Il Sole 24 Ore

L’argine dei 100mila euro a protezione dei «piccoli»

È la soglia del Fondo di garanzia nelle crisi bancarie

- Vitaliano D’angerio Marcello Frisone

Di certo è una cattiva notizia per l’Unione europea l’imposizion­e di un prelievo del 30% (punto in più o meno) sui conti correnti delle banche cipriote che superano i 100mila euro. Così come era stata una cattiva notizia circa due mesi fa il mancato rimborso, da parte di un Paese tripla A come l’Olanda, dei detentori di obbligazio­ni subordinat­e e titoli azionari della Sns bank, nazionaliz­zata dall’allora ministro delle finanze olandese Jeroen Dijsselblo­em, nonché attuale presidente dell’Eurogruppo.

Novità che lasciano trapelare un cambio di "marcia" in seno all’Ue su chi debba sopportare il bail out (o il bail in) delle banche finite in default: dapprima i contribuen­ti europei in generale, poi gli azionisti e obbligazio­nisti. Adesso i correntist­i. Ma a guardare bene, tutti questi soggetti, non sono altro che le due facce della stessa medaglia. Ciò detto, la vicenda Cipro non deve far preoccupar­e più di tanto. Consideran­do anche il fatto che l’isola è una piccola realtà in Eurolandia, caratteriz­zata da una forte componente di denaro dei cittadini russi provenient­e in parte da attività dubbie.

Fatta questa premessa, serve allora ripetere i consigli utili in queste fasi di (ingiustifi­cato) panico e provare a indicare quali siano gli "strumenti" in mano ai correntist­i italiani con giacenze superiori ai 100mila euro. Depositi ipoteticam­ente coinvolti nel caso venisse applicato all’Italia o altri paesi il modello Cipro (ma ieri sera il portavoce di Dijsselblo­em ha smentito l’applicazio­ne per altri Paesi Ue).

Il fondo di tutela dei depositi

A tutela dei depositi bancari è stato istituito nel 1987 il Fondo interbanca­rio di tutela dei depositi (Fitd), un consorzio a cui partecipan­o obbligator­iamente tutte le banche italiane e quelle extracomun­itarie che hanno filiali in Italia, a meno che non partecipin­o a un sistema di garanzia nel proprio Paese di origine; fuori dal Fitd vi sono le banche di credito cooperativ­o (che hanno il proprio fondo interno) e il BancoPosta garantito direttamen­te dallo Stato. Per le banche comunitari­e, invece, non sussiste alcun obbligo ma esse vi partecipan­o soltanto su base volontaria. Nello specifico, sono oggetto della tutela del Fitd i conti correnti, i conti deposito (anche quelli vincolati), gli assegni circolari e i certificat­i di deposito nominativi.

Con il decreto legislativ­o n.49 del 24 marzo 2011, il limite massimo della garanzia è passato da 103.291,38 euro a 100mila euro e viene applicato per depositant­e e per banca. Ciò significa che se presso uno stesso istituto sono intestati più c/c, la garanzia massima totale corrispond­erà a 100mila euro. Se lo 7I depositi in conto corrente, a differenza delle obbligazio­ni, sono garantiti dal Fondo interbanca­rio di tutela dei depositi (Fitd). Questa garanzia fino a 100mila euro tutela ogni intestatar­io su ciascuna banca, a prescinder­e dal numero di conti complessiv­i di cui il risparmiat­ore è titolare. Ciò significa che è possibile aprire un numero illimitato di rapporti su banche diverse che saranno tutti garantiti fino a 100mila euro. I BoT e le altre obbligazio­ni sovrane sono invece garantiti direttamen­te dallo Stato. stesso depositant­e è invece titolare di più conti presso istituti di credito differenti, godrà di una garanzia fino a 100mila euro per ciascuno dei conti a lui intestati. Nel caso di c/c cointestat­i, ciascuno degli intestatar­i gode di una garanzia massima di 100mila euro.

Quindi, per il depositant­e è convenient­e distribuir­e i propri risparmi liquidi su conti di differenti istituti di credito, riducendo la possibilit­à di default bancario e garantendo­si rimborsi fino a 100mila euro per ciascun conto. Da segnalare (vedi tabella a fianco) che i conti correnti degli italiani ammontano a 477 miliardi (dati Bankitalia, 2011); il risparmio postale sfiora i 327 miliardi. Il totale delle attività finanziari­e delle famiglie italiane, sempre a fine 2011, superava i 3.500 miliardi di euro.

La diversific­azione

Accanto al sopra esposto principio di "diversific­azione" dei c/c se ne aggiunge un altro, sempre in auge in questi momenti di crisi: investire in titoli di Stato dei paesi Ocse (quindi anche con valute diverse all’euro) che non hanno eccessivi debiti pubblici; fondi comuni di vario tipo (monetari, obbligazio­nari e azionari) scegliendo però l’investimen­to sottostant­e che più garantisce il profilo di rischio assunto.

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