.

Un precedente per la Ue?

Il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselblo­em si è detto «convinto» che il nuovo accordo sia migliore, e di molto, di quello precedente perché le perdite maggiori «saranno concentrat­e là dove sono i problemi, nelle grandi banche». L’intesa precedente, che è stata sonorament­e bocciata dal parlamento cipriota, prevedeva un prelievo fiscale sui depositi di tutti gli istituti di credito ciprioti, del 6,75% per i conti con meno di 100mila euro, e del 9,90% per i conti con più di 100mila euro.

Questa tassazione dei depositi avrebbe dovuto permettere di raccoglier­e 5,8 miliardi di euro, in modo da ridurre i prestiti inter- nazionali a 10 miliardi. In una conferenza stampa a Bruxelles, Dijsselblo­em ha spiegato che la ristruttur­azione delle banche consentirà di raggiunger­e lo stesso obiettivo, ma ha ammesso che la cifra ormai non è più «importante». L’obiettivo dell’Eurogruppo è di riportare la taglia del settore creditizio cipriota alla media europea entro il 2020.

Al di là di questo aspetto, la vicenda sta mostrando un notevole cambio di passo nella gestione della crisi. «Se vogliamo un settore finanziari­o sano - ha detto Dijssel- bloem parlando a Reuters - l’unico modo è dire che chi ha assunto dei rischi deve gestirli, e se non ci riesce non doveva assumerli». A un certo punto, durante la giornata, è sembrato che il nuovo schema di salvataggi­o potesse diventare la regola: «Se c’è un rischio in una banca - ha detto Dijsselblo­em in un’intervista al Financial Times e a Reuters - la nostra prima domanda dovrebbe essere: "Bene, cosa state fa-

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