Via libera al terzo centro Ikea a Roma
L’ok della Giunta Zingaretti, investimenti per 110 milioni
La crisi dei consumi colpisce i ricavi di Ikea ma non taglia i 400 milioni d’investimenti stanziati per il prossimo triennio. A iniziare dai 65 per il punto vendita in via di realizzazione a Pisa e il maxi investimento di 110 milioni per il terzo negozio di Roma, uno dei più costosi della rete mondiale Ikea. Per quest’ultimo dopo sette anni di attesa si è concluso l’iter burocratico e il neo governatore del Lazio Nicola Zingaretti si appresta a firmare l’accordo di programma. La Regione rilascerà la licenza commerciale (necessaria per le superfici superiori a 20mila mq) mentre il Comune di Roma concederà la licenza di costruzione. Il cantiere potrà avviarsi già dalla prossima primavera. «Siamo felici dello sblocco del negozio del Pescaccio – commenta Lars Petersson, 51 anni, ad di Ikea Italia - sia pure dopo tanti anni di lungaggini burocratiche. Servirà l’area a nord ovest di Roma e sgraverà gli altri due punti vendita, oggi sottoposti a una pressione insostenibile». Sorgerà su un’area di 36mila metri quadrati, una vecchia cava, e avrà uno shopping center con annesso un parco.
L’altra notizia è che il primo albergo Ikea, parte di un progetto da un miliardo di euro, è localizzato in Italia e sorgerà davanti al terminal 2 dell’aeroporto di Malpensa. L’apertura è prevista per i primi mesi del 2014 e sarà realizzato, attraverso la partnership di Interhospitality, in collaborazione con la catena internazionale Marriott hotel, a cui spetterà la gestione operativa. Alla multinazionale svedese compete la proprietà. «Sarà un albergo a tre stelle – osserva Petersson – pratico, low cost e destinato al turismo e ai giovani». Il progetto globale comprende l’apertura di almeno 150 hotel in dieci anni tra Italia, Germania, Belgio, Gran Bretagna, Olanda e Paesi Baltici. Gli alberghi avranno l’insegna Moxi hotels e non saranno ammobiliati dalla società svedese. La controllata che sviluppa il progetto è Inter Ikea, la filiale immobiliare del gruppo scandinavo che dovrà investire i proventi derivanti dalla vendita dal marchio Ikea, acquisito per 9 miliardi dalla Fondazione Interogo, un’altra delle società della galassia Ikea.
Dal prossimo 15 aprile ikea Italia tornerà a commercializzare le polpette anche nel nostro Paese dopo aver introdotto nuovi con- trolli sia sull’approvvigionamento della sede sia a livello della piattaforma italiana di S. Ilario d’Enza (Reggio Emilia). La sospensione era stata decisa all’indomani della scoperta di tracce di carne di cavallo nella Repubblica Ceca. La società italiana ha deciso di ridurre il numero dei fornitori, intensificare e migliorare i controlli sulla filiera produttiva. Le torte di mandorle e cioccolato, stoppate dopo la scoperta di coliformi in Cina, sono invece da ieri nuovamente in vendita nei ristoranti e bar di Ikea. «Dopo l’allarme delle polpette contaminate – precisa Valerio di Bussolo, corporate Pr manager – le vendite sono calate del 20-25% ma le analisi svolte in Italia sulla presenza di carne di cavallo nelle polpette hanno sempre dato riscontri negativi, mentre quelle predisposte sulle torte alle mandorle e cioccolato non hanno mai rilevato presenza di batteri pato- geni». Sul food di Ikea non c’è da scherzare: l’azienda nel 2012 ha servito circa 7 milioni di pasti per un fatturato di 94 milioni.
La crisi italiana non ha risparmiato nemmeno il gigante del mobile low cost, anche se la perdita è inferiore alla media del mercato. Il fatturato del 2012 (l’anno fiscale termina in agosto) di Ikea Retail si è chiuso con un valore della produzione in calo da 1,694 a 1,649 miliardi (a rete corrente) ma soprattutto il Mol è scivolato dai 150 milioni del 2010 agli 87 del 2012; i 42 milioni di utile di due anni fa sono diventati una perdita di 10 milioni. Forse uno choc anche per il management italiano. I 20 negozi italiani hanno ricevuto 45,8 milioni di visite, un milione in meno dell’anno prima. E nel nuovo esercizio? Nel primo trimestre il calo delle vendite si è accentuato del -7,4% e i visitatori si sono contratti del 4,3 percento. «Per quest’anno Federlegno arredo – conclude Petersson – stima un calo della domanda del mercato italiano pari all’11%, ma noi abbiamo ancora sei mesi di esercizio per tentare un recupero».