Sempre più offerte sui conti-deposito
Per un numero crescente di risparmiatori l’alternativa "sicura" e conveniente ai titoli di Stato è il conto di deposito. Con l’inflazione in frenata (all’1,9% su base annua, secondo i dati Istat relativi a febbraio), i tassi offerti dai migliori contratti, anche al netto dell’imposta del 20% sui rendimenti, preservano il capitale dall’erosione del carovita. Lo conferma l’ultimo censimento mensile condotto da Plus24 tra le banche, pubblicato sabato 23 marzo (su valori al 19 marzo), che ha registrato ben 202 diversi contratti.
I rendimenti offerti si collocano tra il 3,1% annuo lordo (2,48% netto) per i depositi con vincolo di un mese e il 5% lordo (4% netto) per quelli con vincolo di 36 mesi. Le offerte più convenienti sono quelle di Banca Ifis (linea Rendimax), per i contratti senza vincolo di durata come anche per quelli a uno, due, tre, nove e 24 mesi, quelle di Banca delle Marche (linea Deposito Sicuro), per i contratti a sei, 12 e 18 mesi, di Banca Sistema (linea Sì Conto! Deposito) a 30 e 36 mesi e di Banca Mps (linea Benvenuto) a 48 e 60 mesi.
Ecco perché il consenso dei risparmiatori, specie in un periodo di incertezza, premia sempre più questi strumenti, la cui flessibilità in termini di durata li connota come ideali per "parcheggiare" la propria liquidità. A dicembre vi erano allocati oltre 350 miliardi, secondo l’ultimo bollettino statistico della Banca d’Italia (i cui dati però comprendono anche la raccolta della Cassa Depositi e Prestiti), in crescita di una settantina di miliardi rispetto a dicembre 2011.
Tra i vantaggi dei conti di deposito non vi sono solo i rendimenti superiori al carovita. Questi strumenti, come i conti correnti bancari, per le banche che vi aderiscono godono della garanzia del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) sino a 100mila euro. Il limite è valido per depositante e per banca: per i conti cointestati la garanzia è di 100mila euro per ciascun titolare, purché i titolari non possiedano altri conti correnti nello stesso istituto. Oltretutto la riforma della tassazione sul risparmio ha abbassato l’aliquota sui rendimenti, che in precedenza era del 27%. Altro fattore da non disprezzare è il basso costo psicologico di questi strumenti: una volta selezionato il contratto che, in termini di rendimento e durata del vincolo (ove presente) si confà al profilo di rischio del cliente, l’attenzione da riservare periodicamente all’investimento è sicuramente meno elevata (dunque lo stress meno pesante) di quella necessaria ad altre tipologie di allocazione del proprio risparmio.
Per contro, però, non vanno mai dimenticate alcune caratteristiche di questi strumenti. La prima, fondamentale, è che la maggior parte delle proposte degli intermediari contempla l’esistenza di un vincolo. In sostanza, il depositate s’impegna, al momento della firma del contratto, a non prelevare la liquidità investita per tutta la durata indicata. In caso contrario, cioè nell’ipotesi che il risparmiatore receda dal contratto prima della scadenza del vincolo, il rendimento può essere decurtato in maniera molto significativa, con un tasso che talvolta può calare anche a livelli prossimi allo zero. Occorre dunque fare molta