L’italia arranca dietro l’estonia
Nell’edizione 2013 dell’innovation Union Scoreboard Roma è al sedicesimo posto
L’Italia innova più di Spagna e Portogallo (e da qualche anno sembra accontentarsene). Ma nel complesso meno di Estonia, Cipro e Slovenia. Per innovazione, ricerca, brevetti e dottorandi restiamo inchiodati al 16˚ posto, con indicatori ampiamente al di sotto della media Ue e battuti da tutti i big continentali.
L’Innovation Union Scoreboard 2013 – la nuova classifica sullo stato dell’innovazione nei 27 Paesi della Ue, elaborata dalla Direzione generale per le Imprese e l’Industria della Commissione europea – fotografa un quadro sostanzialmente invariato nonostante la crisi economica. Anzi, se rispetto alla precedente indagine 2011, c’è stato un complessivo miglioramento delle performance nella Ue (con la Germania promossa da Paese sostenitore dell’innovazione a vero e proprio leader), in termini di "classifica" è cambiato poco o nulla. Insomma, nel 2012, chi era un paese leader nell’innovazione lo è rimasto e chi arrancava non è riuscito a colmare il gap dal "blocco" dei pa- esi che lo precedono. Nel complesso, l’Europa migliora la sua performance. Ma ci battono Usa, Giappone e Sud Corea.
Scopo del rapporto, che analizza 25 indicatori (da spese di ricerca, brevetti depositati, scienziati e ricercatori occupati, pubblicazioni scientifiche, collaborazioni tra imprese e altri indicatori del processo d’innovazione), non è individuare i buoni e i cattivi, ma ottenere un riscontro sull’efficacia delle iniziative prese per raggiungere gli obiettivi di innovazione e competitività di "Europa 2020", tra punti di forza e debolezze.
E come si colloca il sistema-Italia? Prima tra i "moderatamente innovatori" precede gli altri tre Paesi mediterranei a causa del ri- tardo negli investimenti per la modernizzazione dei settori pubblico ed industriale, in particolare quello ad alto contenuto tecnologico, e l’insufficiente percentuale di Pil investita in ricerca e sviluppo (mentre Roma è ferma all’1,3% sul Pil, la media Ue è al 2% mentre i leader d’innovazione sono già al 3 per cento).
L’Italia appare forte nella disponibilità di capitale umano e innovatori, ma debole nel sistema imprenditoriale che li valorizza. Crescono i dottori di ricerca (+7,5%) e la percentuale di studenti extra Ue che sceglie il Paese come meta di dottorato(+16%) anche se la popolazione italiana con un livello di "educazione terziaria" resta attorno al 12% contro una media Ue superiore di almeno 10 punti. Gli italiani vantano anche un incremento di pubblicazioni scientifiche internazionali (+5,2%), grazie soprattutto ai "cervelli in fuga". Ma decresce il patrimonio intellettuale (ovvero il deposito di marchi Ue e brevetti). Interessante anche il dato delle imprese che debuttano in mercati per loro del tutto nuovi (+13 per cento).