Nella ex distilleria dove cresce l’hi-tech
Il centro tecnologico dell’area pisana ospita 61 aziende nei settori più innovativi e ha già incubato 47 startup
La prima società a insediarsi nel Polo tecnologico di Navacchio, nel 2000, fu Hyperborea: una cooperativa che fa gestione di archivi digitalizzati nel settore dei beni culturali. L’ultima arrivata in ordine di tempo, pochi mesi fa, è Phymtech: startup in fase d’incubazione, nata per trasferire modelli di analisi dalla fisica a comparti come le biotecnologie e la farmacologia.
Mentre intorno all’Università di Pisa si è consolidata una delle eccellenze nazionali nel campo della formazione e della creazione di spin-off, con le punte di diamante delle scuole superiori Normale e Sant’Anna; nel comune di Cascina, a neppure 20 chilometri dalla città della Torre pendente, c’è il luogo dove le imprese tecnologicamente più innovative crescono e si fanno le ossa per affrontare il mercato.
«L’integrazione tra settori di attività è il nostro punto di forza», spiega Alessandro Giari, direttore generale del Polo tecnologico di Navacchio e presidente dell’Associazione dei Parchi scientifici e tecnologici italiani (Apsti). «Fin dall’inizio abbiamo rovesciato il rapporto tra domanda e offerta d’innovazione, dando priorità alle esigenze delle imprese – aggiunge –. La formula, anche se accolta con scetticismo da una parte del mondo accademico, ha funzionato».
Sorto nell’area industriale abbandonata della ex distilleria Darsa, su iniziativa del Comune di Cascina e della Provincia di Pisa, a seguito di un accordo di programma sottoscritto con la Regione Toscana, il Polo di Navacchio è gestito da una società per azioni presieduta da Sandra Vitolo (docente d’ingegneria chimica) e partecipata oltre che dagli Enti locali anche dalla finanziaria regionale Fidi Toscana e dalla Banca di credito cooperativo di Fornacette.
A lanciare il progetto fu Carlo Cacciamano, all’epoca sindaco di Cascina, il cui padre era stato l’ultimo direttore della distilleria: 12 miliardi di lire l’investimento iniziale (4,7 messi dal Comune, 3 dalla Provincia, il resto da fondi Ue), con cui partì il primo lotto di 4.500 metri quadrati dove tredici anni fa cominciarono a insediarsi imprese hi-tech. Oggi sta per essere inaugurato il quarto lotto (la previsione è per l’autunno), che porterà la superficie disponibile a circa 20mila metri quadrati, con 20 lotti in più (già tutti prenotati) in aggiunta alle 61 aziende oggi attive nei comparti di Ict, microelettronica, biomedicale, robotica, energia e ambiente.
Il valore complessivo del fatturato di queste aziende è stato di 27,3 milioni nel 2011 (ultimo dato disponibile), in crescita dell’8% sull’anno precedente. La stima per il 2012 è sostanzialmente in linea. Gli occupati sono 549, con una dimensione media di 9 addetti per impresa. L’Ict è il settore più rappresentato (42%), seguito dai servizi (25%), energia e ambiente (13%), robotica (7%) e telecomunicazioni (5%). Le collaborazioni aperte con i centri di ricerca universitari, privati e del Cnr, sono 70 e circa 300 quelle attivate con aziende esterne, da cui sono nati 56 nuovi prodotti, 20 nuovi servizi e 5 nuovi processi.
«Il rapporto con le Università è guidato dalle esigenze delle imprese che all’interno del Polo, oltre a contare su un sistema di servizi avanzato, che va dalla banda larga alla copertura wireless, dalla fonia centralizzata all’auditorium, hanno l’opportunità di realizzare sinergie e integrazioni con estrema facilità – dice Giari –. Il modello organizzativo aumenta la competitività delle imprese, che infatti crescono mediamente del 20% all’anno, con punte del 40%».