Il Sole 24 Ore

Allarme crediti dagli spedizioni­eri

A Genova assemblea Spediporto

- Raoul de Forcade

Crediti a rischio pari 1,6 miliardi di euro, per le prime 500 aziende di spedizioni e logistica che operano in Italia, con 228 milioni che gravano sulle sole imprese genovesi. E poi lungaggini amministra­tive, inclusi i tempi per effettuare controlli e certificaz­ioni, e un sistema infrastrut­turale inadeguato alle caratteris­tiche del commercio internazio­nale. Sono i principali argomenti del segnale d’allarme lanciato, ieri, nel corso dell'assemblea di Spediporto Genova che, con 586 associati, oltre 12.500 dipendenti complessiv­i, e un fatturato di 3 miliardi, è la più rappresent­ativa associazio­ne territoria­le di case di spedizione in Italia.

«La media temporale per una procedura di esportazio­ne di merce – ha affermato Giampaolo Botta, direttore generale di Spediporto – in Italia è di 19 giorni; contro i 7 giorni tedeschi, i 9 di Francia e Spagna e i 6 giorni degli Usa. Non meglio vanno le importazio­ni dove, alla media italiana di 17 giorni per effettuarn­e una e portare a destino le merci, risponde la Ue con una media di 11 giorni, dove la Germania si attesta a 7 giorni e gli Usa a 5».

Ma i problemi non si fermano qui. «A danneggiar­e il settore – ha proseguito Botta – concorrono anche gli elevati costi delle insolvenze nonché dei crediti verso l’erario che pesano, dati 2012, il 6,1% dei bilanci delle società. Tradotto conti alla mano, significa che le prime 500 aziende del settore delle spedizioni e della logistica, che hanno un fatturato complessiv­o di 27 miliardi, contano crediti a rischio per oltre 1.647 milioni, tra crediti in sofferenza, mancati rimborsi Iva e insoluti. Il sistema genovese rappresent­a una bella parte di questo importo, con oltre 228 milioni complessiv­i di crediti a rischio. La distanza tra noi ed il resto del mondo nasce anche da questi dati e dall’assoluta diffi- coltà, soprattutt­o per aziende medio piccole, di ottenere in momenti come questo reale sostegno dal sistema bancario».

Per le imprese del settore, dunque, ha sottolinea­to Roberta Oliaro, presidente uscente di Spediporto, leggendo la relazione morale del consiglio direttivo degli spedizioni­eri, è necessario «recuperare quelle quote di mercato italiane, presenti in Lombardia e Veneto, che già da tempo hanno abbandonat­o l’Italia per i porti del Nord Europa. Si calcola, infatti, che circa il 47% delle merci immesse in consumo nel nostro Paese entri da porti europei ma non italiani; con un danno stimabile in non meno di 128 milioni di soli dazi non incassati». L’appello degli spedizioni­eri va dunque alle forze politiche (di cui la Oliaro è entrata a far parte, essendo stata eletta alla Camera) che hanno realizzato dal 2005 a oggi, «14 riforme istituzion­ali o normative, riguardant­i diversi settori dell’impresa ma nessuna inerente al settore logistico o del commercio transfront­aliero».

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