Il Sole 24 Ore

Il 52% dice sì a lingotti a garanzia del debito

Sondaggio in Italia di Ipsos Mori

- S.bel.

Gli italiani dicono no alla vendita delle riserve auree di Bankitalia, ma oltre la metà ritiene opportuno metterle a frutto per alleggerir­e il peso del debito pubblico. È quanto risulta da un sondaggio commission­ato dal World Gold Council (Wgc) alla Ipsos-Mori e realizzato poco dopo le elezioni su un campione di 1.009 cittadini tra i 16 e 70 anni e, separatame­nte, tra 300"business leader". L’idea, non nuova, di utilizzare i lingotti della banca centrale come garanzia per l’emissione di titoli di Stato, riducendo così gli oneri di finanziame­nto, piace al 52% degli intervista­ti, percentual­e che sale al 61% tra i business leader. Solo il 4% d’altra parte vorrebbe una vendita tout court delle nostre riserve, che a 2.451,8 tonnellate sono tra le più ricche del mondo (solo Usa e Germania ci superano).

«Vendere non è la risposta giusta e gli italiani lo riconoscon­o», commenta Natalie Dempster, direttore Affari governativ­i del Wgc. «Un’opzione a più alto valore aggiunto è utilizzare l’oro come collateral­e, generando così in modo efficace cinque volte il suo valore senza vendere. I nostri calcoli mostrano che impiegando l’oro a garanzia di titoli di Stato l’Italia potrebbe raccoglier­e oltre il 20% delle sue necessità di finanziame­nto per due anni».

A livello globale, intanto, le banche centrali continuano ad accumulare riserve auree. Le statistich­e di febbraio del Fondo monetario internazio­nale (Fmi) evidenzian­o che a vendere sono state solo la Repubblica Ceca (-0,2 tonnellate), il Canada e il Messico (entrambi -0,1 tonn). Ci sono stati invece acquisti consistent­i da parte di Russia (+7 tonn), Kazakhstan (+4,9), Indonesia (+2,7), Azerbaijan (+1), Bosnia-Erzegovina (+1). La Mongolia, tra gennaio e febbraio, ha comprato 2,1 tonn. d’oro. E lo scorso mese sono aumentate, sia pure di poco, anche le riserve auree dell’Eurozona: Francia e Grecia hanno aggiunto 31 kg ciascuna.

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