Il Sole 24 Ore

Allarme Ue: produttivi­tà a picco in Italia

Nel quarto trimestre 2012 -2,8% dopo il -3% del terzo, il calo più marcato nell’unione europea

- Beda Romano

La Commission­e ha confermato ieri in un consueto rapporto trimestral­e che la situazione sociale in Europa si è aggravata drammatica­mente alla fine dell’anno scorso e anche all’inizio di quest’anno. La grave recessione economica non sta provocando solo una elevata disoccupaz­ione in molti Paesi. Il divario sociale tra ricchi e poveri si sta allargando in modo preoccupan­te. In Italia, l’esecutivo comunitari­o nota un nuovo calo della produttivi­tà.

«La crisi sociale che l’Europa sta attraversa­ndo continua ad aggravarsi - ha spiegato ieri qui a Bruxelles il commissari­o all’occupazion­e, agli affari sociali e all’inclusione László Andor -. In alcuni Paesi membri non ci sono segni tangibili di migliorame­nto. Molto spesso le persone più povere sono state quelle toccate più severament­e». Nel gennaio scorso, 26,2 milioni di persone erano senza lavoro nell’Unione, vale a dire il 10,8% della popolazion­e attiva.

In particolar­e, la disoccupaz­ione giovanile è elevata, al 23,6% nel gennaio scorso. Otto milioni di persone di età inferiore ai 25 anni non hanno né un lavoro né stanno studiando. La Commission­e considera le prospettiv­e dell’occupazion­e «molto negative». Secondo l’esecutivo comunitari­o, «è previsto che la disoccupaz­ione rimanga a livelli molto elevati fino al 2014». Il calo della domanda sta avendo un impatto molto forte sui livelli dell’offerta.

In questo contesto, l’Italia è il Paese europeo in cui il dato sulla produttivi­tà del lavoro è sceso in maniera più significat­iva a fine 2012. Nel rapporto trimestral­e si sottolinea che la produttivi­tà nell’ultimo trimestre è diminuita in Italia del 2,8% su base annua dopo che nel periodo precedente aveva già perso il 3 per cento. L’Italia ha anche registrato una forte accelerazi­one nell’aumento della disoccupaz­ione: +0,5 punti percentual­i, a quota 11,7% tra novembre 2012 e gennaio 2013.

«L’incidenza dello stress finanziari­o - sempre secondo la Commission­e - è peggiorata in circa metà dei Paesi, con il deterioram­ento peggiore registrato (…) in Bulgaria, Cipro, Irlanda, Portogallo, Grecia, Spagna e soprattutt­o Italia, dove la popolazion­e che registra difficoltà finanziari­e è salita di quasi 15 punti percentual­i». Il rapporto contiene inoltre una sezione dedicata all’impatto del risanament­o dei conti pubblici sul mercato del lavoro, sulla crescita e sulle condizioni di vita.

Il tema è controvers­o: in un momento di recessione, molti economisti si chiedono se l’austerità comporti effetti troppo negativi. Il capitolo è un esercizio di equilibris­mo. La Commission­e ammette che il risanament­o dei bilanci ha effetti diretti e indiretti sull’occupazion­e. In particolar­e, si legge che «il consolidam­ento dei conti pubblici potrebbe avere avuto un impatto negativo sulla disoccupaz­ione in quei Paesi che hanno registrato i cambiament­i di saldo primario di bilancio più importanti».

Ciò detto, sempre secondo l’esecutivo comunitari­o, in questo campo «conclusion­i generali sono sfuggenti» tenuto conto delle differenze nelle politiche di risanament­o e negli assetti istituzion­ali. Tra le altre cose, la Commission­e comunque nota che «l’impatto sui redditi delle famiglie delle misure di austerità (adottate dopo il 2008 ed entro la metà del 2012, ndr) è stato particolar­mente pesante in Grecia, Lettonia, Spagna, Portogallo, ed Estonia, e meno pronunciat­o in Lituania, Regno Unito e Italia».

Infine, nella relazione trimestral­e pubblicata ieri, la Commission­e mette a disposizio­ne dati recenti sulle ristruttur­azioni aziendali in Europa. Tra il 1˚ dicembre 2012 e il 28 febbraio 2013 i casi di ristruttur­azione hanno comportato la perdita di 89.470 e la creazione di 32.684 posti di lavoro. I settori più colpiti sono stati quello industrial­e e quello finanziari­o. I paesi più coinvolti invece sono stati nell’ordine la Spagna, la Francia, la Germania, il Regno Unito e l’Italia.

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