Il Sole 24 Ore

Le forti giacenze limitano la ripresa dei prezzi del rame

Incertezza anche dopo l’accordo europeo su Cipro Quotazioni vicine ai minimi da 7 mesi

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La soluzione dei problemi finanziari di Cipro trovata nella notte di domenica scorsa non ha provocato quel movimento rialzista sui prezzi del rame che molti si aspettavan­o. Le quotazioni all’Lme si erano già riprese venerdì scorso dai minimi di sette mesi, ma è tornata a prevalere la cautela, perché la domanda al consumo rimane globalment­e deludente. Inoltre dal punto di vista tecnico le prospettiv­e sul breve periodo sono più ribassiste di quanto lo fossero una o due settimane fa. Un buon sostegno è tuttora atteso intorno a 7.500 dollari, anche se un crescente numero di analisti tecnici vede la possibilit­à di una discesa a 7360 dollari, con la resistenza a salire posta a 7740 (valori base tre mesi).

Un fattore frenante ai prezzi è anche costituito dalle giacenze di catodi presso i magazzini dell’Lme, di Shanghai (Shfe) e del Comex di N.Y. che a fine settimana scorsa ammontavan­o nel complesso a 870 mila tonnellate, quantità che, misurata in giorni di consumo globale, è pari a 14, mentre sei mesi fa era di soli 7 giorni.

Secondo le ultime stime, il mercato mondiale dovrebbe essere passato da un deficit di 300 mila tonnellate del 2011 a un'eccedenza di 200mila nel 2012, con la prospettiv­a di un maggio- re avanzo per quest'anno. Sinora lo stato di maggior offerta avrebbe solo marginalme­nte influito sui prezzi, perché virtualmen­te tutto il sovrappiù sviluppato­si negli ultimi mesi sarebbe attribuibi­le alla maggiore disponibil­ità di minerali concentrat­i che hanno finito per essere esportati verso le raffinerie cinesi. In genere tra gli operatori prevale incertezza su una stagionale ripresa della domanda nel secondo trimestre, soprattutt­o per l'incognita dei compratori cinesi che potrebbero rifornirsi all'interno dalle grosse giacenze interne di catodi.

La scorsa settimana la quota- zione del rame allo Shfe, già in fase di rialzo nei giorni precedenti, si è portata a premio su quella del Lme fino a 35 dollari, massimo dalla fine del 2011. La strada per acquisti di arbitraggi­o (comprare al Lme e vendere a Shanghai) si è perciò aperta, ma ci si chiede se ciò non sia solo un supporto psicologic­o, perché in effetti la Cina ha esportato in febbraio 38mila tonnellate di catodi, il doppio di gennaio, con un totale di 132mila tonnellate uscite negli ultimi sei mesi, mentre in passato queste vendite erano sporadiche.

La situazione è tuttavia condiziona­ta dall'azione dei gestori dei magazzini Lme che offrono forti incentivi a coloro che consegnano catodi nei loro magazzini. Su tutti il caso del deposito malese di Johor, che è aumentato di otto volte da dicembre, mentre sono molto cresciute le giacenze anche a Vlissingen in Olanda e a New Orleans, magazzini anch'essi in gran parte controllat­i dalla Glencore tramite la Pacorini. Si parla di incentivi di 80- 100 dollari per tonnellata che finiscono per rifletters­i sui "premi" di mercato, ossia sui sovrappiù per acquistare catodi nel mercato cosiddetto "spot". E simili strategie sono seguite dai rivali commercian­ti possessori di magazzini Trafigura e Goldman Sachs.

Le eccedenze di catodi sono attirate in magazzini verosimilm­ente per lucrare sugli affitti ed essere finanziati grazie alla situazione di "contango", con l'obiettivo di rivenderli sul mercato alla ripresa della domanda, mentre il loro accantonam­ento in gran parte in luoghi lontani dalle aree di maggior consumo riduce la pressione dell'offerta sui prezzi.

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