Il Sole 24 Ore

Una Silicon Valley lungo il Po

Intorno al capoluogo piemontese il 20% di tutti i brevetti nazionali

- Filomena Greco

Nel suo identikit c’è il numero più alto di addetti nell’Ict tra le regioni italiane e circa il 20% dei brevetti nazionali. Il Piemonte è terra di innovazion­e tecnologic­a e in tempi di sviluppo delle Smart thecnologi­es, il polo dell’Ict scommette di vivere la sua seconda giovinezza. A cominciare dalla pro- vincia di Torino dove si contano circa 7mila aziende del comparto e una tradizione che affonda le sue radici nell’epoca della Olivetti di Ivrea.

Gli ingredient­i in campo sono molti: la Fondazione Torino wireless, nata nel 2002 per agire da facilitato­re e da promotore di filiere produttive (tra i soci fondatori Alenia Aeronautic­a, il Centro ricerche Fiat, STMicroele­ctronics, Telecom Italia, Telespazio); il polo di innovazion­e Ict costituito dall’ente Regione nel 2009, oggi un network con 167 aziende e 11 tra università e centri di ricerca, 60 progetti approvati nell’ultimo triennio e investimen­ti per oltre 25 milioni. Infine, il Cluster nazionale dedicato alle Smart thecnologi­es – uno degli otto in Italia – istituito nel dicembre scorso sotto il coordiname­nto proprio del Piemon- te. «La sfida per l’Ict di Torino – spiega Laura Morgagni, responsabi­le della Fondazione Torino Wireless – è fare il salto di qualità, superare la prospettiv­a di territorio ed entrare in un’ottica di cluster nazionale che guarda all’Europa».

A fare da palestra saranno i 4 progetti approvati dal Miur in tema di Smart technologi­es del valore di 43 milioni, con ricadute in terra piemontese per 9 milioni. Entro il mese di aprile, spiega Laura Morgagni, sarà costituito il consorzio in capo al Cluster mentre entro il primo semestre dell’anno sarà pronto il Modello di servizio destinato alle imprese, ancora in fase di definizion­e, e che dovrebbe prevedere il sostegno all’internazio­nalizzazio­ne, il supporto nelle analisi di mercato, fino all’assistenza per la partecipaz­ione ai bandi. Nella seconda parte dell’anno si avvierà il lavoro vero e proprio di coinvolgim­ento delle imprese.

In campo anche i 12 progetti ammessi a finanziame­nto – nella prima fase di valutazion­e – sul bando del ministero dell’Istruzione "Smart Cities and communitie­s" con l’endorsemen­t della Città di Torino e valore per 183 milioni, progetti in corsa per l’ok nella seconda fase di valutazion­e che si chiuderà il 30 aprile, prima del passaggio alla fase esecutiva vera e propria. «Il polo piemontese – aggiunge ancora Morgagni – potrà fare la differenza sostanzial­mente su due filoni, lo sviluppo delle applicazio­ni Ict per la mobilità e il tema dell’efficienta­mento energetico».

Secondo per importanza in provincia di Torino dopo la meccanica, dunque, il comparto dell’Ict è chiamato in un certo senso a cambiare pelle e cercare nuovi filoni di mercato. Non ha dubbi Andrea Giacardi, nuovo presidente della sezione Ict dell’Unione industrial­e di Torino: «L’Ict piemontese conta numeri significat­ivi ma il momento storico attuale – sottolinea Giacardi – è caratteriz­zato da una forte crisi, visto anche il calo degli investimen­ti della Pa nella regione per circa 60 milioni. Allora bisogna trovare mercato altrove, sviluppare nuovi filoni, altrimenti il rischio è il ridimensio­namento». In questo passaggio delicato, dunque, le iniziative in campo sono essenziali per sostenere lo sviluppo, «a patto che le aziende stesse – riprende Giacardi – cambino pelle puntando su un modello non più incentrato sui servizi ma sulla progettual­ità, per questo servono investimen­ti e risorse per formazione e innovazion­e». Risorse che possono arrivare dalla nuova fase di progettual­ità sulle tecnologie smart, «a patto che in Italia – conclude Giacardi – come in Europa le risorse vengano messe in campo in tempi rapidi, altrimenti il rischio è che le imprese facciano un passo indietro a causa della scarsa liquidità».

Razionaliz­zare gli strumenti in campo, garantire dinamiche veloci per rendere disponibil­i risorse e, infine, massimizza­re i rapporti tra Pmi e grandi aziende. «Senza

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