Nessuna proroga per il miliardo in più sui servizi indivisibili
La maggiorazione locale
La partita che si gioca questa mattina in Consiglio dei ministri riguarda solo di striscio le tasche dei cittadini, che in qualsiasi caso paiono destinati ad andare incontro comunque a un rincaro da almeno un miliardo di euro a livello nazionale.
La bozza di decreto che sarà oggi sui tavoli del Governo promette qualche beneficio sulla componente ambientale: se il testo passerà l’esame i Comuni che nel 2012 applicavano la Tarsu (sono 6.700, più dell’80% del totale), e non coprivano con questa voce tutto il costo del servizio, non saranno costretti al ritocco all’insù delle aliquote imposto dal nuovo tributo.
Il decreto «salva-Italia» (articolo 14 del Dl 201/2011) ha istituito però anche una seconda Tares, che non c’entra nulla con i rifiuti (e per questo fa storcere il naso alle aziende ambientali, che si vedono indirettamente "imputate" per un rincaro di cui non beneficiano) ma serve a finanziare i «servizi indivisibili»: cioè la manutenzione delle strade, l’illuminazione, il verde pubblico, la sicurezza, e in generale le attività che il Comune non eroga «a domanda individuale» come accade per gli asili nido o il trasporto scolastico.
La maggiorazione riguarda, come la Tares-rifiuti, non solo i proprietari, ma tutti coloro che occupano un immobile, e vale 30 centesimi al metro quadrato calcolati sulle stesse basi di riferimento della Tarsu o della Tia. I Comuni, vista anche l’ampiezza dei «servizi indivisibili» di riferimento e soprattutto lo stato di difficoltà dei conti locali, potranno aumentarla fino a 40 centesimi al metro quadrato. A livello nazionale si tratta appunto di un miliardo di euro, che in caso di aumento generalizzato a livello locale fino al tetto massimo salirebbe a quota 1,3 miliardi.
La bozza di provvedimento preparata dal ministero dell’Ambiente non rinvia al 2014 questa maggiorazione, ma si limita a collegarla alla Tarsu o alla Tia invece che alla Tares che uscirebbe di scena fino al prossimo anno. Nemmeno potrebbe farlo, del resto, perché il miliardo di euro calcolato in base al livello standard di 30 centesimi al metro quadrato è già stato pre-tagliato dai fondi destinati ai Comuni, e quindi un suo slittamento al 2014 imporrebbe di trovare una copertura alternativa per quest’anno: un ostacolo insormontabile per le difficoltà dei conti pubblici e le possibilità d’azione di un Governo in carica solo per gli «affari correnti». Con l’adozione del decreto, di conseguenza, i contribuenti sarebbero chiamati a pagare ad aprile-maggio la prima rata Tarsu-Tia, e a luglio la maggiorazione in base al vecchio calendario, per poi effettuare i conguagli nella seconda parte dell’anno. Anche se, con l’Imu «sperimentale» applicata all’abitazione principali, i proprietari finirebbero per pagare due volte, sulla stessa base imponibile, gli stessi servizi che anche l’imposta sul mattone è chiamata a finanziare.