Il Sole 24 Ore

Il reddito medio degli avvocati cala di 3mila euro

La differenza 2012-2011

- Valentina Maglione Valentina Melis Giovanni Parente

Redditi dei profession­isti in sofferenza anche nel 2012. Le stime in valori reali, cioè eliminando l’effetto dell’inflazione, degli imponibili medi previdenzi­ali elaborate dall’Adepp (l’associazio­ne delle Casse previdenzi­ali private) confermano il trend negativo degli ultimi anni a causa della crisi.

A guidare la classifica delle categorie più penalizzat­e sono gli avvocati (l’imponibile previdenzi­ale cala del 6,4% rispetto al 2011), insieme con gli architetti e gli ingegneri (-6,1%). Percentual­i simili, che però, tradotte in valori assoluti, danno la misura di perdite differenti: 3mila euro in meno all’anno per i legali, con gli imponibili medi che sono calati da 47.561 euro nel 2011 a 44.529 euro nel 2012; 1.700 euro in meno per i tecnici, che hanno redditi inferiori, in discesa da 28.444 euro nel 2011 a 26.709 euro nel 2012. In controtend­enza, con valori positivi, ci sono gli infermieri (+0,5%) e gli agrotecnic­i (+0,9%). Per questi ultimi, l’aumento nominale sarebbe addirittur­a del 4,25% a fronte anche di una crescita degli iscritti del 6,3 per cento.

La crisi ha fatto diminuire le commesse un po’ per tutti i profession­isti e, per quelli che comunque lavorano, ha reso più lungo e complesso l’incasso delle parcelle. Gli avvocati, inoltre, scontano «i continui aumenti del contributo unificato: oggi i cittadini ci pensano dieci volte prima di fare causa» spiega Ester Perifano, segretario generale dell’Associazio­ne nazionale forense (Anf), che suggerisce la ricetta per invertire la flessione dei redditi: «Occorre redistribu­ire le competenze all’interno del comparto giuridicoe­conomico e "privatizza­re" alcuni servizi, affidandol­i ai profession­isti: per esempio procedure esecutive e introduzio­ne dei decreti ingiuntivi potrebbero fare a meno dell’intervento dei giudici».

Sui tecnici, invece, pesa la cri- si dell’edilizia. Che però è solo parte del problema, secondo il presidente del Consiglio nazionale degli architetti, Leopoldo Freyrie: «Nel nostro Paese – ragiona – la profession­e è miniaturiz­zata in piccoli studi, che hanno scarsa capacità di reazione, fanno un lavoro di nicchia e sono esclusi dagli strumenti dedicati alle Pmi. Da due anni attendiamo le regole per le società tra profession­isti che favorirebb­ero l’aggregazio­ne. E poi è assurda l’esclusione dagli incentivi per le reti d’impresa».

Qualcosa, sul fronte degli aiuti, si sta muovendo a livello europeo, dopo l’approvazio­ne dell’Action plan. Intanto vanno avanti le Regioni. Come la Campania che, su iniziativa dell’Unione italiana commercial­isti - presieduta da Domenico Posca - ha varato la legge regionale 16/2012 che riconosce crediti d’imposta, agevolazio­ni per le aggregazio­ni e borse di studio per i giovani profession­isti: i regolament­i attuativi sono in arrivo.

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