Saipem, la Procura chiede il sequestro di 24,5 milioni
Le presunte tangenti in Nigeria
I pm di Milano Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro hanno chiesto la confisca di 24,5 milioni di euro e una condanna a una pena pecuniaria di 900mila euro per Saipem, che risponde di corruzione internazionale in base alla legge 231 sulla responsabilità degli enti. La richiesta di condanna è arrivata durate la requisitoria dei due pm nel processo su presunte tangenti versate in Nigeria. Per De Pasquale si tratta di una «corruzione di alto livello che è durata per dieci anni».
Nel febbraio 2011 Snamprogetti Netherlands aveva messo a disposizione della procura di Milano 24,5 milioni di euro e i pm avevano rinunciato al ricorso al tribunale del riesame sulle misure interdittive per Saipem. Ieri i pm hanno chiesto di sequestrare proprio quella somma, in quanto sarebbe la differenza «tra il profitto illecito individuato dall’autorità giudiziaria italiana, cioé 65 milioni – ha spiegato De Pasquale – e l’importo versato co- me risarcimento dalla società alla Nigeria». Per questa vicenda, ha ricordato il pm, l’Eni «ha già pagato 385 milioni di dollari agli Usa».
Nel processo erano originariamente imputati cinque ex manager di Snamprogetti – società del gruppo Eni incorporata da Saipem nel 2006 –, accusati di corruzione internazionale per presunte tangenti pagate tra il 2002 e il 2004 a politici nigeriani in cambio di appalti per la costruzione di sei impianti di trasporto e di stoccaggio di gas. Lo scorso aprile però i reati sono caduti in prescrizione e nel processo è rimasta solo la Saipem. Per Spadaro i vertici di Snamprogetti erano «a conoscenza del meccanismo corruttivo»: finti contratti di consulenza e intermediazione per «oltre 180 milioni di euro». De Pasquale e Spadaro sono titolari di altre inchieste su presunte tangenti versate dal gruppo Eni in Kuwait, Irak, Kazakhstan e Algeria. In quest’ultimo filone è indagato l’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni.