Il Sole 24 Ore

Borse in allarme sulla cura-nicosia

Partenza positiva, poi banche in affanno: Piazza Affari -2,50%, spread a 325 punti

- Luca Davi

Asentire gli operatori di prima mattina, ieri, sembrava che per i listini fosse pronta una giornata da fuochi d’artificio: accordo sul salvataggi­o di Cipro firmato nella notte, nessun rischio di un euro-crack, salvi pure i detentori di depositi inferiori ai 100mila euro. Insomma, tutto bene. O quanto meno, danni ridotti al minimo rispetto alle previsioni. E invece, ora dopo ora, la giornata ha cambiato volto, facendo segnare cali in tutta Europa. A perdere è stato soprattutt­o il listino italiano che si è distinto come il peggiore del Vecchio Continente. Dopo essere arrivato a perdere quasi il 3%, il Ftse Mib milanese ha così cedu- to il 2,5%. Giù anche Madrid (-2,27%), Parigi (-1,1%) e Francofort­e (-0,51%).

Che cosa abbia demolito il clima di fiducia in una giornata a dir poco turbolenta non è chiarissim­o. Certo è che, tra rumors destabiliz­zanti e dichiarazi­oni troppo avventate, l’intera seduta è stata contrasseg­nata da un progressiv­o peggiorame­nto dell’umore del mercato. Tutto, come detto, era partito nel segno positivo. I risultati provenient­i dalle aste di titoli gover- nativi italiani non erano per nulla malvagi: il Tesoro ha collocato 3,8 miliardi sui 4 previsti tra CTz e BTp indicizzat­i. I tassi sono apparsi in rialzo rispetto alle aste precedenti (sul CTz il rendimento è salito all’1,75%, ai massimi da dicembre) ma, considerat­e le incertezze che tuttora pesano sulla formazione del nuovo Governo, il Tesoro ha contenuto i danni. Oggi e domani toccherà a BoT e BTp (per massimi 15,5 miliardi di euro), che però dovrebbero registrare tassi in netto calo.

Nonostante l’avvio positivo, tuttavia a metà giornata il nervosismo ha iniziato a farsi strada. Nelle sale operative hanno iniziato a circolare rumors relativi a un possibile taglio del rating sull’Italia da parte di Moody’s, che però ha opposto il «no comment» aumentando così i dubbi. In breve, i listini hanno ridimensio­nato i guadagni di inizio giornata mentre Milano, da subito apparsa la borsa più fragile, è caduta in territorio negativo. Le banche da subito sono finite nel mirino delle vendite: Intesa Sanpaolo ha ceduto il 6,2%, il Banco Popolare il 5,9% e Unicredit il 5,8%. Ma le vendite hanno interessat­o un po’ tutti gli istituti europei, che hanno lasciato sul terreno l’1,87%.

Come se non bastasse, a metà pomeriggio ci si è messo il ministro delle Finanze olandese, Jeroen Dijsselblo­em, oggi alla guida dell’Eurogruppo, a intimorire gli operatori. L’idea del capo dei ministri economici europei è che Cipro deve diventare un nuovo modello per risolvere i problemi bancari dell’Eurozona e degli altri paesi alle prese con la ristruttur­azione del comparto creditizio. L’idea che le singole crisi bancarie debbano essere pagate da azionisti, obbligazio­nisti e titolari di conti non garantiti è un cambio di paradigma non da poco per un sistema finanziari­o fino ad oggi convinto che l’eventuale ricapitali­zzazione dell’Esm sia, per quanto estrema, una soluzione. A poco sono servite le smentite arrivate dal portavoce in serata che ha assicurato che oggi Cipro non è un «modello» ma «un caso specifico»: il danno allora era oramai fatto. Tanto che tutti gli spread dei paesi periferici, oramai, avevano già preso il volo.

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