Moody’s, l’olandese e Rehn: i motivi del «flash crash»
La giornata ora per ora: dall’euforia ai timori per un nuovo contagio dopo le parole del ministro Dijsselbloem
Insomma: il paracadute faticosamente creato dall’Europa per proteggere le banche, secondo Dijsselbloem, dovrebbe restare chiuso. A pagare il conto delle crisi creditizie a suo avviso dovrebbero essere solo azionisti, obbligazionisti ed, eventualmente, correntisti. Questo ha fatto crollare le Borse europee nel pomeriggio. Anche perché Dijsselbloem ha già dato prova, come ministro delle Finanze in Olanda, di avere il pugno veramente duro: quando ha nazionalizzato Sns Bank ha infatti espropriato (caso unico nella storia) tutte le obbligazioni subordinate dell’istituto. Ecco perché il nuovo presidente dell’Eurogruppo ha creato il panico in Borsa: in un attimo sembra aver tolto alle banche la rete europea di protezione. Et voilà. Il re è nudo.
Ore 9,00: il sollievo
E dire che la giornata sui mercati era iniziata benissimo. Il salvataggio nel weekenddi Cipro, seppur con modalità inedite, in un primo momento tranquillizza tutti. A Piazza Affari l’indice S&PMib guadagna punti velocemente dopo l’apertura, arrivando a toccare il suo massimo di giornata alle 9,01: in quel momen- to il rialzo è dell’1,07% rispetto alla chiusura di venerdì.
Anche le banche quotate a Piazza Affari iniziano la giornata al galoppo: Intesa alle 9,01 guadagna già il 2,45%, UniCredit il 2,90%. Lo spread tra BTp e Bund scende vertiginosamente, arrivando a toccare i 303 punti base alle 10,26. Unnetto miglioramento, considerando che venerdì aveva chiuso a 313 punti. Il mercato sembra dunque aver ritrovato la serenità. Tutti pensano di aver tolto, con la soluzione alla crisi di Cipro, l’ennesimo dente cariato. Peccato sia un’illusione.
Ore 12,00: cambia il vento
Il sereno, almeno a Piazza Affari, dura poco. Già in mattinata inizia a spargersi la voce che l’agenzia di rating Moody’s potrebbe abbassare il rating dell’Italia molto presto. Come nasca questa voce èdifficile a dirsi. MainBorsa suona credibile: perché le agenzie di rating sono sempre obbligate a comunicare la notizia di un declassamento con 12 ore di anticipo al Governo del Paese in questione, e questo in passato ha creato evidenti fughe di notizie. Èaccaduto il 26 aprile 2012 quando S&P ha declassato la Spagna, il 13 giugno quando è stata Moody’s, il 12 luglio quando sotto la scure di Moody’s è finita l’Italia e il 10 ottobre ancora con la Spagna: in tutti questi casi i mercati avevano iniziato a reagire al declassamento molte ore prima che la notizia venisse ufficializzata. Ecco perché anche ieri mattina l’indiscrezione su Moody’s qualche allarme lo crea. Il mercato si pone un quesito lecito: e se fosse vero?
Così già un’ora dopo l’apertura, la Borsa mostra segnali di cedimento. Intorno alle 12,00 Intesa e UniCredit passano in terreno negativo, annullando tutti i guadagni della prima mattinata. E poco dopo anche l’intera Piazza Affari va in rosso. Apesare, secondo gli operatori, sono almeno quattro elementi. Uno: le voci (su cui Moody’s non ha rilasciato commenti) relative al declassamento dell’Italia. Due: unostudio di Mediobanca sulle banche europee (italiane incluse), secondo il quale ci sarebbe nel Continente un "buco" nel capitale di 309 miliardi di euro.
Tre: alcuni operatori iniziano a pensare che il salvataggio di Ci- pro abbia cambiato il "paradigma" dei salvataggi in Europa. «Per gli investitori – spiega un trader a metà mattina – l’aspetto preoccupante del caso-Cipro è che per l’ennesima volta le Autorità hanno cambiato le regole del gioco durante la partita». Il quarto elemento negativo, che già pesa in mattinata, arriva dalla Spagna: il gruppo Bankia alle 10,30 perde in Borsa più del 44% a causa del risanamento lacrime e sangue imposto dal Governo agli azionisti e agli investitori del gruppo. Questo contribuisce a gettare un senso di incertezza anche sulle banche italiane.
Ore 13,59: il deficit italiano
A peggiorare la situazione a Piazza Affari è, verso l’ora di pranzo, un funzionario vicino al Commissario europeo agli Affari economici Olli Rehn. Con una dichiarazione rilasciata alle agenzie di stampa, lancia infatti un altro allarme sull’Italia: «Con un deficit al 2,9% del Pil nel 2013 – ha detto – potrebbe essere più difficile per l’Europa chiudere la proceduta per disavanzo eccessivo nei confronti dell’Italia». Questo mette in ulteriore apprensione Piazza Affari. Che, fino a quel momento, è l’unica Borsa europea a mostrare il segno meno. Ma il vero colpo di grazia alle Borse lo tira il nuovo presidente dell’Eurogruppo, l’olandese Dijsselbloem. La sua filosofia è sem- plice: a pagare per le crisi bancarie devono essere gli azionisti, gli obbligazionisti e i correntisti (solo sopra la soglia dei 100mila euro). Non i contribuenti. In serata ha fatto una parziale rettifica, ma la sostanza del suo discorso è rimasta più o meno la stessa.
Le sue parole, battute da Reuters alle 15,38, cambiano le carte in tavola in Europa. Perché dopo lunghe trattative i capi di Stato, qualche mese fa, avevano raggiunto l’accordo per dotare il fondosalvaStati Esm del potere di ricapitalizzarele bancheincrisi. Maorailpresidente dell’Eurogruppo sembra lasciar intendere che questo fondononsaràmaiazionato. Cheilsalvagente non funzionerà mai. La preoccupazione di quel trader, secondo cui il pericolo «è che le Autorità cambino le regole del gioco durante la partita», si materializza.
Tutte le Borse ne prendono atto. Milano chiude in calo del 2,50%. Dai massimi toccati alle 9,01 il crollo è del 3,5%. Tutte le Borse europee, tanto briose in mattinata, terminano la giornata in rosso. Ma sono le banche a sprofondare veramente: UniCredit perde il 5,81%, Intesa Sanpaolo il 6,21%, Société Générale il 6,02%, Banco Espirito Santo il 4,43%. Persino la tedesca Deutsche Bank brucia il 3,18%.