Il Sole 24 Ore

Tares, partita decisiva sul rinvio

Aziende, comuni e sindacati chiedono lo slittament­o per evitare «un’emergenza rifiuti nazionale» con il blocco delle entrate Il Governo sceglierà questa mattina se riportare in gioco Tia e Tarsu nel 2013

- Gianni Trovati

La palla è ancora in campo, e solo questa mattina sarà presa la decisione in Consiglio dei ministri se rinviare o meno la Tares al 2014, riesumando per quest’anno le vecchie Tarsu e Tia tramontate a fine 2012. Mentre il nodo deve ancora essere sciolto, si allunga l’elenco dei soggetti che chiedono al Governo Monti un intervento in extremis, per evitare il rischio di un blocco del servizio potenzialm­ente diffuso a tutta Italia.

A Federambie­nte e Fise-Assoambien­te (Confindust­ria), che riuniscono le imprese attive nella gestione dei rifiuti e da mesi hanno lanciato il problema, e ai sindaci alle prese con un elenco infinito di incognite di bilancio, si sono aggiunti la Cgil Funzione pubblica, la Federazion­e trasporti della Cisl e Fiadel, il sindacato autonomo dei dipendenti degli enti locali.

Ieri tutte queste sigle campeggiav­ano su una nuova lettera inviata al Governo per ribadire il concetto espresso negli appelli delle settimane scorse recapitati da Federambie­nte e Fise anche al ministro dell’Interno e ai prefetti per allertarli sugli aspetti di ordine pubblico: intervenit­e, rinviate la Tares al 2014 offrendo un anno in più alle vecchie tasse e tariffe, altrimenti «c’è un concreto rischio di blocco dei servizi già dalle prossime settimane, con inevitabil­i ricadute a livello ambientale per i cittadini e di immagine internazio­nale del Paese» (l’emergenza Napoli insegna): senza contare i pericoli «per la sopravvive­nza delle imprese del settore», e quindi per «la salvaguard­ia degli attuali livelli occupazion­ali».

Il Governo conosce il problema, e il ministero dell’Ambien- te ha messo a punto una bozza di decreto (anticipato sul Sole 24 Ore del 24 marzo) che rimette in pista per il 2013 la Tarsu e la Tia, a seconda delle scelte adottate dagli enti negli anni passati, e lega a questi prelievi la «maggiorazi­one» locale da 30 centesimi al metro quadrato, elevabile a 40, per finanziare i «servizi indivisibi­li» (si veda l’articolo a fianco).

Con questo provvedime­nto, il Governo attuerebbe l’impegno che si è assunto il 22 gennaio scorso accogliend­o l’ordine del giorno approvato dalla Camera. L’agitazione che ha contraddis­tinto gli ultimi giorni del 7 I «servizi indivisibi­li» sono le attività dei Comuni che non vengono offerte «a domanda individual­e», come accade per esempio nel caso degli asili nido o del trasporto scolastico. Si tratta, quindi, di una serie di servizi molto ampia, come per esempio l'illuminazi­one pubblica, la sicurezza, l'anagrafe, la manutenzio­ne delle strade ecc. Le norme non specifican­o quali servizi saranno finanziati dalla maggiorazi­one Tares (30 centesimi al mq elevabile a 40 dai Comuni) Governo Monti, stretto fra le consultazi­oni per la formazione del nuovo Esecutivo e gli scossoni sul caso marò sfociato ieri nelle dimissioni del ministro degli Esteri Giulio Terzi, hanno però rimandato la decisione finale. Se ne discuterà direttamen­te stamattina, nel Consiglio dei ministri convocato a Palazzo Chigi per le 9.30.

In caso di via libera, il Governo metterebbe in questo modo una pezza a un caos creato dal Parlamento, in modo bipartisan, con il rinvio prima ad aprile (nella legge di stabilità) e poi a luglio (nel decreto sull’emergenza rifiuti campana) della prima rata del nuovo tributo. Un rinvio dallo spiccato sapore elettorale, finalizzat­o a spostare la chiamata alla cassa dopo il voto politico di febbraio e quello amministra­tivo in calendario a maggio-giugno per 10 milioni di italiani in oltre 700 Comuni, che ha però creato un buco di liquidità nei conti delle aziende del settore.

Fatturando a luglio, le imprese incasseran­no infatti i primi flussi di entrata significat­ivi a settembre-ottobre, finendo così per lavorare gratis per buona parte dell’anno pur dovendo garantire ovviamente il pagamento regolare di stipendi, carburanti e attrezzatu­re.

Ripescando Tarsu e Tia, il decreto permettere­bbe alle imprese di riattivare in tempi più stretti le entrate; e servirebbe anche a limare un po’ gli aumenti previsti per quest’anno, soprattutt­o nei Comuni che nel 2012 applicavan­o ancora la vecchia tassa, senza garantire per questa via la copertura integrale dei costi del servizio resa invece obbligator­ia dalla disciplina della Tares.

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