Per Berlusconi l’unica trattativa è sul Colle
Dopo il colloquio di Alfano e Maroni con il segretario democratico qualcosa si muove
Qualcosa si muove. Nonostante le dichiarazioni pubbliche rimarchino la distanza, il colloquio ieri tra Angelino Alfano, Roberto Maroni e Pier Luigi Bersani non è stato un muro contro muro. Silvio Berlusconi è rimasto a casa, ad Arcore, perchè aveva impegni familiari e anche per non caricare troppo l’incontro svoltosi a Montecitorio.
Con i suoi però il Cavaliere è stato pressocchè in contatto continuo, prima e dopo la riunione con il leader del Pd. E a Bersani, Alfano ha ripetuto quel che Berlusconi ha già detto in pubblico e in privato: vogliamo assu- merci responsabilità di governo e – soprattutto – vogliamo avere voce sul futuro Capo dello Stato. Ed è proprio sulla scelta del successore di Giorgio Napolitano, che dipende in gran parte la possibilità di Bersani di farcela o meno. Qualche nome circola già (l’ex ministro Antonio Martino). Berlusconi vuole al Colle un esponente del centrodestra. Lo ha detto anche pubblicamente. È questa l’unica vera partita che gli interessa. Non lo preoccupa la merce di scambio, ovvero l’eventuale monocolore Pd. Anche perchè si tratterebbe di un governo fragilissimo, la cui sopravvivenza dipenderebbe comunque dai suoi avversari e per di più chiamato a fronteggiare una situazione economica difficilissima anche per esecutivi con spalle assai più larghe.
Una cosa è certa – ripetono sia nel Pdl che nella Lega – non c’è alcuna ipotesi che la coalizione di centrodestra vada in ordine sparso. O meglio: a meno che non sia frutto di un accordo, nel qual caso le posizioni in parlamento potrebbero anche essere eterogenee. Berlusconi vuole un’intesa alla luce del sole. E in questo senso il garante sarebbe lo stesso Napolitano, che attende ora dal premier incaricato risposte puntuali sulla possibilità di far nascere il governo. Addirittura si ipotizza che Napolitano potrebbe favorire l’intesa accelerando l’avvicendamento al Colle.
«Ma niente giochini», ripetono nel Pdl. Questo non significa che non possano essere adottate strategie parlamentari per consentire la nascita del governo come, ad esempio, uscite strategiche dall’aula o un rafforzamento del gruppo autonomi- sta (Gal) a cui partecipano sia esponenti di Grande Sud (la formazione di Gianfranco Miccichè) che del Pdl e della Lega.
Segnali di schiarita ne sono già arrivati. La decisione ieri alla Camera di dare al leghista Giancarlo Giorgetti, la guida della commissione speciale per il Def e la restituzione dei crediti alle imprese, non può essere casuale. A dare il via libera è stato infatti il Pd che ha scelto di mantenere solo una delle due vicepresidenze (l’altra è andata ai grillini). Ma questi sono dettagli, segnali, appunto, ma nulla di più.
Berlusconi vuole garanzie chiare altrimenti, ripete, «me- glio andare al voto subito». Anche perchè i sondaggi lo danno in crescita. E che il Cavaliere tenga aperte entrambe le opzioni – governo e elezioni anticipate – lo conferma anche il prossimo appuntamento per la manifestazione che si terrà a Bari il 13 aprile. L’ex premier sente il vento in poppa, è convinto di poter recuperare parte dei delusi del Pdl e soprattutto quell’elettorato che si era illuso di aver trovato in Mario Monti un leader alternativo. Il risultato elettorale del Professore e la gestione disastrosa del caso dei due marò hanno spianato la strada al recupero di una parte significativa di quel 10% ottenuto da Scelta civica. E poi non va dimenticato che in campagna elettorale si può presentare il legittimo impedimento.