Traglio (Vhernier): «Forte crescita negli Usa»
Il marchio nato a Valenza nel 1984 ha appena aperto un corner a Los Angeles In aprile saranno presentate linee di gioielli per i più giovani
Aprile sarà un mese intenso per Vhernier: dal 9 al 14, in occasione del Salone del mobile di Milano, ci sarà una preview delle nuove collezioni di gioielleria e un’esposizione di pezzi storici di De Vecchi, l’atelier di argenteria acquisito nel 2010 che entro l’anno si arricchirà di importanti collaborazioni con designer. Accanto ai gioielli debutterà la prima borsa Vhernier, a ben guardare un gioiello a sua volta: fatta a mano in un atelier milanese con pellami di coccodrillo e impreziosita da un manico in ulivo o ebano, costruito come la collana Calle, best seller del marchio.
«Subito dopo partiremo per Baselworld – spiega Carlo Traglio, appassionato collezionista di arte contemporanea e dal 2001 proprietario e presidente di Vhernier –. Mancavamo dalla grande fiera annuale di Basilea da tre anni, dopo che per 18 anni il marchio, nato a Valenza nel 1984, aveva avuto uno stand. Ci sembrava che la manifestazione si fosse troppo sbilanciata verso l’orologeria e che non fosse più il modo migliore per raggiungere i nostri clienti wholesale. Ma da quest’anno sarà tutto diverso – sottolinea Traglio –. La fiera è stata completamente rinnovata, nei padiglioni e nel layout, con una felice commistione tra orologi e gioielli. È un investimento importante per Vhernier, gli stand sono tra i più cari al mondo, ma c’è grande attesa per l’edizione 2013 (25 aprile-2 maggio) e ci sembra la giusta vetrina internazionale. Quest’anno, per la prima volta, porteremo i nostri prodotti più cari, che partono da 50mila euro per arrivare al milione, e le nuove linee di orecchini, anelli e collane, pensate per un pubblico più ampio, con prezzi che partono da 2mila euro». Nel 2012 il fatturato Vhernier, che ha un export superiore al 60%, ha raggiunto i 13 milioni, con una crescita dell’1% di cui Traglio è soddisfatto. «L’anno era iniziato
Qui sopra, la collana Pop in oro rosa e crisoprasio e due anelli Girotondo in corallo e turchese A fianco, la borsa Calla, in coccodrillo con manico in ebano male, soprattutto per il crollo di vendite in Italia, ma credo molto nel nostro Paese e voglio continuare a investire qui. Non solo mantenendo il 100% della produzione a Valenza, ma pensando a un ulteriore sviluppo retail. Però nel 2012 ci hanno salvato i mercati esteri: gli Stati Uniti hanno ripreso a correre, la partnership con Saks sta dando molti frutti e nel 2013 ci aspettiamo una forte crescita. Accarezzo da anni il sogno di aprire a New York e prima o poi lo farò, anche se siamo già da Saks: abbiamo imparato a Los Angeles che i due canali, almeno negli Usa, possono convivere felicemente».
Dall’acquisizione i ricavi sono più che quadruplicati, anche grazie all’investimento in retail diretto: «I monomarca sono stra- tegici. Oggi ne abbiamo quattro in Italia e sei all’estero (Parigi, Ginevra, Atene, Dubai, Beverly Hills, Miami), ai quali si aggiungono tre shop-in-shop all’interno di Saks a Palm Beach, New York e Houston. Ci interessano molto il Brasile, dove però il problema degli altissimi dazi per ora ci ha fermati, e la Cina: è incredibile quanto velocemente si stia sofisticando il gusto dei consumatori locali. Pensavo ci sarebbero voluti anni perché fossero pronti per un marchio come Vhernier, invece lo sono già. Invito tutti a dare un’occhiata alle vetrine del marchio cinese Giada, in via Monte Napoleone – sottolinea Traglio tradendo lo stupore che deve averlo colpito quando ha notato il negozio per la prima volta –. Sono un esempio di raffinatissimo understatement, altro che lusso sbandierato». Per la Cina Vhernier ha avviato contatti con vari possibili partner, ma non c’è ancora niente di firmato, mentre potrebbero esserci altre aperture in Medio Oriente, dove il marchio, anche qui forse un po’ a sorpresa, sta avendo molto successo, in particolare dopo l’apertura di Dubai.
«I nostri clienti wholesale hanno accolto benissimo le nuove collezioni, che sicuramente, per via del prezzo, possono avere un pubblico molto più ampio e più giovane. Sono molto curioso di come reagiranno i clienti finali, ma penso che faccia parte dello spirito dei tempi continuare a investire nello stile e nella creatività, cercando però di risparmiare sull’opulenza dei materiali. Alcuni dei nostri pezzi di alta gioielleria che sono piaciuti di più sono fatti con pietre spettacolari montate su titanio, materiale povero che molti gioiellieri pensano ancora oggi vada bene solo per gli occhiali da vista».