Il Sole 24 Ore

Direzione-lampo senza Renzi e D’alema

Nel partito è tregua armata - Il «giovane turco» Orfini: si fanno le primarie anche se si vota a giugno

- Em. Pa.

«Non è questo il momento di aprire il dibattito sui contenuti». Franco Marini, ex leader della Cisl ed ex presidente del Senato di cui in questi giorni si fa il nome come possibile inquilino del Quirinale, prende la parola nella direzione del Pd subito dopo i brevi interventi di Enrico Letta e Pier Luigi Bersani e chiude di fatto la riunione lampo: meno di un’ora. Assente Matteo Renzi, che ha voluto comunque ribadire la sua lealtà («faccio gli auguro a Pier Luigi perché possa formare il governo di cui il Paese ha bisogno»). Assente anche Massimo D’Alema, impegnato come presidente della Fondazione europea dei progressis­ti in un convegno a Parigi. Nessuna traccia di Walter Veltroni. Tutti gli scettici del tentativo bersaniano di un governo di minoranza si sono di fatto tenuti a distanza.

La direzione lampo di ieri ha insommafot­ografato il congelamen­to della situazione interna al Pd, situazione pronta ad esplodere da giovedì se il tentativo di Bersani dovesse fallire. Il numero 2 Letta evoca il piano B solo per per respingerl­o: «Qualunque tentativo dopo questo è un tentativo peggiore per l’Italia e per il Pd», dice in direzione. Il partito deve restare unito, è l’invocazion­e di Letta: «Quello che è sicuro è che senza unità del Pd questo tentativo è impossibil­e, quindi lo sforzo è anche sulle nostre spalle». Un richiamo piuttosto esplicito a quanti, come il renziano Graziano Delrio, si sono lanciati in questi giorni nell’evocazione di un "governo del presidente".

Eppure il piano B aleggia eccome nelle strategie dei democratic­i. Non è un mistero che Renzi preferireb­be evitare il ritorno immediato alle urne e vedrebbe con favore un governo del presidente che faccia poche cose utili, a cominciare dalla riforma del Porcellum, per poi votare entro un anno. Su questa posizione anche Beppe Fioroni, Paolo Gentiloni, gli stessi D’Alema e Veltroni e molti ex Ppi a cominciare da Dario Franceschi­ni. Insomma, sulla posizione o governo Bersani o voto a giugno sono solo i bersaniani doc e i "giovani turchi". Eppure le urne subito evocate dai giovani turchi hanno un sapore particolar­e, che in qualche modo li avvicina a Renzi su una linea di rinnovamen­to anche generazion­ale.

Matteo Orfini, lasciando la riunione dei deputati del Pd, avverte: «L’unica alternativ­a al tentativo di Bersani sono le urne. E anche in caso di elezioni a giugno si devono fare le primarie per la premiershi­p». No a Bersani di nuovo candidato premier, insomma, se mai qualcuno dei suoi ci stesse pensando. Da parte sua, pur non auspicando le elezioni a giugno, Renzi ha già detto chiarament­e che lui è in campo e che le primarie vanno fatte in ogni caso. Ma si possono riaprire i gazebo in così poco tempo? Renziani e "giovani turchi" rispondono all’unisono: bastano 15 giorni.

Dare presto un Governo stabile al Paese per affrontare le emergenze, prima tra tutte quella occupazion­ale, sbloccare i pagamenti alle imprese da parte della Pubblica amministra­zione, ridurre le tasse sul lavoro e rifinanzia­re gli ammortizza­tori in deroga.

Sono, in sintesi, le richieste formulate dai leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, nell’incontro con Bersani, che ieri ha concluso il giro di tavoli con le parti sociali vedendo Rete imprese Italia, dopo aver incontrato domenica i vertici di Confindust­ria. «La priorità è avere un Governo che faccia le cose giuste – ha detto Susanna Camusso – bisogna frenare l’emorragia della chiusure delle imprese, sbloccare i pagamenti della Pubblica amministra­zione e allentare il patto di stabilità dei Comuni». Il segretario generale della Cgil ha proposto di «togliere il pagamento dell’Imu sulla prima casa fino ad un valore di mille euro», perché la «somma delle scadenze» estive, tra Imu, Tares e l’ulteriore aumento dell’Iva, è una «miccia che va disinnesca­ta».

La Camusso non è entrata nel merito delle formule di governo, anche se la Cgil si era espressa contro un governissi­mo con il Pdl, che invece ha il sostegno di Raffaele Bonanni: «Bisogna fare a tutti i costi il Governo – ha detto il numero uno della Cisl –. La situazione è drammatica e il Paese ha bisogno di un accordo tra le forze politiche». Bonanni ha ribadito di essere «contrariss­imo a tornare a votare» perché «rischiamo di finire come Weimar», e ha aggiunto: sti della politica, insieme al pagamento dei debiti della Pa. Giovanni Centrella (Ugl) ha ribadito la richiesta di «un Governo forte, non di minoranza, che metta in campo azioni per il lavoro».

La riduzione della pressione fiscale «oggi a livelli insostenib­ili per famiglie, lavoratori e imprese», insieme alla richiesta di scongiurar­e l’ulteriore aumento dell’Iva previsto da luglio e dalla riduzione dell’imposizion­e Irap, figurano in cima al documento "Le priorità per tornare a crescere" presentato da Rete Imprese Italia a Bersani. «C’è l’assoluta necessità e urgenza – ha detto il presidente di turno, Carlo Sangalli – di dare subito un Governo al Paese, richiesto dalla drammatica situazione economica che sta attraversa­ndo e dalle imprese che sono al collasso».

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