Fmi promuove le banche italiane
Il rapporto del Fondo: «Il sistema resiste alla crisi ma non è immune da rischi»
«Il sistema finanziario italiano ha dimostrato una notevole capacità di reagire di fronte a una recessione severa e prolungata nel Paese e in presenza di una forte crisi in Europa».
C’é apprezzamento, nel complesso, per la performance del sistema bancario italiano e per la robusta conduzione dell’attività di supervisione realizzata dalla Banca d’Italia nello statement conclusivo della missione Fsap del Fondo monetario internazionale, che è stata guidata da Dimitri Demekas. La diagnosi degli esperti nei confronti dello stato di salute del sistema creditizio e finanziario italiano è positiva, anche perché «i risultati degli stress test preliminari suggeriscono» che il comparto nel suo complesso «dovrebbe essere in grado di resistere sia a uno scenario di shock concentrati sia a uno di protratta lenta crescita, grazie alla forte capitalizzazione delle banche e al sostegno di liquidità della Bce».
Insomma, l’Italia finanziaria appare in grado di sopportare qualunque " worst case scenario", perché i cuscinetti di capitale approntati dalle aziende di credito negli ultimi anni lo permettono, anche tenendo conto dell’esigenza di far fronte alla graduale messa in opera del regime patrimoniale di Basilea Tre. Se accadesse una situazione di forte stress esterno i "cuscinetti" patrimoniali potrebbero svuotarsi, ma il sistema terrebbe; inoltre, si afferma, gli shock sul mercato della liquidità possono in ogni caso esse- re riassorbiti grazie al rilevante ammontare del collaterale disponibile presso le banche. Inoltre «a differenza di quanto avvenuto in altri paesi – si legge – i requisiti di adeguatezza patrimoniali sono stati raggiunti con modesti apporti da parte dello Stato». Non basta. Dello stile della Vigilanza italiana il Fmi è molto soddisfatto: nel rapporto si sottolinea che «la forte supervisione sul settore finanziario esercitata in Italia è un fondamentale pilastro della stabilità del sistema» mentre si torna a consigliare una norma per dare a Bankitalia il potere di" removal" e quello di comminare multe non solo alle persone fisiche ma anche a quelle giuridiche.
Tuttavia, il Fondo lancia anche un monito: «Nonostante sia stato stabilizzato, il sistema finanziario italiano non è immune dai rischi». In particolare, sottolinea il Fondo, restano rischi-chiave la perdurante debolezza dell’economia reale e il legame tra settore finanziario e debito sovrano. Infatti, si spiega nel testo, la recessione si sta riflettendo in una bassa profittabilità del sistema creditizio e questo peggiora la qualità dei prestiti. Il tasso di copertura dei "non performing loans" attraverso accanto- namenti e collaterale si è ridotto, osservano gli esperti di Washington «sebbene i confronti internazionali possano essere fuorvianti, in quanto quanto le regole di classificazione dei mutui sono molto più conservatrici in Italia che altrove» scrivono gli esperti. Con ciò riconoscendo quel che il mondo bancario italiano va sostenendo da tempo a proposito dei confronti con i numeri dei nostri vicini di casa.
In ogni caso, prosegue la nota Fmi, sebbene le prospettive economiche di breve termine continueranno a pesare sulla profittabilità bancaria, il programma di ispezioni sul posto di Bankitalia ha contribuito ad accrescere il tasso di copertura dei prestiti deteriorati. Il documento Fmi suggerisce comunque che azioni "mirate" nel settore finanziario contribuirebbero ad accrescere le difese del sistema aumentando le coperture dei crediti a rischio, migliorandone la profittabilità e l’efficienza bancaria, sviluppando un mercato per riallocare gli asset deteriorati.
Nel testo si riconosce che le Fondazioni hanno giocato un ruolo importante come investitori di lungo termine nell’azionariato ma, si afferma «la loro presenza sistemica e la loro peculiare struttura di governance richiedono una vigilanza più stretta». Viene infine raccomandato un ritocco al sistema di gestione delle crisi e a quello di risoluzione per le banche, tenendo anche conto dell’esigenza di allineare le regole italiane agli ormai imminenti cambiamenti previsti a livello europeo.