L’argine dei 100mila euro a protezione dei «piccoli»
È la soglia del Fondo di garanzia nelle crisi bancarie
Di certo è una cattiva notizia per l’Unione europea l’imposizione di un prelievo del 30% (punto in più o meno) sui conti correnti delle banche cipriote che superano i 100mila euro. Così come era stata una cattiva notizia circa due mesi fa il mancato rimborso, da parte di un Paese tripla A come l’Olanda, dei detentori di obbligazioni subordinate e titoli azionari della Sns bank, nazionalizzata dall’allora ministro delle finanze olandese Jeroen Dijsselbloem, nonché attuale presidente dell’Eurogruppo.
Novità che lasciano trapelare un cambio di "marcia" in seno all’Ue su chi debba sopportare il bail out (o il bail in) delle banche finite in default: dapprima i contribuenti europei in generale, poi gli azionisti e obbligazionisti. Adesso i correntisti. Ma a guardare bene, tutti questi soggetti, non sono altro che le due facce della stessa medaglia. Ciò detto, la vicenda Cipro non deve far preoccupare più di tanto. Considerando anche il fatto che l’isola è una piccola realtà in Eurolandia, caratterizzata da una forte componente di denaro dei cittadini russi proveniente in parte da attività dubbie.
Fatta questa premessa, serve allora ripetere i consigli utili in queste fasi di (ingiustificato) panico e provare a indicare quali siano gli "strumenti" in mano ai correntisti italiani con giacenze superiori ai 100mila euro. Depositi ipoteticamente coinvolti nel caso venisse applicato all’Italia o altri paesi il modello Cipro (ma ieri sera il portavoce di Dijsselbloem ha smentito l’applicazione per altri Paesi Ue).
Il fondo di tutela dei depositi
A tutela dei depositi bancari è stato istituito nel 1987 il Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd), un consorzio a cui partecipano obbligatoriamente tutte le banche italiane e quelle extracomunitarie che hanno filiali in Italia, a meno che non partecipino a un sistema di garanzia nel proprio Paese di origine; fuori dal Fitd vi sono le banche di credito cooperativo (che hanno il proprio fondo interno) e il BancoPosta garantito direttamente dallo Stato. Per le banche comunitarie, invece, non sussiste alcun obbligo ma esse vi partecipano soltanto su base volontaria. Nello specifico, sono oggetto della tutela del Fitd i conti correnti, i conti deposito (anche quelli vincolati), gli assegni circolari e i certificati di deposito nominativi.
Con il decreto legislativo n.49 del 24 marzo 2011, il limite massimo della garanzia è passato da 103.291,38 euro a 100mila euro e viene applicato per depositante e per banca. Ciò significa che se presso uno stesso istituto sono intestati più c/c, la garanzia massima totale corrisponderà a 100mila euro. Se lo 7I depositi in conto corrente, a differenza delle obbligazioni, sono garantiti dal Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd). Questa garanzia fino a 100mila euro tutela ogni intestatario su ciascuna banca, a prescindere dal numero di conti complessivi di cui il risparmiatore è titolare. Ciò significa che è possibile aprire un numero illimitato di rapporti su banche diverse che saranno tutti garantiti fino a 100mila euro. I BoT e le altre obbligazioni sovrane sono invece garantiti direttamente dallo Stato. stesso depositante è invece titolare di più conti presso istituti di credito differenti, godrà di una garanzia fino a 100mila euro per ciascuno dei conti a lui intestati. Nel caso di c/c cointestati, ciascuno degli intestatari gode di una garanzia massima di 100mila euro.
Quindi, per il depositante è conveniente distribuire i propri risparmi liquidi su conti di differenti istituti di credito, riducendo la possibilità di default bancario e garantendosi rimborsi fino a 100mila euro per ciascun conto. Da segnalare (vedi tabella a fianco) che i conti correnti degli italiani ammontano a 477 miliardi (dati Bankitalia, 2011); il risparmio postale sfiora i 327 miliardi. Il totale delle attività finanziarie delle famiglie italiane, sempre a fine 2011, superava i 3.500 miliardi di euro.
La diversificazione
Accanto al sopra esposto principio di "diversificazione" dei c/c se ne aggiunge un altro, sempre in auge in questi momenti di crisi: investire in titoli di Stato dei paesi Ocse (quindi anche con valute diverse all’euro) che non hanno eccessivi debiti pubblici; fondi comuni di vario tipo (monetari, obbligazionari e azionari) scegliendo però l’investimento sottostante che più garantisce il profilo di rischio assunto.