Se la poltrona tenta i «tecnici»
Al ministro Corrado Passera piacerebbe fare l’a.d. della Cdp. Ma c’è l’incompatibilità per 12 mesi fissata per il «titolare delle cariche di governo» dalla legge sul conflitto d’interessi del 2004. Domenico Siniscalco sette mesi dopo le dimissioni da ministro del Tesoro andò a Morgan Stanley: fu rampognato dall’Antitrust, che era guidata da Antonio Catricalà, ora sottosegretario, che punta, tra un anno, alla presidenza Eni. (G.D.) a imprese. Cdp è una quasi-banca molto ricca e nel capitale ci sono 64 fondazioni bancarie. La Cdp si può definire "la madre di tutte le nomine".
Grilli vorrebbe confermare a.d. Giovanni Gorno Tempini, il banchiere che ha scelto insieme a Tremonti nel 2010, espressione del mondo di banca Intesa, ex Jp Morgan, amico del presidente di Intesa, Giovanni Bazoli. Gorno è inoltre presidente della controllata Fondo strategico italiano. Per la presidenza della Cdp è in pole position per la conferma Franco Bassanini, voluto dal presidente dell’Acri Giovanni Guzzetti in base a un accordo informale con il Tesoro, ora le fondazioni (di cui Guzzetti è il capo) hanno il diritto a indicare il presidente.
Sulla Cdp ci sono molti appetiti, tra gli aspiranti al timone ci sarebbe l’a.d. della Sace Alessandro Castellano, anche lui in scadenza. Se il nuovo governo tarderà a insediarsi o nascerà fragile, il vertice della Cdp potrebbe essere confermato senza esitazioni, salvo inevitabili variazioni tra i consiglieri semplici. L’altra ipotesi è che se il nuovo governo si insedierà a ridosso del 17 aprile l’assemblea Cdp potrebbe rinviare le nomine.
Lo stesso vale per altre società, tra cui Finmeccanica. È vacante la poltrona di presidente dopo le dimissioni di Giuseppe Orsi conseguenti all’arresto per corruzione: l’assemblea si riunirà il 15 aprile per nominare tre consiglieri.