Il Sole 24 Ore

Consumi contenuti e praticità d’uso confermano questi veicoli come la soluzione ideale per la mobilità urbana

- Di Mario Cianflone

Poco più di duecento chili (con il guidatore) invece di una tonnellata e mezza, 25 chilometri con un litro con emissioni contenute ai massimi livelli, grande agilità, pochi problemi di parcheggio e un’impronta a terra, cioè la superficie occupata in marcia o in sosta, che è una frazione di quella di un’automobile. Ecco in una sintesi, approssima­tiva ma realistica, quali sono i numeri del vantaggio che le due ruote hanno sulle quattro.

Non ci sono dubbi, lo scooter e la moto sono i mezzi più razionali, convenient­i, pratici e intrinseca­mente verdi. In una parola, sono quelli più sostenibil­i. E non solo in termini di emissioni e consumi.

Moto e scooter, beninteso, hanno due vocazioni di utilizzo ben diverse: la prima è spesso un oggetto di pura passione votata al piacere di guida, i secondi sono intrinseca­mente utilitaris­tici e hanno da parte loro la facilità di guida (per tutti) e la praticità di impiego, certo il mal tempo e l’inverno li penalizza, ma in fondo con un copertina e una buona giacca (con le protezioni!) spesso si prende meno freddo che aspettare il tram sotto la pioggia.

Le due ruote (e anche le tre visto il diffonders­i di mezzi come il Piaggio Mp3) offrono, a prescinder­e che siano un tranquillo ruote alte o una grintosa enduro, un grande contributo alla riduzione del traffico, all’abbattimen­to delle emissioni da autotraspo­rto in città e innalzano la qualità della vita e della mobilità di chi li impiega.

Tuttavia, a fronte di innegabili vantaggi ci sono alcuni elementi critici: fattori che ne penalizzan­o la diffusione e ne frenano ulteriorme­nte la voglia di moto e le vendite in un momento in cui le immatricol­azioni segnano cali a doppia cifra a causa della crisi e della contrazion­e di redditi e consumi.

Stiamo parlando di costi di manutenzio­ne e gestione. Le polizze di assicurazi­one, è ormai noto, sono spaventosa­mente care, a un livello tale da spingere molti a rinunciare all’acquisito di veicoli nuovi o usati.

Altro punto critico sono i costi di manutenzio­ne: ricambi con prezzi da gioielleri­a e tagliandi spesso molto onerosi. Proporzion­almente, sono più costosi quelli degli scooter a causa anche di parti soggette a forte usura come la cinghia di trasmissio­ne o gli elementi dei cambi automatici a variazione continua. Inoltre, gli intervalli di assistenza sono fissati a scadenze ravvicinat­e (5/6 mila chilometri). E qui le case costruttri­ci devono inevitabil­mente fare di più per calmierare i prezzi e avvicinare le due ruote alle auto. Piaggio, ad esempio con il recente motore 125 cc a tre valvole, montato anche sulla Vespa 946 8 (foto sopra, ancora non è in vendita ma è già un oggetto di culto) ha portato il chilometra­ggio tra un tagliando e l’altro a 10mila chilometri oltre ad aver ridotto i consumi del 30% rispetto all’"ottavo di litro" della precedente generazion­e. Il nuovo motore si accontenta di un litro di verde ogni 55 km alla velocità di 55 km/orari. Non se la ca- va affatto male anche il propulsore Honda che montato sui nuovi Sh 125i e 150i garantisce, secondo il dato medio dichiarato dalla casa, oltre 40 km con un litro. Insomma, due esempi pratici di quanto le due ruote siano ben sostenibil­i per l’ambiente e il portafogli e di quanto dovrebbero meritare anche in termini di attenzione da parte dell’ammini- strazione centrale e locale del nostro Paese. Sostenere, anche con iniziative tese a favorire la mobilità urbana con moto e scooter, fa bene all’ambiente, alla qualità dell’aria e soprattutt­o all’economia italiana e a un’industria che è una delle punte di massima eccellenza del nostro paese. Vanta gruppi multinazio­nali come Piaggio, marchi leggendari

La Vespa 946 incarna la quintessen­za dello scooter italiano per antonomasi­a. Sarà in vendita a breve ed è già un oggetto di culto in virtù del suo design (Ducati, Guzzi, MV Agusta), fabbriche importanti in termini di occupazion­e diretta e di indotto (anche di case straniere come Honda ad Atessa), produttori di componenti di livello internazio­nale. E si tratta di imprese che, escluse le reti di vendita, generano un fatturato annuale di 5 miliardi di euro.

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Instant classic.

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