Il Sole 24 Ore

E il cuneo fiscale rimane a livelli record

Le tasse pesano per il 38,3% sul costo del lavoro di una coppia monoreddit­o con due figli contro una media del 26,1%

- Marco Moussanet

La pressione fiscale e contributi­va continua a pesare molto, troppo, sul costo del lavoro italiano. In una nota che anticipa il rapporto che verrà presentato il prossimo 10 maggio, l’Ocse colloca l’Italia al sesto posto nella lista dei 34 Paesi membri dell’organizzaz­ione, con un cuneo fiscale pari al 47,6% nel 2012 per un single senza figli. La classifica è guidata dal Belgio (56%) e vede all’ultimo posto il Cile (con il 7%). La Francia è al secondo posto con il 50,2% e la Germania terza con il 49,7%, mentre la Gran Bretagna è nella parte bassa dell’elenco, con il 32,3 per cento. La media Ocse è del 35,6 per cento.

Per l’Italia, che conserva la stessa posizione rispetto al rapporto precedente, non ci sono sostanzial­mente variazioni tra 2011 e 2012. Mentre c’è un aumento dello 0,4% tra 2010 e 2012, a fronte di un incremento medio Ocse dello 0,6 per cento. Ma tra 2000 e 2012 il cuneo fiscale italiano sale dello 0,5%, mentre l’Ocse registra in media una flessione dell’1,1 per cento.

La situazione italiana peggiora ulteriorme­nte quando si prende in esame una coppia monoreddit­o con due figli: in questo elenco comparativ­o l’Italia è infatti quarta, con un cuneo fiscale pari al 38,3% da confrontar­e con il 26,1% medio dei Paesi Ocse. Il calo è di un punto tra 2000 e 2012 (-1,6% la media Ocse) e c’è un aumento dell’1,4% tra 2009 e 2012 (+1,1% nell’Ocse).

Da un punto di vista generale il prelievo medio è cresciuto in 19 Paesi ed è diminuito in 14. Ma tra il 2010 e il 2012 la pressione fiscale è salita in 26 Paesi e scesa in sette, invertendo l’andamento che era stato registrato tra 2007 e 2010.

A conferma di quanto sia elevato il cuneo fiscale in Italia ci sono i dati su costo del lavoro e salari netti medi annui, sempre di fonte Ocse. Nel primo caso l’Italia è al diciassett­esimo posto, con 48.292 dollari, rispetto a una media Ocse di 44.626 dollari. Nel secondo il nostro Paese occupa invece la posizione numero 22 con 25.303 dollari, all’ultimo posto tra i grandi Paesi dell’organizzaz­ione. Anche la Spagna ha un salario netto medio più alto (27.500 dollari), mentre la media Ocse è di 28.090 dollari.

Sullo stesso argomento è stato diffuso ieri anche uno studio dell’Istat tedesco (Destatis), che ha messo a confronto il costo del l avoro nei Paesi dell’Unione europea e dell’eurozona per quanto riguarda il settore privato e in particolar­e il manifattur­iero, cioè il più esposto alla concorrenz­a internazio­nale. In entrambi i casi la classifica è guidata dalla Svezia e l’Italia è all’undicesimo posto, rispettiva­mente con 27,20 e 26,90 euro all’ora. La Germania è all’ottavo posto nella lista generale (31 euro) e al quinto in quella del manifattur­iero (35,20). La Francia è quarta con 34,90 e 36,30 euro. La Gran Bretagna è subito dietro l’Italia, con 21,90 e 22,70 euro. Seguìta a Per ora lavorata, settore privato. IV trimestre 2012 sua volta dalla Spagna con 20,90 e 22,50 euro. La media europea è di 23,50 e 24 euro, mentre quella dell’eurozona è di 28,20 e 30,10. Tra 2011 e 2012 l’incremento è stato dell’1,7% in Italia e dell’1,9% in Francia, progressio­ni inferiori a quelle medie dell’Unione europea (2,1%) e della zona euro (2%). Dopo l’aumento lento del periodo 2001-2010 (+16%, rispetto per esempio al +35% della Francia), la Germania registra un’accelerazi­one: +5,9% negli ultimi due anni, +2,8% nel solo 2012.

Destatis ha infine misurato il peso per le imprese private dei costi non salariali (contributi sociali e previdenzi­ali). L’Italia è messa male: al quinto posto con 40 euro su 100 di retribuzio­ni, rispetto a una media Ue a 32 euro e dell’eurozona a 36 euro. La Francia fa ancora peggio, con il secondo posto (dopo la Svezia) a 50 euro, mentre la Germania è sedicesima con 27 euro e la Gran Bretagna è in fondo alla lista con 17 euro (all’ultimo posto Malta con 10 euro). 7 Il cuneo fiscale è la differenza tra il costo del lavoro sostenuto dall’impresa e la retribuzio­ne netta che viene percepita in busta paga dal lavoratore. È costituito dalle imposte e dai contributi commisurat­i alla retribuzio­ne. Secondo l’Ocse, che ha anticipato ieri i dati del rapporto che sarà presentato il 10 maggio prossimo, l’Italia si conferma sesta nella classifica della pressione fiscale sul lavoro (47,6% per un single senza figli), in una classifica guidata dal Belgio, davanti alla Francia (50,2%) e alla Germania (49,7%). Se però si calcola la pressione del fisco in relazione a una coppia monoreddit­o con due figli, l’Italia sale al quarto posto

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