Siniscalco: in pressing su stipendi e governance
L’assemblea di Assogestioni conferma l’ex ministro alla presidenza I dati sulla raccolta fondi mostrano che il settore «non è in crisi»
Domenico Siniscalco è stato riconfermato alla guida di Assogestioni che avvia la propria riforma interna e promette maggiore trasparenza sulle scelte di corporate governance. L’assemblea annuale dell’associazione dei gestori italiani, riunita ieri a Milano, ha deciso all’unanimità di affidare all’ex ministro del Tesoro il compito di rappresentarla anche per i prossimi tre annui. Siniscalco verrà affiancato dai vicepresidenti Giordano Lombardo (Pioneer) e Mauro Micillo (Eurizon), riconfermati, cui si è aggiunto il Cfo delle Generali Nikil Shrinavasan. Illustrando il suo programma in una conferenza stampa il neo presidente ha esordito con lusinghiero biglietto da visita rappresentato degli ultimi dati sulla raccolta dei fondi. «In due mesi abbiamo recuperato la flessione di un anno. Non sono certo dati di un’industria in crisi».
Su questa base di partenza – frutto soprattutto delle performance dei gestori esteri giunti a detenere il 70% degli asset in gestione – Siniscalco ha indicato le prossime direttrici di marcia dell’industria del risparmio. Occorre «aiutare i risparmiatori ad investire meglio e agevolare la trasmissione tra risparmi ed investimenti». Come? Ad esempio attuando quella norma di legge fortemente caldeggiata da Assogestioni – approvata dal Parlamento nel 2011 ma rimasta finora lettera morta – che riduce la tassazione per i piani di risparmio a lungo termine.
Intanto Assogestioni, già con l’assemblea di ieri, ha avviato la riforma del proprio statuto «per dar voce alle diverse anime che compongono l’associazione» (fondi italiani ed esteri, mobiliari e immobiliari, etc.). Nel nuovo statuto ciascuno avrà diritto di rappresentanza ed anche il voto di lista sarà sperimentato all’interno dell’associazione.
Una buona parte della conferenza stampa è stata dedicata al «vulnus» – così lo ha definito Siniscalco – causato dai disaccordi sorti all’interno dell’associazione nel processo di selezione dei candidati di minoranza dei gestori da presentare per il rinnovo del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo. Attriti che avevano spinto Guido Giubergia – ieri rieletto nel direttivo dell’associazione – a dimettersi dalla presidenza del comitato governance. Le controversie – ha spiegato il presidente – hanno riguardato innanzitutto i criteri di incompatibilità dei condidati, ciò che ha portato ad escludere il nome di Vincenzo Carielli partner dello studio Chiomenti («forse il principale fornitore di servizi legali di Intesa San Paolo»).
A questo si è aggiunto una diversa valutazione sull’opportunità che le società di gestione del risparmio del gruppo creditizio (Eurizon) prendessero parte al processo di selezione. Ma uno degli «architravi» della normativa – ha detto – considera indipendenti dalla casa madre bancaria le società di asset managment. Eurizon, cui si è aggiunta anche Pioneer (Unicredit) alla fine non hanno preso parte alla votazione («per motivi di sensibilità») ma, firmando ugualmente la lista di Assogestioni, hanno consentito all’associazione di poter schierare 4 candidati: gli uscenti Rosalba Casiraghi e Marco Mangiagalli cui si sono aggiunti Laura Cioli e Chiara Mosca.
Per il futuro Assogestioni promette maggiore trasparenza, un maggiore impegno sulle retribuzioni dei manager nelle assemblee societarie. E intanto alla prossima riunione del comitato italiano di corporate governance presenterà la "traduzione" italiana del codice Efama (l’associazione europea della categoria) sulle regole di "ingaggio" dei gestori nella governance delle società quotate.