Mediaset, conti in rosso per 287 milioni
Ai soci niente dividendo ma il gruppo «guarda al futuro con buone prospettive di redditività» - Pubblicità in forte calo - La doppia frenata del business in Italia e Spagna Primo bilancio in perdita dalla quotazione del 1996 - Sui conti il peso degli acc
Per la prima volta nella sua storia Mediaset finisce in perdita. Ed è un passivo pesante. Il colosso tv della famiglia Berlusconi nel 2012 accusa un rosso da 287 milioni di euro. Non era mai accaduto. Dal 1996, anno della nascita (come spin-off dalla Fininvest) e quotazione in Borsa, la Tv commerciale del Biscione aveva sempre chiuso ogni anno con utili, staccando anche un assegno a favore del mercato. Quest’anno, invece, non ci sarà nessun dividendo.
Mediaset, paradigma dell’Italia. Il bilancio del gruppo presieduto da Fedele Confalonieri e guidato dal vicepresidente PierSilvio Berlusconi e dall’ad Giuliano Adreani è anche la fotografia della recessione economica del Paese. E soprattutto della profonda crisi dell’industria editoriale (e non solo in Italia). La tv è storicamente sempre stato un business più florido della carta stampata. E Mediaset aveva sempre battuto il mercato. Ora il mercato pubblicitario, in Italia e Spagna ha bruciato 1,6 miliardi l’anno scorso. Con pesanti ripercussioni sul bilancio dell’emittente. Il giro d’affari ha perso 530 milioni, scendendo a 3,72 miliardi. Acascata sono scesi la gestione industriale (una perdita di 235 milioni per l’Ebit contro un utile di 537 milioni del 2011) e il risultato netto. Ma il vero motivo della perdita è un altro: su quei 290 milioni di rosso pesa una maxi-svalutazione (di diritti sportivi e artistici) da 308 milioni. Una spesa una-tantum con cui a Cologno Monzese hanno deciso di fare una pesante pulizia di bilancio. Non ci fossero stati quei costi straordinari, Mediaset avrebbe sì chiuso in rosso, ma limitato a 47 milioni. Il mercato se ne aspet- tava 40, di perdite. Si vedrà oggi la reazione di Piazza Affari (ieri i dati sono usciti a mercati chiusi con il titolo rimasto invariato in attesa dei conti) ai numeri. Le Borse vivono di aspettative future, ma al momento, notava ieri l’analista di una prestigiosa banca d’affari, «per il 2013 non si intravedono segnali di cambio di rotta dello scenario». Allargando lo sguardo, al di là dell’anno nero 2012, gli utili di Mediaset hanno da tempo imboccato una strada discendente. Dopo l’anno dei record 2006, quando gli utili sfondarono quota 600 milioni, è iniziata una parabola calante. Nel 2011 i profitti si erano contratti a 225 milioni. E poi sono finiti addirittura in rosso. Il "malato grave" è l’Italia dove la pubblicità è scesa del 14% l’anno scorso e Publitalia, la concessionaria di Mediaset, ha accusato un -16% a 2,32 miliardi. Resiste invece la pay-tv (l’altra fonte di ricavi del gruppo): Mediaset Premium ha mosso più o meno lo stesso giro d’affari del 2012, a 518 milioni, mostrando quindi di resistere alla crisi dei consumi voluttuari. Anche la Spagna, dove Mediaset controlla Telecinco (che era anche proprietaria della casa tv di reality show Endemol, ceduta nel corso dell’anno schiacciata dai debiti), paga la crisi, ma c’è comunque un utile (50 milioni), anche se dimezzato che ha permesso di stemperare il rosso dell’Italia.
Quanto al futuro, l’azienda non si è sbilanciata in previsioni sul 2013, ma i primi due mesi, si è appreso ieri dalla conference call, sono partiti in salita: gennaio avrebbe accusato un calo della pubblicità del 15% sul 2012, che già era stato assai negativo. Per questo dal primo trimestre gli analisti non si attendono segnali di ripresa. Con il mercato pubblicitario in caduta, la leva su cui Mediaset può operare è quella del taglio dei costi: l’anno scorso sono stati risparmiati 307 milioni (sopra la soglia di 250 inizialmente fissati). Da qui al 2014 l’obiettivo è di arrivare a 450 milioni.
Ci sono anche segnali incoraggianti positivi, però, dal bilancio: la generazione di cassa è stata nettamente superiore al 2011 (245 milioni contro 144) e ha permesso di abbattere un il debito sceso da quasi 1,9 miliardi sotto la soglia di 1,7 miliardi. Oltre al buon risultato della pay-tv, si è rivelata fortunata l’acquisizione di Ei Towers (che si è confermata una mossa azzeccata), unico asset italiano in crescita.