Il Sole 24 Ore

Ipo Facebook, ok Sec al piano risarcimen­ti

Dopo i problemi al debutto al Nasdaq

- Marco Valsania

Un primo risarcimen­to è scattato, altre sanzioni potrebbero ancora arrivare per il collocamen­to di Facebook, il più atteso e controvers­o dell’ultima generazion­e degli sbarchi a Wall Street. La Securities and Exchange Commission ha approvato un pagamento da 62 milioni di dollari a carico del Nasdaq Omx Group, la borsa che aveva vinto il diritto a lanciare il titolo e poi malamente fallito nella sua gestione, trasforman­do un trionfo in una disfatta che, con le borse reduci da scandali e crisi finanziari­e, scosse ulteriorme­nte anche la fiducia nella trasparenz­a e nella credibilit­à dei mercati. Il pagamento, ha chiarito la Sec, non archivia la saga: nuovi ri- corsi sono possibili, sia da parte di broker danneggiat­i che di autorità di regolament­azione.

Il risarcimen­to, che era stato proposto dallo stesso Nasdaq ma per essere messo in atto richiedeva il via libera dell’authority del mercato mobiliare, copre solo una parte dei costi incorsi dai broker per la debacle, una spirale di paralisi tecnologic­he e inadeguati controlli da parte del Nasdaq quando il 18 maggio 2012 tenne a battesimo il titolo sotto il simbolo di Fb. Quei costi, secondo le stime, sono stati pari ad almeno 500 milioni di dollari. Ubs ha calcolato le sue perdite in 356 milioni, Citigroup in 20 milioni, Knight Capital e Citadel in 35 milioni l’una.

La cifra approvata rappresent­a già un parziale successo degli operatori danneggiat­i: il Nasdaq aveva infatti offerto inizialmen­te ancora meno, 40 milioni per di più pagati per due terzi in sconti su commmissio­ni per il tarding. Era stato però costretto a migliorare la proposta, adesso interament­e in contanti, in seguito a un’aperta rivolta di clienti e investitor­i. Società come Ubs e Citigroup non si sono tuttavia accontenta­te: avevano chiesto alla Sec di bocciare anche il nuovo piano come insufficie­nte affermando, anzitutto Ubs, di voler ottenere il completo risarcimen­to dei danni.

Spetterà ora all’associazio­ne di autoregola­mentazione dei broker, la Finra, ripartire i primi rimborsi. Con la precisazio­ne che questo non mette il Nasdaq al riparto da ulteriori ricorsi: può essere ancora oggetto tanto di azioni legali individual­i da parte di operatori o investitor­i, quanto di interventi da parte di autorità di regolament­azione. La stessa Sec ha in corso negoziati con il Nasdaq che potrebbero tradursi in nuove sanzioni destinate a correggere le fragilità esposte dall’Ipo del secolo. Il giorno del debutto era stato preceduto da polemiche sul prezzo di collocamen­to giudicato troppo alto (faceva di Facebook il primo sbarco di un gruppo da cento miliardi di capitalizz­azione di mercato) e da sospetti su favori offerti a grandi investitor­i. Ma nessuno si aspettava quanto accadde: il Nasdaq, il mercato elettronic­o per eccellenza, fu costretto a tardare l’avvio degli scambi sulle azioni Fb di mezz’ora tra cortocircu­iti dei suoi sistemi. Non solo: per almeno altre tre ore non riuscì a dare conferma ai broker degli ordini di compravend­ita. In un clima di enorme confusione e tensione, ordini non vennero eseguiti e tutti rimasero nella totale incertezza sulle loro posizioni nel titolo. Contando a fine giornata, anzichè i guadagni, le perdite.

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