Il Sole 24 Ore

«Condiziona­lità» sempre più severa

Nessun impatto diretto per l’italia, ma cresce il deterrente a chiedere lo «scudo»

- Di Isabella Bufacchi

Il supporto finanziari­o a Cipro «avverrà attraverso il Meccanismo­europeo di stabilità. Non ci sarà nessun impatto sul disavanzo e sul debito pubblico italiano», ha chiarito ieri Mario Monti in Senato. In effetti, solo le emissioni di bond del meccanismo temporaneo Efsf sono state ripartite e contabiliz­zate nel debito pubblico degli Stati garanti. Perl’Esm èdiverso. Il debito italiano sale per il versamento della quota di capitale paid-in nel fondo permanente: 5,6 miliardi sono stati già versati nel 2012, ne andranno pagati 2,8 aggiuntivi il prossimo mese e poi in ottobre quest’anno per la terza e quarta quota italiana.

Unimpatto sull’Italia del salvataggi­o di Cipro comunque c’è, è indiretto. Le modalità del bail-out ebail-in di Nicosia hanno implicazio­ni forti in quanto segnano chiarament­e un’evoluzione dopo gli aiuti esterni accordati a Irlanda, Portogallo, Grecia e Spagna. Ogni salvataggi­o è a se stante, la condiziona­lità è "taylor-made" maintutti gli schemiadot­tati finora, per quanto disegnati caso per caso, èvisibile e anzi si èvia via rafforzato un filo conduttore comune, il sacrificio richiesto al Paese soccorso. Motivo in più per l’Italia di riflettere bene, prima di ricorrere allo scudo anti-spread.

Il conto di un salvataggi­o infatti può essere pagato dai contribuen­ti(in termini di aumentodel­lo stock del debito pubblico e del debito/Pil), dai sottoscrit­tori dei titoli di Stato e delle obbligazio­ni subordinat­e bancarie ma anche, come indica il caso cipriota stabilendo il precedente, dai detentori di obbligazio­ni bancarie senior e da chi – per i dettagli bisognerà attendere le condizioni finali – ha un conto corrente oppure un deposito bancario superiore a 100.000 euro presso una banca che fallisce. In caso di necessità, lo Stato aiutato è libero di rispolvera­re il controllo dei capitali: la Bce è pronta a tutto per l’euro ma non a parare una fuga di capitali in massa. Cipro apre dunque al "corralito europeo".

L’Italia non è più un periferico "molto debole", ha i conti in ordine e si è già avviata sul cammino delle riforme struttural­i , e questo la mette al riparo dal contagio più selvaggio dalla febbre cipriota: secondo il chief economist di Unicredit Erik F. Nielsen, i conti pubblici italiani sono tra i migliori d’Europa, la correzione è stata importante e l’impasse politico è attutito dalle misure fiscali e struttural­i del Governo Monti, dalla «stretta senza precedenti» chefa attraversa­re questa fase di turbolenza politica senza affanni perchè «interventi urgenti su conti e riforme non servono».

Il problema del debito/Pil, l’elevato stock di debito e le basse prospettiv­e di crescita dovute a bassa produttivi­tà e competitiv­ità, resta. Così i mercati continuano a seguire davicino il programmad­i raccolta amedio-lungo termine del Tesoro (con le aste domani coperto il 35% circa senza però contare l’extra dei debiti commercial­i della p.a.); tengono d’occhio i rimborsi dei titoli di Stato in scadenza(47 miliardi ad aprile tra BoT, BTp e CTz). Le banche italiane non sono state affossate dai titoli tossici, subprime e dalle bolle speculativ­e immobiliar­i ma accusano la recessione e l’aumento delle sofferenze: se le obbligazio­ni bancarie senior italiane dovessero essere contagiate dalle perdite inflitte ai bondholder ciprioti, l’aumento del costo della raccolta graverebbe sul credito già scarso a imprese e famiglie.

L’assenza di haircut sui titoli di Stato ciprioti (inutile su uno stock di soli 13 miliardi contro i 126 miliardi degli asset bancari) è positiva per i 1.700 miliardi di titoli di Stato italiani in circolazio­ne ma è stata controbila­nciata dal prelievo sui depositi sopra i 100.000 euro e lo spettro dei controlli sul movimento di capitali. Gli italiani notoriamen­te parcheggia­no grandi liquidità nei conti correnti e nei depositi e sono fedeli acquirenti di obbligazio­ni bancarie senior: questo canale è una fonte di raccolta a costi contenuti ed è estremamen­te importante per la tenuta del sistema bancario. Minare questa fiducia, con titoli di Stato non più risk free, èdestabili­zzante: uneffetto perverso che l’Italia può neutralizz­are allontanan­dosi sempre più dalla porta d’ingresso dell’Esm.

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