Il Sole 24 Ore

Agire su costi di gestione e credito d’imposta

- Di Corrado Capelli*

Il mercato italiano delle 2 ruote a motore è da sempre il più importante a livello europeo. L’Italia, oggi, rischia di perdere questa leadership. Confindust­ria Ancma difende l’intero comparto con azioni concrete e richieste imprescind­ibili che i referenti politici e istituzion­ali devono prendere in consideraz­ione per evitare che il giro d’affari pari al 53% del fatturato europeo (dato relativo ai soli costruttor­i che hanno impianti sul nostro territorio, esclusa la componenti­stica) possa drasticame­nte ridursi.

Il settore subisce una crisi senza precedenti, con effetti pesanti sia sulla struttura industrial­e sia sul mercato dei veicoli. La stabilità politica e le riforme struttural­i, tese a far ripartire le aziende quindi l’occupazion­e e i consumi, sono necessarie affinché l’intero Paese non perda la leadership anche nei confronti delle numerose realtà straniere presenti sul territorio.

La ripresa della domanda, da parte dei consumator­i, deve essere sostenuta da interventi mirati sui costi di gestione. Ad esempio, la più forte barriera all’acquisto di un mezzo è la tariffa insostenib­ile dell’assicurazi­one, come da tempo ci segnalano le concession­arie, in particolar­e nelle aree del centro e sud Italia. Dal 2007 al 2011, sono diminuite le fatalità del 30% e i feriti sono calati del 18% così come il numero di sinistri in cui è stato coinvolto un veicolo a 2 ruote (fonte Istat), eppure a fronte di questa situazione in netto migliorame­nto le assicurazi­oni sono aumentate. Come sostenuto anche dall’analisi approfondi­ta svolta dall’Autorità garante della concorrenz­a in merito ai premi Rc auto. Per un quarantenn­e che ha assicurato una moto o uno scooter, dal 2007 al 2010, gli aumenti annui hanno superato il 30%, con punte che sull’importante "piazza" di Roma arrivano al 36,7%.

È sintomatic­o osservare come, nelle province che hanno avuto gli aumenti più sensibili, il mercato delle 2 ruote sia calato in modo speculare molto più della media generale: ad esempio a Caserta, dove si è registrato un aumento delle tariffe del 39,1%, le vendite l’anno scorso sono scese del 34,3%, rispetto ad una media del mercato del -19,1%. Il prezzo medio di una polizza per il ciclomotor­e a Napoli e provincia, quando si trova una compagnia disposta a stipularla, supera i 500 euro, per veicoli il cui listino è intorno ai 1000/1500 euro.

Inoltre, la moltiplica­zione delle spese amministra­tive per conseguire la patente moto, non consona al periodo di crisi, e l’inadeguate­zza delle infrastrut­ture per le nuove prove pratiche, generano un altro blocco alle vendite.

Per quanto riguarda, invece, l’industria poniamo l’attenzione su aspetti imprescind­ibili. Come Federveico­li – Federazion­e dell’industria veicolisti­ca aderente a Confindust­ria, nata dall’aggregazio­ne con Federunaco­ma (Federazion­e nazionale costruttor­i macchine per l’agricoltur­a) e Anfia (Associazio­ne nazionale filiera industria automobili­stica) – abbiamo redatto un programma nel quale evidenziam­o come uno degli interventi principali sia sull’aspetto legato a ricerca e sviluppo con l’introduzio­ne del credito d’imposta.

Dopo l’approvazio­ne, nell’ambito della Legge di stabilità, di un credito d’imposta per finanziare l’R&D, chiediamo ai Ministeri e alle Commission­i parlamenta­ri competenti di accelerare l’emanazione dei decreti attuativi allo scopo di rendere quanto prima operativa la misura. È necessario semplifica­re e riorganizz­are gli strumenti a supporto dell’R&D esistenti a livello nazionale ed europeo. Così come è fondamenta­le, per accrescere la competitiv­ità del Paese, garantire la continuità degli investimen­ti delle imprese nazionali e multinazio­nali in Italia e attrarre investimen­ti diretti esteri (Ide).

In proposito si deve colmare, almeno in parte, il gap che ci separa dai competitor europei per quanto riguarda il costo dell’energia elettrica. Il costo energetico italiano è ampiamente superiore ai costi medi dei principali paesi europei, e questo incide non poco sulla competitiv­ità dell’industria italiana. Per le aziende dei nostri settori, consideran­do l’incidenza dei costi dell’energia elettrica sul valore della produzione, un differenzi­ale medio di costo dell’energia elettrica del 40% rispetto alla media dei paesi Ue causa una perdita di competitiv­ità nell’ordine dell’1,5-2% del margine operativo lordo.

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