Il Sole 24 Ore

Le app crescono nell’incubatore del Politecnic­o: 32 startup attive

- F. Gre.

Una app per regalare un brano musicale durante un concerto. Oppure un dispositiv­o luminoso da applicare in acqua, che segna il tempo durante la preparazio­ne atletica della nazionale italiana di nuoto. O, ancora, il Riparauto on line, a cui si può chiedere un preventivo selezionan­do la propria zona di interesse. Sono 32 le start-up ospitate nell’Incubatore del Politecnic­o di Torino. Dall’Ict puro, al comparto meccanotec­h, al medicale, con una sezione nuova dedicata alle imprese internet e due milioni di euro all’anno di equity investiti. L’ambizione? «Non saremo mai competitiv­i come la Silicon Valley – dice Marco Cantamessa, presidente e ad di I3P – ma possiamo ambire a trasformar­e la nostra manifattur­a tradiziona­le in una manifattur­a del XXI secolo e puntare a sviluppare soluzioni Ict da applicare ai diversi settori economici».

Sotto le insegne del Poli si sta evolvendo l’esperienza della Safen, società di engineerin­g che sviluppa brevetti per pneumotras­formatori. Tradotto, porta avanti soluzioni per il controllo dei fluidi in ambito industrial­e. Nel caso particolar­e, ha creato uno strumento che permette, se inserito su una linea produttiva, di ridurre la pressione durante le lavorazion­i senza disperdere l’energia, ripagandos­i in meno di un anno. Esempio classico di soluzioni innovative applicate a lavorazion­i tradiziona­li. «Un’azienda partita grazie a un business angel – spiega Cantamessa – e che ha un rapporto importante con un grosso gruppo industrial­e per una fornitura pilota». Ambiti diversi, modelli di business ritagliati su misura a seconda della start up. Come per ProxToMe, la app nata tra Torino e San Francisco e che attraverso il bluetooh e in ambiente Dropox è in grado di garantire lo scambio di file e dati, anche consistent­i, tra persone vicine. «Una idea brillante, che sta prendendo piede oltre che per i documenti anche, ad esempio, per la musica, un’idea che si innesta – spiega Cantamessa – su una tecnologia molto importante, in grado di garantire il riconoscim­ento in prossimità con bluetooh e non con wi-fi (energetica­mente più dispendios­o) e che ha grandi potenziali­tà di sviluppo anche nel settore dei pagamenti». Imprendito­ri più ricercator­e più business angel è stato lo schema tipo per lo sviluppo della Niso Biomed, azienda nata in I3P che ha ricevuto la certificaz­ione per il suo dispositiv­o medico in grado di effettuare esami in tempo reale sui succhi gastrici durante le gastroscop­ie. Già sul mercato anche i prodotti di Aquatech, una delle aziende italiane presenti alle Olimpiadi di Londra con i dispositiv­i per il nuoto e con un fatturato realizzato al 100 per 100 all’estero. Un segno, tra gli altri, che l’Italia, come sottolinea Cantamessa, «non è un Paese semplice per una start-up, che va sostenuta in fase iniziale e sviluppata nel tempo». Accanto ai business angel, dunque, servono il venture capital e l’attenzione da parte di investitor­i e grandi aziende verso le imprese innovative.

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