Leasing, gare solo sul canone
Il contratto consente alla Pa di realizzare opere facendole finanziare e gestire ai privati In arrivo le linee guida dell’autorità di vigilanza sui contratti pubblici
Obbligo di partecipazione congiunta tra costruttore e soggetti finanziatori, gare concentrate sul canone, indicazione dell’area (pubblica) su cui far realizzare l’opera, inclusa nel bando. L’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici fa un passo avanti verso la definizione di un bando-tipo a disposizione delle amministrazioni interessate per coinvolgere i privati nella realizzazione di opere pubbliche con un’operazione di leasing o con la nuova formula del contratto di disponibilità.
Va in questa direzione il provvedimento - 42 pagine di linee guida non ancora ufficiali - messo a punto dai tecnici di Via Ripetta. Il documento, inviato in consultazione agli operatori, si sofferma soprattutto sul «leasing in costruendo». Il contratto consente alla Pa di realizzare nuove opere, facendole finanziare e costruire ai pri- vati (istituti di credito e costruttori) a fronte del pagamento posticipato di un canone, con diritto di riscatto finale. Con questa formula la Pa va in cerca di un’impresa costruttrice e un soggetto capace di finanziare il cantiere. La scelta, è la prima indicazione, deve avvenire con un’unica procedura di gara, partendo quantomeno da un progetto preliminare. Non solo. L’Autorità propende per il vincolo di partecipazione congiunta. «Considerata la assoluta eterogeneità delle prestazioni oggetto del contratto - è la spiegazione - , sembra potersi desumere l’impossibilità sia per il soggetto finanziatore, sia per il soggetto esecutore di partecipare individualmente alla gara», rinviando a un secondo momento la selezione del partner.
Un’indicazione precisa arriva sulla scelta degli elementi di valutazione economica. Primo punto: la scelta del tasso. Quello fisso «appare l’opzione più idonea a garantire la certezza dei costi dell’intera operazione finanziaria». Secondo: gli elementi di valutazione economica. L’Autorità contesta la «prassi di richiedere ai concorrenti un’offerta separata» su costo dei lavori e spread sul finanziamento: i due elementi principali per determinare il costo finale dell’operazione. Primo, perché, «come riscontrato in alcuni bandi di gara», assegnare lo stesso punteggio ai due elementi finisce per premiare il taglio dello spread come il ribasso sul costo dei lavori, nonostante quest’ultimo «appaia la componente economica di maggior peso relativo nell’esborso finanziario totale». Soprattutto, però, segnala l’Autorità, «la competizione in gara non dovrebbe prescindere dal vero parametro utile per misurare il costo finale dell’opera, ovvero l’ammontare del canone». Di qui l’indicazione di limitare l’offerta al ri- basso sul canone, «nel quale potrebbero essere ricompresi tutti i costi attesi dall’operazione», eliminando tutte le altre voci economiche, come costi di progettazione ed esecuzione, interessi, oneri di preammortamento, spese di manutenzione. Un’idea per rendere più semplice e trasparente la valutazione delle offerte.
Un’ultima importante precisazione arriva sulla disponibilità delle aree: elemento suscettibile di incidere parecchio sui costi finali. Provare a chiedere ai privati crea troppe complicazioni. Non ultimo il rischio di escludere tutti i potenziali concorrenti privi di un sito da offrire. Meglio, allora, che la Pa individui sin dal bando «un’area di sua proprietà o da sottoporre ad esproprio sulla quale far costruire l’opera, prevedendo la successiva costituzione del diritto di superficie in favore dell’aggiudicatario».